Italia-Albania, buon vicinato e debiti di riconoscenza

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Il sangue non è acqua, così vuole un detto popolare e, nell’evoluzione di un popolo, porta con sé, almeno in parte, oltre le caratteristiche somatiche, il carattere. Gli Illiri, progenitori delle popolazioni che vissero sulla costa adriatica dirimpettaia, sono stati tramandati dalla storia come gente dedita alla lavorazione dei campi ma pronta a far guerra al primo dissapore con chi, in qualche modo, fosse venuto in contatto con loro. Nella prima metà del primo millennio, alcuni di loro riuscirono a salire sul trono di imperatore di Roma e non brillarono in nessuna delle attività che svolsero nell’esercizio dell’ incarico. Tra i discendenti di quel popolo sono da inserire gli Albanesi di oggi. Per volerla raccontare tutta, i moderni abitanti di quel paese, già dall’ epoca del dittatore Enver Hoxha, sono emigrati dappertutto nel mondo. Per buona parte non si sono comportati da cittadini modello. Il loro premier Rama, sarà perché vuole intrattenere rapporti di buon vicinato, sarà perchè è sincero quando afferma che il suo paese è in debito con l’ Italia, certo è che sono almeno due le volte in cui, in questi ultimi anni, ha dato prova di concretezza dell’atteggiamento suo e del governo che presiede. La prima volta fu per l’ emergenza Covid, quando inviò in aiuto al Paese attrezzature e personale qualificato. Lunedì quel Primo Ministro d’oltremare, ricambiando la visita che la Premier Meloni gli aveva fatto la scorsa estate, ha portato a Roma un’ importante notizia. Quella della disponibilità incondizionata del suo governo a collaborare con quello italiano per quanto riguarda il problema dell’accoglienza di quelle persone in fuga. Vale a dire per l’ospitalità di quanti, definiti da più parte migranti, senza permesso raggiungono come possono l’ Italia. Ha comunicato così che il suo paese potrà ospitare pressoché da subito 36.000 di quei malcapitati, non chiedendo in cambio alcunché. Rama ha motivato tale comportamento precisando che l’ Albania si sente in debito verso l’Italia. Si sarà riferito probabilmente all’ospitalità che il Paese offrì al suo popolo al tempo della dittatura. Il gesto è senz’altro degno di essere tenuto in considerazione, soprattutto se si considera che nella Casa Comune non si sono finora evidenziati precedenti del genere. Troverebbe così conferma l’antica summa contadina che faceva esprimere al patriarca della masseria, rivolgendosi ai componenti della famiglia, soprattutto a quelli più giovani, la raccomandazione di frequentare il più possibile gente di qualità, anche a costo di rimetterci qualcosa. Al di là del bel gesto, il Premier albanese si è accollato l’ onere, soprattutto finanziario, del sostentamento di quei profughi che valgono, per grandi linee, quanto gli abitanti di un paesone o di una cittadina italiana. Per uno stato piccolo e non ricco quale è l’ Albania, mantenere l’ impegno appena preso non sarà la stessa cosa che fare una passeggiata. Anche se ciò non basta, perchè per il Paese, nell’immediato, è importante e necessario avere la disponibilità di qualcuno che si dia da fare per dare una mano agli italiani a mettersi all’asciutto nel significato più ampio dell’espressione. Per quanto riguarda l’economia del Paese, quello attuale resterà certamente nella memoria degli italiani un anno orribile, da dimenticare, potendo, il più possibile. Avviandosi a conclusione, il 2023, anche sotto l’ aspetto dell’ andamento metereologico, ha vuotato il sacco su alcune zone della Penisola, soprattutto nella sua parte centrale. Per le produzioni di ogni genere, comprese quelle agricole, per esempio l’olio, nonchè la manifattura di qualità, tra l’altro quelle dei tessuti e del pellame di pregio, il diluvio che negli ultimi giorni si è riversato sulla Toscana ha completato l’opera di Giove pluvio iniziata alcuni mesi fa. È cosi andata a fare il paio con le alluvioni in Romagna che, durante l’estate, hanno distrutto tutto quanto hanno trovato sul loro percorso. Al momento l’unica costatazione che si può fare senza tema di smentita é che è piovuto sul bagnato, nel senso più completo di quell’ espressione. La ragione di quella affermazione è ancora una volta riassunta in una previsione dal diritto civile. In buona sostanza tutto quanto è accaduto ha già portato un danno, che si amplierà ancora in quanto alcune produzioni industriali, prima di ritornare a regime, hanno bisogno di un tempo di ripristino. Per quelle agricole il motivo è ancor più di immediata comprensione: persa la produzione dell’ anno, bisognerà attendere il successivo per poterne ottenere e commercializzare una dello stesso genere. Tutto quanto appena narrato è riassumibile in una perdita secca di reddito e di capitale fisso. Per rendere più evidente quello stato di fatto lo si può paragonare a un pescatore al quale sfugge la preda portando via con sé anche la lenza, il suo strumento per la pesca, a cui essa aveva abboccato. Una situazione peggiore di quella in cui si trovò il pescatore immaginato da Hernest Hemingway nel romanzo Il vecchio e il mare.