Lo scorso 20 luglio l’indice di borsa FtseMib ha segnato i nuovi livelli massimi dal mese di ottobre 2009, al termine di un arco temporale caratterizzato dalle due maggiori crisi finanziarie degli ultimi settanta anni, realizzando una performance da inizio anno superiore al 25 per cento. La recente volatilità generata sui mercati azionari in seguito all’acuirsi della tensione tra governo greco e la Troika ha paradossalmente messo in luce i punti di forza della nostra borsa, in quanto il comportamento degli investitori è stato diametralmente opposto rispetto a quanto accaduto ad esempio nel 2011, nel pieno della crisi dei debiti sovrani, quando la speculazione ha colpito in primo luogo i titoli governativi dei Paesi periferici per poi estendersi a macchia d’olio sui principali listini azionari. Le ragioni di tale differenza sono da ascriversi a una serie di fattori: innanzitutto la ritrovata stabilità politica, che ha creato le basi per un ritorno della fiducia da parte degli investitori esteri nei confronti del nostro Paese; la congiuntura economica favorita da uno scenario caratterizzato da tassi di interesse estremamente bassi, dal crollo dei prezzi energetici e delle materie prime e dalla svalutazione dell’euro nei confronti delle principali valute estere e, infine, l’ombrello protettivo del “quantitative easing”, ovvero il programma di acquisti di obbligazioni governative da sessanta miliardi di euro al mese messo in atto dalla Banca Centrale Europea fino al mese di settembre 2016, che ha spento sul nascere qualsiasi tentativo di attacco speculativo sui mercati dei debiti sovrani. All’interno di questa rubrica (cfr. Caccia al valore del 20 dicembre 2014) avevamo sottolineato come i fattori sopra citati fornissero agli investitori un’opportunità di acquisto di lungo periodo sull’indice borsistico italiano, in quel periodo fermo a quota 19.000; oggi possiamo dire con ulteriore convinzione che i confortanti dati macroeconomici del 2015 (prodotto interno lordo positivo nel primo trimestre dopo tre anni di calo, produzione industriale in ripresa) rafforzano la suddetta tesi di investimento. Abbiamo più volte affermato che qualsiasi investitore, per operare con successo, non deve mai lasciarsi distrarre dall’andamento di breve termine dei mercati finanziari, ma deve focalizzare invece la sua attenzione sui risultati operativi delle società oggetto dei suoi investimenti al fine di sfruttare le fluttuazioni dei prezzi per acquistare con ragionevolezza quando le quotazioni scendono violentemente e per vendere con giudizio quando crescono con grande celerità. Per comprendere a fondo la solidità e la fase di un trend di borsa (positivo o negativo che sia) è bene osservare con attenzione la coerenza tra il comportamento degli investitori rispetto all’andamento dell’economia reale; limitando l’analisi all’attuale trend rialzista del mercato azionario italiano, è molto importante evidenziare come sia in atto un radicale movimento di rotazione settoriale da parte degli investitori, i quali stanno premiando fortemente i titoli “ciclici”, ovvero quelle società i cui risultati sono strettamente correlati all’andamento dell’economia reale, a danno dei cosiddetti titoli “difensivi”, riferiti a società che operano in settori merceologici meno influenzati dal ciclo economico poiché offrono beni e servizi ritenuti indispensabili. Il corposo rialzo dell’indice borsistico italiano è attualmente guidato dai titoli del settore finanziario (banche e assicurazioni), automobilistico, edile, chimico, dei beni di lusso e dei beni e servizi per l’industria, tutti settori strettamente correlati alle aspettative di ripresa del ciclo economico italiano; al contrario risultano molto penalizzati i settori che hanno invece fatto la voce grossa durante le due ultime crisi finanziarie del 2008 e del 2011, quali ad esempio il settore petrolifero e le utility (acqua, gas, elettricità) che, anche a causa del crollo dei prezzi delle materie prime, stanno subendo un forte arretramento nelle rispettive quotazioni. In ultima analisi, la coincidenza tra ripresa dell’economia reale e orientamento degli acquisti degli investitori sui titoli “ciclici” unitamente alla caduta del prezzo dell’oro, il “bene rifugio” per eccellenza arretrato ai livelli di ottobre 2009, denotano la solidità del trend positivo del nostro mercato borsistico e rappresentano un’importante premessa perché tale movimento possa proseguire nel medio termine.