La cultura del conservare, preservare ed innovare

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Sebbene la legislazione italiana sia troppo spesso mal interpretata e desti numerose perplessità, in merito ad applicazioni specifiche, come ad esempio l’ambito storico-culturale, la Costituzione, al contrario è molto chiara. L’articolo nono  della carta costituzionale,all’interno del primo comma presuppone che lo Stato, si faccia promotore di iniziative culturali, che si faccia carico di mantenere e preservare il patrimonio storico-artistico e culturale e che contribuisca allo sviluppo di scienza e tecniche di ricerca. Partendo dall’amaro presupposto che la Repubblica sia in condizioni di garantire solo parzialmente e in malo modo queste condizioni, i cittadini cosa possono fare? L’Italia, come del resto si sa, detiene al suo interno circa l’ottanta per cento del patrimonio storico-artistico e culturale mondiale, pertanto, potenzialmente nel nostro Paese si potrebbe vivere di solo turismo, se i servizi in relazione a tale settore fossero garantiti  e sicuri. Invece nei musei, e alle mostre il flusso di utenza è sempre minore, in particolare se si fa riferimento all’utenza italiana. E quindi il problema vero è che la Cultura in Italia non solo non è valorizzata nella giusta misura, ma non la si conosce abbastanza da poterla valorizzare adeguatamente. E’ del tutto immorale che negli scantinati dei musei vi siano delle opere d’arte di un valore inestimabile destinate unicamente alla polvere e all’inesorabile deterioramento dovuto all’ambiente inadatto e al corso del tempo. Se le opere d’arte rimarranno ancora confinate in spazi irraggiungibili per un potenziale pubblico, si può dire che l’Italia ha fallito, che la classe politica ha fallito. Dal punto di vista anche etico, il fatto di segregare veri e propri capolavori in luoghi non visitabile è gravissimo, in quanto si impedisce ad un potenziale spettatore, di qualsiasi natura, di poter usufruire di un “bene”, del quale magari non consce l’esistenza, ma che presumibilmente contribuirebbe al suo bagaglio culturale. Insomma il problema dell’Italia, o meglio della classe politica in Italia, è che non vede nell’Arte una forma di “bene”, che al contrario potrebbe portare grandi guadagni e in un futuro nuove prospettive lavorative per giovani interessati a questo meraviglioso ambito. Un’ipotetica visione delle cose potrebbe essere come formula, una sorta di “Industria dell’arte”, nella quale ogni singola regione, ogni singolo paese, ogni singolo quartiere, contribuisce attivamente alla realizzazione definitiva di un progetto condiviso di valorizzazione del patrimonio nostrano.