La corruzione internazionale e variazioni sul tema

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Anche i (paesi) ricchi piangono e quelle lacrime sono di vergogna. Magra consolazione per l’Italia e gli altri paesi del bacino del Mediterraneo quella di potersi autogiustificare, constatando a alta voce “così fan tutti” alla mozartiana maniera. Il problema è più ampio. Un episodio come quello venuto alla luce a Bruxelles induce a pensare in maniera diffusa che in Europa esistano tutt’ora più di una situazione delittuosa di tale fatta. La premessa comune a tutto quel malaffare sarebbe che quanto emerso nei confronti di parlamentari e funzionari della EU di stanza a Bruxelles, sia solo la punta di un ben più grosso iceberg. Altrettanto certamente non si può far riferimemento alll’aneddoto sul comportamento di Cicerone nella orazione contro Verre, governatore romano della Sicilia, più che corrotto. Quel principe del foro di Roma antica rivelò che l’accusato aveva cercato di corromperlo con un offerta in danaro che lui non accettò. Anzi rilanciò, molto probabilmente per celia, dicendo che sarebbe occorsa ben altra cifra per farlo agire tradendo la deontologia che lo connotava. Intanto per quella affermazione non contestata da chi ne era destinatario, la tradizione vuole che quel legale, primo in classifica tra quelli del foro di Roma, abbandonasse l’ aula e così la difesa dj difensore di quel governatore, antesignano dei tanti che sono arrivati fi no al giorno d’oggi. Per molti questo episodio vorrebbe significare che chiunque possa essere comprato, sarebbe solo questione di stabilire la cifra. Vada come deve andare, con l’episodio accennato è crollato un altro mito, questa volta particolarmente adatto a fare da termine di paragone in positivo nel confronto con situazioni degradate di tanti altri paesi, all’interno della EU e non. Quindi il Palazzo di vetro di Bruxelles non è la Torre Eburnea che la grande maggioranza dei cittadini europei credeva con piacere che fosse. Pertanto, essendo a Bruxelles più che legittima l’attività dei lobbisti, per un Paese ricco come il Qatar non ci sarà stata di certo alcuna difficoltà a sensibilizzare chi aveva voce in capitolo ai piani alti di quell’ edificio per organizzare il campionato mondiale di calcio nella sua capitale, Doha. Indubbiamente la vicenda è stata un fulmine a ciel sereno che però ha visto accodarsi, nel giro di poche ore “due raggi di sole nell’ acqua gelida”. In tal modo, prende in prestito parte del titolo del romanzo dell’ autrice francese Françoise Sagan. La stessa in quel romanzo descrive l’ effetto che possono fare anche pochi bagliori nel buio e nel gelo dell’anima. Venerdi pomeriggio Putin, intervenendo alla conferenza sull’ economia euroasiatica a Minsk, ha dichiarato che, per arrivare al cessate il fuoco in Ucraina, è necessario sedersi a un tavolo di negoziazione. La notizia, come tutte le altre riferibili direttamente allo Zar di cartapesta, è stata diffusa in sordina, ben conoscendo i responsabili dell’ informazione di tutto il mondo che in quel personaggio convivano il Dottor Jackyll e il Signor Hyde. Il primo è quello che si vede normalmente in TV, con in faccia stampato un sorriso ebete. Il secondo si manifesta quando il personaggio è sobrio, quindi non spesso. Dando per probabile che si tratti dell’ espressione di un sentimento di falso buonismo, adottato per coprire, almeno in parte, un errore madornale frutto della sua follia, la cosiddetta operazione militare speciale. Quella che sta facendo, pensando, in ciò avallato unanimemente dai suoi servi sciocchi, che la campagna di Ucraina sarebbe stata una passeggiata. Una volta che gli è stato chiaro, sulla distanza di dieci lunghi e terribili mesi, di essere cioè vicino a una situazione analoga a quella dei pifferai di montagna che, scesi a valle per suonare, furono invece suonati, starà ipotizzando l’eventualità di trattare con Zelensky una formai di tregua. Senza in tal modo pensare minimamente di voler legare il carro avanti ai buoi, cerchi quel despota superalcolico di non sbagliare la giocata. Quando tutto sará finito, Mosca, con il suo numero uno in prima fila, non dovrá rendere conto dell’ operato di quest’ ultimo e dei suoi scherani solo a Kyev. La ricchezza che quel conflitto sta distruggendo, senza un ordine preciso, dappertutto, ha pochi precedenti da che mondo è mondo. Un antico proverbio di campagna vuole che “chi rompe paga e può tenersi i cocci”. Nel caso di specie, la guerra in Ucraina, essa sta distruggendo di tutto e anche di più. I cocci, cioé le macerie, restano per ora dove erano quando facevano parte di palazzi, fabbriche e altro. Intanto chi ha rotto dovrà pagare, a prescindere dalla fine che faranno i cocci. Non sará cosa facile nè economica, sempre che prima si arrivi a un accordo. Snoopy direbbe: “It’s long, long way”. Questa volta non per raggiungere Petaluma per la gara di braccio di ferro, ma più opportunamente un’accordo di pace duraturo e onorevole per l’Ucraina.