La borsa di New York in tilt per tre ore e mezza

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Quante possibilità ci sono che tre diversi sistemi informatici, molto sofisticati, di primarie compagnie, vadano in tilt contemporaneamente nella stessa giornata, addirittura per ore? Verrebbe da dire, con il famoso detective: un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno certamente una prova. Nel senso, cioè, che pure rientrando nella casistica delle probabilità, è quanto meno sospetto il fatto che ieri: 1) il New York Stock Exchange è rimasto fermo per tre ore e mezza, riprendendo solo a 50 minuti dalla fine delle contrattazioni; 2) un “problema tecnico” ha costretto tutti gli aerei dell’America Airlines nel mondo, 3.500 per la precisione, a terra per circa un’ora e mezza; 3) il sito del Wall Street Journal, bibbia della finanza internazionale, è andato KO. I tutti i casi, ufficialmente – nemmeno a ricordarlo – si è trattato di un problema tecnico. Tuttavia, la versione ufficiale non convince del tutto. Anche perché, non è la prima volta che una situazione del genere accade. E, soprattutto, evidenzia in maniera preoccupante, almeno per la più grande borsa del mondo, la vulnerabilità di un mercato che è gestito ormai tutto elettronicamente e che, in teoria, dovrebbe avere una sicurezza tecnica ineccepibile. Per il resto, i cronisti ricordano certamente episodi come il flash crash del 2010 il cui colpevole non ha avuto un nome per circa 5 anni, e che è stato arrestato a Londra solo a fine aprile, e per giunta liberato dietro cauzione di oltre 5 milioni di sterline. Puntualmente pagate. In quell’occasione il Dow Jones perse 1000 punti in 10 minuti, ovvero il 9% circa e fu causato da un apparentemente innocuo trader inglese, Navinder Singh Sarao. Naturalmente anche allora non si trattò di un attacco terroristico, in ogni caso si resta non poco perplessi di fronte a situazioni del genere.

Borse asiatiche

Mercati cinesi in rally dopo l’ennesimo sell-off che aveva spinto le due piazze continentali di Shanghai e Shenzhen in declino del 6-7% mercoledì, nonostante i diversi interventi a sostegno dei mercati decisi dalle autorità di Pechino. Il Csi300 ha sfiorato un progresso del 6% mentre lo Shanghai Composite Index guadagnava poco di meno. Nella più drastica misura presa in queste settimane, la China Securities Regulatory Commission mercoledì aveva annunciato il divieto alla vendita delle partecipazioni per i prossimi sei mesi da parte degli investitori che detengono pacchetti superiori al 5% nelle quotate cinesi. I principali azionisti di big bancari come Icbc e industriali come Sinopec si erano già impegnati a mantenere le partecipazioni o ad aumentarle. Sul fronte macro, è salita all’1,4% in giugno l’inflazione dall’1,2% di maggio, mentre i prezzi alla produzione sono calati ulteriormente (al -4,8). Il rally cinese ha trascinato al rialzo anche Hong Kong (che sfiorava un progresso del 5%), mentre per le altre piazze della regione la seduta è stata comunque positiva. Sydney aveva aperto in flessione di circa l’1,5% ma ha ripreso rapidamente terreno in scia alla Cina, al rimbalzo dei titoli minerari e a dati sul lavoro migliori delle attese (la disoccupazione è rimasta stabile al 6,0% contro il 6,1% atteso dal consensus). Lo S&P/ASX 200 ha chiuso con un guadagno dello 0,15%. A Seoul il Kospi ha segnato un progresso dello 0,58% recuperando terreno nonostante l’ennesima revisione del Pil 2015 (dal 3,1% al 2,8%) comunicata dalla Bank of Korea. Tokyo aveva aperto con significative perdite, in scia al netto declino di Wall Street e ai timori espressi dalla Federal Reserve sul freno all’economia globale derivante dal sell-off in Cina e dalla crisi della Grecia. Il Nikkei 225 ha però poi chiuso con un progresso dello 0,60% al traino di Shanghai. Sul fronte macro, per il terzo mese consecutivo gli ordinativi di macchinari industriali core in Giappone sono cresciuti oltre le attese. Toshiba ha perso il 2,13% (ma nella seduta il declino aveva sfiorato il 4%), dopo che il quotidiano Nikkei ha riportato che la conglomerata industriale nipponica starebbe valutando la vendita di parte dell’87% detenuto nella divisione Usa Westinghouse Electric per una raccolta di 200 miliardi di yen (poco meno di 1,5 miliardi di euro). Toshiba è rimasta coinvolta in uno scandalo contabile che potrebbe tagliare gli utili operativi relativi ai cinque esercizi dal 2009 al 2013 di 150 miliardi di yen (1,1 miliardi di euro).

Borsa Usa

A New York i principali indici hanno chiuso la seduta in netto ribasso. Il Dow Jones ha perso l’1,47%, l’S&P 500 l’1,67% e il Nasdaq Composite l’1,75%. A pesare è stato il forte calo del mercato azionario cinese (ai minimi degli ultimi 4 mesi). Da segnalare che il Nyse è rimasto fermo per oltre tre ore per problemi tecnici. Dall’ultima riunione del Fomc, è emersa preoccupazione per la situazione in Grecia. Per questo motivo potrebbe slittare l’incremento dei tassi di interesse previsto per fine anno. Sul fronte societario Microsoft -0,14%. Il colosso dei software ha annunciato che taglierà 7.800 posti di lavoro. La sforbiciata colpirà in particolare il settore della telefonia ma anche il comparto hardware. Ford Motor -3,3%. La casa automobilistica ha annunciato un calo delle vendite in Cina nel mese di giugno. Symantec +0,13%. Secondo indiscrezioni lo specialista degli antivirus potrebbe cedere la divisione Veritas per oltre 7 miliardi di dollari. Harley-Davidson -3,55%. RBC Capital ha tagliato il rating sul titolo del produttore di motociclette a sector perform da outperform. Jp Morgan -2,08%. Secondo quanto riporta in esclusiva Reuters, la banca d’affari avrebbe patteggiato sanzioni per almeno 125 milioni di dollari con le autorità federali e statali Usa in merito ad accuse di avere raccolto e venduto carte di debito impropriamente. Visa -1,43%. Il colosso delle carte di credito ha annunciato l’intenzione di ridurre ulteriormente la partecipazione nella società britannica specializzata nei pagamenti in mobilità Monitise. Alcoa -5,06%. Il produttore di alluminio ha comunicato dopo la chiusura dei mercati i risultati trimestrali. Tesla Motors -4,82%. Pacific Crest ha tagliato il rating sul titolo del produttore di auto elettriche a sector weight da overweight.

Europa

Le principali Borse europee hanno aperto la seduta in rialzo. Il Dax30 di Francoforte guadagna lo 0,5%, il Cac40 di Parigi l’1%, il Ftse100 di Londra lo 0,4% e l’Ibex35 di Madrid lo 0,9%. Secondo indiscrezioni la Grecia starebbe preparando un pacchetto di riforme da 12 miliardi di euro in due anni. In Germania il surplus della bilancia commerciale in maggio si e’ attestato a 22,8 miliardi di euro, dai 21,5 di aprile. L’Ufficio Federale di Statistica (Destatis) ha inoltre riportato che le esportazioni sono cresciute dell’1,7% rispetto ad aprile e le importazioni dello 0,4% nello stesso periodo. Questa mattina il Ministro delle Finanze greco Euclides Tsakalotos ha inviato una richiesta di supporto triennale al Meccanismo europeo di stabilità “considerato il rischio alla stabilità della Grecia in quanto Stato membro e dell’area euro nel suo complesso”. I listini europei ieri hanno chiuso la seduta con il segno più. A Londra il Ftse100 ha terminato in rialzo dello 0,91% portandosi a 6.490,7 punti, il Dax è salito dello 0,66% a 10.747,30 e il Cac40 grazie a un +0,75% si è fermato a 4.639,02 punti. In linea l’andamento dell’Ibex, cresciuto dello 0,81% a 10.430,3.

Italia

Ieri Piazza Affari ha centrato il rimbalzo dopo le perdite delle ultime sedute. L’indice Ftse Mib ha guadagnato il 2,64% a 21.512 punti. Gli acquisti sono tornati a fare capolino sui titoli del comparto bancario: Banco Popolare ha guadagnato il 4,06% a 13,84 euro, Montepaschi il 5,76% a 1,505 euro, Popolare dell’Emilia Romagna il 5,67% a 7,45 euro, Intesa SanPaolo il 3,57% a 3,068 euro, Ubi Banca il 3,34% a 6,79 euro, Unicredit il 3,38% a 5,645 euro. Rimbalzo anche per i titoli ma ggiormente legati alle sorti del petrolio, che avevano sofferto parecchio nelle ultime sedute: Eni ha mostrato un progresso dell’1,91% a 14,90 euro, Saipem è avanzata del 4,28% a 8,77 euro, mentre Tenaris ha segnato un rialzo del 3,94% a 11,59 euro. Il panic selling sulle piazze finanziarie cinesi, in scia ai timori legati allo scoppio della bolla speculativa, si è avvertito anche sulle società italiane maggiormente sul mercato del Paese asiatico. Le vendite hanno colpito soprattutto Salvatore Ferragamo (-1,96% a 24,43 euro), che in Cina registra una quota tra il 20% e il 25% del proprio fatturato, e Tod’s (-3,70% a 77,95 euro). In gran spolvero Telecom Italia (+4,50% a 1,137 euro) con gli investitori che scommettono su un’ulteriore salita di Vivendi nel capitale di Telecom Italia.


I dati macro attesi oggi

Giovedì 9 luglio 2015

01:50 GIA Ordinativi di macchinari m/m mag;

03:30 CNY Inflazione a/a;

03:30 CNY Indice dei prezzi alla produzione a/a;

08:00 GER Bilancia commerciale destag. mag;

13:00 GBP BOE Tasso d’interesse;

14:30 USA Richieste di sussidio settimanali.