L’inverno infinito

59

Ricordate l’Italia del miracolo economico (per chi ha l’età) quando tutto sembrava bello e possibile nonostante i tanti problemi e le ferite ancora aperte della guerra? Ricordate l’inesauribile ottimismo che pervadeva tutte le classi sociali spingendo il muratore a diventare capo cantiere, il capo cantiere a tentare l’impresa in proprio, il piccolo imprenditore a farsi medio e poi grande? Ricordate quel senso di libertà e potenza che accompagnava tutte le intraprese, anche quelle a prima vista più folli e che alla fine hanno consentito a questo paese di diventare tra i più ricchi del pianeta? Ecco, un salto istruttivo in questo passato è possibile farlo leggendo l’ultimo libro di Edoardo Nesi – L’Estate Infinita, Bonpiani -, già premio Strega e piccolo industriale di Prato passato all’impegno politico con Scelta Civica di cui oggi è deputato. Su iniziativa del suo collega Luciano Cimmino, deputato anch’egli per Scelta Civica e imprenditore di successo con i marchi Carpisa e Yamamay, l’atmosfera e la trama del romanzo hanno conquistato l’attenzione di un pubblico napoletano che fortemente si riconosce in quel clima e nella magia vissuta di un tempo in cui sembrava che la crescita dovesse continuare per sempre. Un’energia inesauribile s’impossessava del corpo e della mente di persone decise a migliorare la propria condizione di vita e offrire ai propri figli sempre nuove opportunità. Si lavorava sodo e la fatica si sentiva ma non pesava. Tutti avevano diritto a coltivare il proprio sogno di gloria o di riscatto. Ebbene, che cosa è rimasto di tutto questo? Che n’è stato del coraggio, della voglia matta, della fantasia mista a concretezza che tutto il mondo ci invidiava e che ci hanno dato fama e ricchezza? Da troppo tempo ormai siamo un popolo ripiegato su se stesso, con poco genio e smarrito. Senza fiducia. Impaniato in un sistema scoraggiante di regole più adatte a eccitare la corruzione che a consentire a chi ne ha le capacità di emergere. Con la cronaca che ci consegna più notizie di suicidi per fallimenti imprenditoriali che di successi. Anche per questo torme di giovani capaci decidono di riparare all’estero dove c’è ancora spazio per l’impegno e il talento. Per noi infinito è l’inverno.