La compagnia se ne va, danno da 30 milioni per la Campania

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A voler fare due conti si scopre che il trasferimento della sede legale di Tirrenia, proprietà in capo a Compagnia Italiana di Navigazione, da Napoli a Cagliari rende più ricca la A voler fare due conti si scopre che il trasferimento della sede legale di Tirrenia, proprietà in capo a Compagnia Italiana di Navigazione, da Napoli a Cagliari rende più ricca la Sardegna e più povera la Campania. Come se non bastassero i guai che già ci sono. Secondo le rilevazioni effettuate dall’assessore regionale ai Trasporti, Massimo Deianana, solo di Iva la compagnia assicurerà introiti per 30 milioni di euro l’anno alla Regione Sardegna, che in quanto istituzione a statuto speciale trattiene per sé la quasi totalità dell’importo. Non solo. Il trasferimento della sede legale a Cagliari consente a Tirrenia di pagare lì qualsiasi imposta relativa alla propria attività e, di fatto, sposta sull’isola il centro decisionale. Un danno non irrilevante per la Campania e, soprattutto, per Napoli già alle prese da tempo con i guai del porto. Dalla Compagnia Italiana di Navigazione continuano a rassicurare gli operatori campani sul fatto che il centro operativo resta nel capoluogo ma è poca cosa. Ma cosa c’è davvero dietro la decisione di spostare in Sardegna la sede legale della società? Secondo qualche osservatore bene informato questo non sarebbe che l’ennesimo atto di una guerra intestina alla compagnia, con protagonisti i soci che cercano di prendere il controllo. Su tutti Vincenzo Onorato, patron della Moby Lines, e l’amministratore delegato Ettore Morace, erede della famiglia che ha fatto fortuna in Sicilia grazie alla compagnia Ustica Lines. L’ultimo atto dello scontro è la bocciatura, a luglio, del piano industriale di Tirrenia da parte dei consiglieri vicini a Onorato.