Italici, un piano Marshall per il Mezzogiorno

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Un giovanotto di 88 anni come Piero Bassetti e un ragazzo di 77 come Luca Meldolesi – entrambi autori di libri che andrebbero letti: Svegliamoci Italici e Rammendiamo il mondo – sono depositari di una proposta per lo sviluppo del Paese e in particolare del Mezzogiorno che merita di essere presa in considerazione e approfondita.

Riprendendo e potenziando un tema a lui caro, Bassetti – già presidente della Regione Lombardia, della Camera di commercio di Milano, dell’Associazione delle Camere di commercio italiane all’estero, deputato e tanto altro – propone una volta di più l’idea che convenga passare dal concetto dell’italianità a quello dell’italicità.

Che cosa significa? Che l’insieme degli individui con passaporto sangue e gusto italiano sono almeno trecento milioni nel mondo contro i sessanta stipati nei confini nazionali. Ed è a quella platea allargata che occorre fare riferimento per definire i contorni di un mercato molto più capiente di quello originario e suscettibile di crescere a dismisura.

Non basta. Perché l’affetto del mondo italico per quella che viene considerata la patria d’elezione è così intenso ed esteso che progetti di rinascita culturale economica e sociale potranno ben essere finanziati dagli amanti fuori porta che non chiedono altro che potersi sentire utili all’oggetto dei loro desideri.

A questo vasto programma aderisce da anni Meldolesi che orienta il suo impegno accademico e la conseguente produzione libraria al sostegno della teoria e all’affermazione della pratica cercando di fare proseliti soprattutto nelle regioni meridionali cui si riferisce un buon 70 per cento della variegata platea internazionale.

Nasce così la proposta di promuovere un nuovo Piano Marshall (il poderoso programma di ricostruzione europea conseguente la Seconda Guerra Mondiale) da non far gravare sulle spalle dei deboli governi ma risolto ai portafogli di chi ha fatto tanta fortuna all’estero e vorrebbe condividerla con i meno fortunati rimasti a casa.

La somma di questi capitali, che potrebbero essere davvero ingenti se adeguatamente mobilitati, dovrebbe rappresentare quel fattore in più, quel volano finanziario che oggi manca e che una volta attivato avrebbe il compito di orientare, avviare, completare opere infrastrutturali utili alla crescita ampliando la portata dei fondi europei.

Naturalmente non partiamo da zero nello sforzo di dotare il progetto di una strumentazione che possa renderlo possibile. L’italicità può ben correre sulla rete di Assocamerestero – presieduta da Gian Domenico Auricchio e diretta da Gaetano Esposito – che coordina uffici in 54 paesi e 79 città per 18.000 imprese associate e 300.000 soggetti coinvolti nel circuito.