L’Italia staziona ancora nelle retrovie del nuovo rinascimento imprenditoriale.

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Il cuore del Bazar delle Follie non batte al ritmo della Firenze rinascimentale il cui spirito della vita attiva, dall’arte all’imprenditorialità, si diffuse in altre città della penisola e dell’Europa. Oggi, l’Italia non è in pole position nella corsa verso il traguardo del nuovo rinascimento. Quando nel 1970 furono istituite le regioni a statuto ordinario, il paese ebbe l’opportunità di attingere dalle fonti regionali le occasioni per rinverdire le fortune delle Signorie nell’età comunale. La politica economica, appannaggio delle tecnocrazie nazionali e internazionali – dalla Banca d’Italia alla Commissione Europea, dall’OCSE al Fondo Monetario Internazionale – avrebbe potuto essere riformulata dalla cultura e dalle aspirazioni delle comunità territoriali raccolte attorno alle loro regioni.

Ne avrebbe beneficiato soprattutto la creazione di imprese innovative – un obiettivo fuori dalla portata delle del governo centrale e delle tecnocrazie ad esso connesse il cui approccio alla politica economica era e resta, seppur con crescenti e diffusi dissensi, centrato sul negoziato con i rappresentanti degli interessi corporativi che contemplano la difesa dello status quo. Le amministrazioni regionali, purtroppo, hanno trascurato la vita attiva della nuova imprenditorialità trasformativa che cambia radicalmente il panorama della società, adagiandosi sulla vita contemplativa di medievale memoria che non elabora nuove conoscenze per ridefinire modi e mezzi della politica economica allo scopo di puntare sulle rinnovate e trasformative passioni e motivazioni imprenditoriali delle comunità locali. In conseguenza del rifiuto e disinteresse per una narrazione dal basso della politica economia, l’Italia ha trascurato proprio quelle passioni e motivazioni che permisero il fiorire del suo miracolo economico nel secondo dopoguerra. Le nuove Signorie sono fucine di talenti che attraggono da tutto il mondo. Secondo i dati resi noti da LinkedIn, Dublino agisce da calamita di un flusso crescente (intorno al 20% nel solo secondo trimestre del 2015) in entrata in Irlanda di individui creativi, innovativi e altamente professionalizzati nei diversi rami dell’economia della conoscenza. Gli arrivi più consistenti sono originati dall’Italia. Firenze tracciò il percorso che dalla vita contemplativa sboccava alla vita attiva contraddistinta dalla sperimentazione nell’arte e nell’imprenditoria. L’Italia staziona ancora nelle retrovie del nuovo rinascimento imprenditoriale.

piero.formica@gmail.com