L’industria elettrica nel Sud ed il Nuovo Rinascimento Meridionale

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Nasce nel 1898 da istituti bancari franco svizzeri con il nome di “Compagnia Napolitana di Scaldamento col Gas”.  Il 20 marzo 1899 la Banca Commerciale Italina ed un gruppo di finanziatori danno vita alla SME – Società Meridionale di Elettricità – con sede a Napoli con lo scopo di diffondere l’energia elettrica nel Meridione. La società sarà guidata da Maurizio Capuano e successivamente da Giuseppe Cenzato, due manager di spicco, che faranno la SME uno dei poli economici più importanti di tutto il Mezzogiorno. Anche questa Società sarà costretta ad essere sotto il controllo dell’apposita “Commissione Finanziaria” diretta prima da Colombo e poi dalla Bastogi di Beneduce e che porterà la SME nelle mani dell’IRI creato dallo stesso Beneduce. Il filo diretto che Cenzato stabilisce con l’Unione degli industriali di Napoli dal 1947 al 1960 con Carola, De Lieto, Cutolo e De Ritis fu un momento magico che porterà alla nascita della Svimez ed anche alla nascita della Cassa per il Mezzogiorno che segna il nuovo Rinascimento Meridionale. Il prof. Saraceno fu tra i più convinti sostenitori della Cassa del Mezzogiorno ed impresse con un insieme di esperti la preparazione della Cassa. Ci furono le obiezioni di molti economisti e soprattutto della economista Vera Lutz per la preoccupazione di far nascere artificiosamente delle aziende doppioni che fossero in concorrenza con il nord. L’arretratezza del Sud era nota agli Alleati Americani che partiti dalla Sicilia si rendono conto che il Sud è fortemente agricolo (ad eccezione di Napoli) e le condizioni di vita erano molto arretrate rispetto al Nord. Decidono di intervenire con prestiti ma il dott. Saraceno dirotta le risorse dal Mezzogiorno al Nord attraverso il Piano Marshall. De Gasperi, primo ministro italiano, suggerito da Menichella ed Einaudi stipula un trattato con gli USA per le esportazioni americane e la Exinbank passa il prestito all’IMI (allora il Governatore della Banca d’Italia era lo stesso dell’IMI), 100 milioni di dollari che consentono di rimettere in moto tutto il nord distrutto dalla guerra su impianti e macchine. La popolazione attiva del Sud, subito dopo la guerra con riferimento al 1951 era pari al 35% mentre nelle altre aree d’Italia era il 50%. Gli addetti all’agricoltura nel Sud erano il 56% contro il 42% delle altre aree. Gli addetti all’industria erano il 22% contro il 33% dei territori centro settentrionali. La disoccupazione era il 12% contro il 9% delle altre aree del Paese (nel Sud le donne erano impiegate nell’agricoltura mentre le donne del Nord già nelle industrie erano al lavoro). Insomma il divario dall’Unità d’Italia nei primi 150 anni era poco più della metà rispetto al Centro Nord, come è così ancora oggi. Dal grafico riportato dal dott. Lepore per il Sud, fatto 100 nel 1961, scende a 95 nel 1893, poi a 90 nel 1901, e poi precipita a 53 nel 1951. Molti Meridionalisti illuminati vedendo il Sud precipitare, già prima della guerra, ed allontanarsi dal nord, si raccolgono, nel periodo fascista, intorno alla rivista “Questioni Meridionali” diretta da Giuseppe Cenzato, milanese vissuto a Napoli da sempre. Alla rivista collaborarono uomini illustri come: Alberto Beneduce che fece la riforma del sistema bancario nel 1936, Donato Menichella che divenne nel 1934 Direttore Generale dell’IRI, Gino Olivetti un precursore e realizzatore del primo PC, Pasquale Saraceno, economista e importante esponente della prima società di revisione il quale diffuse la professione del ragioniere/dottore commercialista nel campo della revisione aziendale. Inoltre il Prof. Saraceno fu uno dei fondatori della SVIMEZ, l’Associazione per lo sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno, e fece la prima “legge speciale per Napoli” e la nascita della “Cassa per il Mezzogiorno”.

Bruno Iaccarino