Italia al voto, una partita con la storia importante anche per l’Europa

85

Probabilmente non andando lontano dal vero, si può affermare che il termine affare, declinato nella forma plurale, rende bene il concetto che se ne ha intuitivamente. Vuole esprimere il risultato di una contrattazione che spesso, dopo che l’accordo sia stato raggiunto, si conferma con l’espressione “affare fatto”. Tale dichiarazione ha la portata a tutti gli effetti, seppure informale, della ratifica dell’accordo raggiunto dalle parti. La parola business proviene dal lessico anglosassone e rende in quelle lingue approssimativamente la portata del termine italiano. Se proprio si vuole verificare nei particolari la differenza tra le due versioni, si può dire che talvolta con la versione anglofona si vuole indicare qualcosa di più importante di ciò che generalmente vale in italiano. Con il termine affaires si va in tutt’altra direzione. Si può usare sia al singolare che al plurale e in effetti definisce qualcosa che é altrettanto importante, se non più, della mera vicenda materiale descritta. Cominciò a essere usato in maniera diffusa con la vicenda che coinvolse il Generale Dreyfus al tempo della grande guerra. Si trattò di una storia controversa di spionaggio, tradimento e altri comportamenti deplorevoli che diede spunto a Emile Zola per scrivere il romanzo L’ affaire Dreyfus. Quanto sta accadendo nel mondo nelle ultime ore dopo l’esplosione della bomba mediatica delle elargizioni sottobanco del Cremlino ai governi di un numero rilevante di paesi, sembra essere solo, al momento, l’ equivalente di un sasso lanciato in uno stagno. Quindi sembrerebbe che la guerra per ora sia andata solo poco oltre l’inizio del brillare delle prime cariche. Significa anche che tutto è avvolto in una nuvolaglia che rende difficile fare squadra a coloro che tengono in mano correttamente le redini dei paesi a differenza di omologhi di diverso genere. Al momento sembra che l’Italia sia fuori dall’ammucchiata ma, é noto, quando si sono verificati già episodi non proprio chiari di avvicinamento a chi è autore dell’esecrabile “azione militare speciale” con disinvolta benevolenza, resta la legittima suspicione che una liaison dangereuse sia esistita e continui a esistere. Addirittura per una parte della classe politica del Paese potrebbe essersi attivata una forma di Sindrome di Stoccolma che induce a deformare completamente la portata di quanto sta accadendo. In attesa degli sviluppi di una situazione che si prospetta carica di meraviglie, a Samarcanda é iniziata la conferenza sulla cooperazione dei paesi della parte orientale del mondo. Evento nell’evento è stato il faccia a faccia di Putin con XI, la cui colonna sonora è stata la rimarcata affermazione della necessità di un’alleanza riferita a tutto quanto possa consolidare il legame biunivoco che tiene unite le due realtà. Gli osservatori che stanno seguendo quel summit hanno calcolato che, mettendo insieme tutti i paesi che finora hanno aderito a quella organizzazione strategica, viene fuori che rappresentano ben oltre la metà della popolazione mondiale. Si va così confermando la presenza di due blocchi che si troveranno sempre più l’un contro l’altro armato per l’egemonia mondiale. Seppure al momento per la Cina e gli altri paesi che le orbitano intorno sia lontano il tempo delle cosiddette “Tigri Asiatiche”, è da mettere in conto il loro ritorno in arcione, questa volta in compagnia della Russia. A differenza sostanziale rispetto ai tentativi precedenti di cooperazione, questa volta si troveranno a competere con un Occidente particolarmente defedato e potrebbero avere gioco facile per la conquista di quella egemonia. Gli scenari prossimi venturi restano comunque estremamente aleatori, anche perché al fair play occidentale fa da contrasto il gioco ai quattro cantoni della composita alleanza del Pacifico. La Ue, pur fiaccata economicamente anche se con profondi distinguo tra un paese e l’altro, non sta rimanendo con le mani in mano, al contrario, pur se tra mille difficoltà, sta cercando di imbastire un dopo “tutto”. Esso si Iascia intravedere scuro ma non del tutto, se è vero che anche il suo assetto territoriale alla fine delle ostilità si troverà arricchito dell’ Ucraina. Mercoledì la Signora Commissario della Ue von der Leyen si è recata in treno a Kiev in visita al Presidente Zelensky. Ha confermato a quest’ultimo, cordialmente e platealmente, che l’iter per l’ammissione del suo paese nella Casa Comune sta camminando speditamente. Ha aggiunto che il sostegno dell’ Europa a quel paese resta confermato e, nei limiti del possibile, ampliato. In senso analogo si erano pronunciati sia Biden per gli Usa che Draghi per l’Italia nel corso nel corso delle loro ultime telefonate a Zelensky. Per quanto non avranno un vero significato politico, tale è oramai la situazione in Italia, le prossime elezioni stanno assumendo giorno dopo giorno le caratteristiche di quelle che furono nel dopoguerra e per diversi anni successivi. Mercimoni di ogni genere vengono alla luce a ogni piè sospinto, talvolta già correrati di tentativi di giustificazione a dir poco surreali. Con un probabile risultato dalle caratteristiche più che temibili: l’astensione dal voto. Essa darebbe corpo alle ombre di chi ritiene già da ora il Paese difficile da governare. Tra di essi le società di rating che hanno già iniziato a emettere bollettini con correzioni della crescita al ribasso anche di punti interi. La partita che l’Italia sta giocando con la Storia è estremamente importante non solo per se stessa quanto per l’Europa. L’unica cosa che possano fare gli italiani è resistere e, per una volta non cedere alla considerazione rassegnata che comunque non cambierà niente. Nei pochi giorni che restano prima dell’apertura dei seggi, sarà bene che si concentrino bene sulle figure da mandare al Parlamento. Servirà a poco? Meglio che a niente e la coscienza per un po’ lascerá gli animi in pace.