La comunità diplomatica israeliana al Centro Fromm per il “Giorno dell’uomo”

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In foto Ofer Sachs, ambasciatore d'Israele in Italia
La comunità di Israele in Italia e il ruolo diplomatico dei suoi rappresentanti è più che mai vivo in questo periodo di  passaggio da Settembre a Ottobre 2018 per due avvenimenti di una certa importanza: la conclusione della Notte delle candele 2018, e il ‘Giorno dell’uomo’ ovvero la festa annuale di Ottobre del Centro Studi Erich Fromm di Napoli, che quest’anno festeggia i suoi 28 anni alla Sinagoga di Cappella Vecchia.
“Bilancio sicuramente positivo – commenta il sindaco Adelio Gregori – da un punto di vista dell’affluenza, con alcuni spunti per noi di orgoglio come la visita privata dell’ambasciatore di Israele in Italia, Ofer Sachs, che ho avuto il piacere e l’onore di accompagnare personalmente per le vie del centro storico di Vallerano, illuminato da 100mila candele”.
Quarta edizione de ‘Il giorno dell’uomo’ corrispondente a 28 anni di storia secondo un principio che si ripete senza tempo: la diffusione del pensiero che pone al centro l’essere e la dimensione che lo avvolge : il Centro Studi Erich Fromm festeggera’ l’anniversario , il giorno 3 Ottobre 2018, presso la Comunita’ Ebraica in via Cappella Vecchia, dopo che nel 2017  ha festeggiato 27 anni al Consolato Generale di Francia a Napoli, per la seconda volta.
La storia non lo cita direttamente ma il rispetto e l’affezione per la nostra citta’ da parte degli Aragonesi ha testimonianza un po’ ovunque, e avvolge stretto anche la comunità ebraica , nel quartiere di San Ferdinando, nel cuore della città, a pochi passi da Piazza dei Martiri. E’ la più meridionale delle Comunità ebraiche italiane, ed ha giurisdizione per Campania, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia.
E’ la rappresentazione di una vera comunità , ovvero di un campione rappresentativo di un popolo che per ragioni alterne e’ rimasto coeso e presente anche in luoghi stranieri , godendo dei favori di coloro che volevano per appartenenza mantenere la ragione sociale della comunità in regime di repentini cambi storici e culturali.
La Sinagoga resta testimonianza della rinascita ottocentesca della vita ebraica a Napoli, anche se la presenza  in questa città è ben più antica e risale al I sec. a. e. v. , come dimostrano i segni presenti nel tessuto urbano della città e nella toponomastica. Le vicissitudini storiche della città e i numerosi passaggi di potere determinarono per gli ebrei l’alternanza di periodi negativi come in epoca angioina, e favorevoli come durante il Regno Aragonese, al quale segui’ il decreto definitivo di espulsione del 1541 con il quale tutti gli ebrei dovettero lasciare il regno di Napoli. Furono poi richiamati dai Borbone per pochi anni dal 1740 al 1747,  ed infine definitivamente allontanati dal 1831 .
La rinascita della Comunità di Napoli è legata alla famiglia di banchieri tedeschi Rothschild, che concessero un prestito ai Borbone , per permettere il rientro di Ferdinando sul trono di Napoli. Nel 1831 Carl Rothschild si trasferì in città ed aprì la prima filiale della fiorente banca Rothschild in Italia, risiedendo egli  nell’attuale Villa Pignatelli: per anni una sala della villa ospitò un oratorio dove gli ebrei residenti avevano la possibilità di partecipare alle funzioni religiose. Dopo l’Unità d’Italia, nel 1863, molte famiglie ebree si trasferirono a Napoli e venne  fondata la Comunità israelitica affittando i locali di Via Cappella Vecchia, per le funzioni religiose.
La prima funzione fu quella del “ Rosh ha shanà “ del 5624. Il barone Adolf Carl Rothschild fu tra i più generosi sottoscrittori per i primi cinque anni di affitto e per il restauro dell’immobile, partecipando attivamente alla vita della Comunità fino al 1900, anno della morte di Adolf Carl che fece generosi lasciti alla Comunità e ad altre istituzioni filantropiche napoletane. Nel 1910 Dario Ascarelli, allora presidente, lasciò una cospicua somma di denaro da utilizzare per l’acquisto dei locali attuali con l’aiuto di altri iscritti. Alla fine del secondo conflitto mondiale restarono  in citta’  solo 534 persone, ridotte oggi a circa 160, a cui vanno aggiunte i nuovi iscritti della sezione di Trani che dal 2006 è entrata a far parte della Comunità di Napoli. Oggi la Sinagoga di Napoli è tornata a nuovo splendore con i restauri effettuati con il contributo del Ministero dei Beni Culturali. Eppure la presenza giudaica non e’ solo questa: a Forcella ci si trova nella vecchia giudecca napoletana. Tra frattaglie e odore di bollito frammisto a sapone di Marsiglia, si arriva alla via della Giudecca Vecchia.
Edifici bombardati da se stessi e dalla complicità dell’incuria, mentre i bassi sottostanti pullulano di africani . Prima che gli Spagnoli nel 1510, per volontà di Ferdinando II d’Aragona e di Isabella di Castiglia, cacciassero tutti gli ebrei dal loro regno, Forcella era una delle tre giudecche di Napoli. Non un ghetto, ma una struttura a se che nacque nel sedicesimo secolo , facendo seguito ai dettami della bolla del 1555 “Cum nimis absurdum” di Papa Paolo IV , con cui si obbligò tutti i giudei a vivere in quartieri chiusi da mura. L’ex presidente della comunità ebraica napoletana, Sandro Temin, ama ricordare come la storia della presenza ebraica nel meridione abbia radici antichissime: ci sono “testimonianze di epigrafi e tombe a Nola, Pozzuoli, Napoli e Pompei.
In definitiva a Napoli c’erano tre giudecche. Una era tra Forcella e Tribunali dove c’è via Giudecca Vecchia, l’altra era vicino al Museo Archeologico in quello che un tempo era Vicus Iudeorum, oggi vico Limoncelli, e l’ultima  era a ridosso dell’odierna sede centrale dell’Università e degli Archivi di Stato, senza evidenza oggettiva in quanto la zona fu demolita durante le bonifiche a fine Ottocento. L’unica sinagoga individuata è l’attuale chiesa di Santa Caterina della Spina Corona.