Per i decisori politici è allarme rosso lo scarto tra il prodotto potenziale – quanto un paese può produrre in Per i decisori politici è allarme rosso lo scarto tra il prodotto potenziale – quanto un paese può produrre in modo sostenibile (vale a dire, entro i suoi limiti naturali e istituzionali) e il prodotto attuale – quanto effettivamente produce in un dato periodo. L’allarme rosso segnala la paura del vuoto che si diffonde tra chi lavora o vorrebbe farlo e che si ripercuote sui decisori mettendo in causa la loro missione. Eccoli allora impegnati a elaborare e attuare misure di politica economica tese a colmare l’output gap. L’obiettivo strumentale di quelle misure è la piena valorizzazione di tutte le risorse disponibili nel paese affinché l’economia si possa riallineare sui valori del prodotto potenziale. L’intreccio dell’opera composta dai decisori si sfalda o subisce una metamorfosi una volta che il legame tra causa (input insufficientemente e male impiegati) ed effetto (ritorno al trend del prodotto potenziale) è compromesso dall’improvvisa comparsa di variabili sconosciute che mettono in moto cambiamenti tanto repentini quanto di grande portata. Il futuro a lungo termine dell’economia non è più quello che sembrava essere osservando il trend del prodotto potenziale. È un futuro semplicemente ignoto. Tanto più profondo è l’abisso tra quanto l’economia produce e i più alti livelli di produzione che potrebbe raggiungere, tanto più nel vuoto le variabili sconosciute – “particelle” incontaminate dalle azioni decisori – hanno modo di manifestarsi e muoversi velocemente perché non vanno incontro ad attriti. Le variabili sconosciute sono tutte riconducibili alla parola ‘innovazione’. L’output gap è un catalizzatore d’innovazione, tanto più potente quanto più forte è la crisi economica. Come già osservò Joseph Schumpeter, è proprio nel vuoto creato dalla crisi economica che si solleva alta l’onda della distruzione creativa. A sollevarla sono gli “spiriti animali” di cui parlava John Maynard Keynes: gli imprenditori innovativi così abili da ridefinire industrie e mercati coniugando le innovazioni tecnologiche con nuovi modelli di business. Dalle depressioni del 1873-1895 e degli anni Trenta del secolo scorso fino alla Grande Recessione di questo secolo sono tante le evidenze di innovazioni incubate nei periodi di grande caduta dell’economia dalle quali sono scaturite nuove industrie e nuovi mercati. Il nostro paese saprà trarre benefici dal vuoto? Che follia se i nostri policy maker continueranno a usare argilla (misure di politica economica) per modellare il vaso dell’economia italiana senza però rendersi conto che il suo uso dipende dal vuoto interno che si riesce a creare.