Israele attacca Libano, Hezbollah lancia razzi. Negoziati su Gaza, prossime mosse?

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(Adnkronos) – L’escalation tra Israele ed Hezbollah infiamma il Medio Oriente. L’attacco preventivo in Libano, come lo ha definito lo Stato ebraico, e i 300 razzi lanciati dal movimento sciita hanno segnato una giornata ad altissima tensione, quasi mettendo in secondo piano i negoziati per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e il rilascio degli ostaggi ancora trattenuti da Hamas.  

I negoziati al Cairo ”stanno procedendo nella giusta direzione”, nonostante un alto funzionario di Hamas abbia detto che non verranno accettate le nuove condizioni poste da Israele, ha reso noto l’emittente israeliana Channel 12 citando funzionari a condizione di anonimato e spiegando che il leader di Hamas Yahya Sinwar è sottoposto a forti pressioni affinché accetti l’accordo. 

”Israele ha posto nuove condizioni per accettare l’accordo e ha fatto marcia indietro su quanto concordato in precedenza. La delegazione ha informato i mediatori della nostra posizione: non accetteremo ritiri da quanto concordato il 2 luglio o nuove richieste”, ha dichiarato l’alto funzionario di Hamas Osama Hamdan al canale Al-Aqsa. 

I negoziatori israeliani ieri sera sono tornati in Israele dal Cairo e discuteranno i prossimi passi con il primo ministro Benjamin Netanyahu. 

Sul fronte libanese, il primo ministro israeliano ha spiegato che l’attacco preventivo di Israele contro centinaia di lanciarazzi in Libano non è che ”il primo passo per cambiare la situazione nel nord” dello Stato ebraico e per permettere ”il ritorno dei nostri residenti in sicurezza nella loro case” al confine con il territorio libanese. Il messaggio di Netanyahu era rivolto a “Nasrallah a Beirut e Khamenei a Teheran, lo devono sapere”. 

”La storia non è ancora finita”, ha avvertito Netanyahu. “Hezbollah ha cercato di attaccare lo Stato di Israele con razzi e droni. Abbiamo ordinato alle Idf di effettuare un potente attacco preventivo per eliminare la minaccia”, ha affermato il primo ministro israeliano.  

”Le Idf hanno distrutto migliaia di razzi a corto raggio e tutti erano mirati a danneggiare i nostri cittadini e le nostre forze in Galilea – ha aggiunto – Inoltre le Idf hanno intercettato tutti i droni che Hezbollah ha lanciato contro obiettivi strategici nel centro del Paese”. 

”L’esercito di Israele ha superato tutte le linee rosse” attaccando Dahyieh e uccidendo vari civili libanesi, ha dichiarato il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, sottolineando che ”fin dall’inizio abbiamo deciso di non colpire obiettivi civili nonostante Israele prenda di mira civili in Libano. Noi vogliamo proteggere i civili in Libano ed è per questo che non prendiamo di mira civili in Israele”. 

In un discorso trasmesso dalla tv legata al gruppo libanese Nasrallah ha sottolineato che ”Israele e non Hezbollah è responsabile della escalation” nella regione. ”La rappresaglia” di Hezbollah nei confronti di Israele per l’uccisione del comandante Fuad Shukr ”è stata rinviata per vari motivi, tra cui la mobilitazione militare di Stati Uniti e Israele”, ha spiegato. 

Hezbollah ha deciso di ”non colpire obiettivi civili e infrastrutture israeliane” nell’operazione mirata a vendicare ”l’uccisione del comandante” Shukr, ma mirava a ”colpire siti militari vicino a Tel Aviv”, ha affermato Nasrallah. ”Avevamo deciso di colpire la base dell’intelligence militare israeliana”, ha aggiunto. 

Hezbollah, ha spiegato ancora, ha lanciato ”più di 300 razzi Katyusha con l’obiettivo principale di tenere occupato il sistema Iron Dome, consentendo così il passaggio dei droni che sono riusciti a entrare nello spazio aereo di Israele”. Il segretario generale di Hezbollah ha inoltre sottolineato che ”per la prima volta sono stati lanciati razzi dalla Valle della Bekaa”. 

Quindi l’annuncio che l’operazione militare di Hezbollah contro Israele è stata completata come previsto, “con precisione”. I miliziani, ha detto, hanno preso di mira la base dell’intelligence militare Glilot a 110 chilometri nel territorio israeliano, a 1,5 chilometri di distanza da Tel Aviv. Nel suo discorso, Nasrallah ha aggiunto che l’esercito israeliano ha iniziato a colpire il Libano 30 minuti prima dell’operazione, ma che le aree prese di mira non avevano nulla a che fare con l’attacco. 

Il leader di Hezbollah ha anche detto che il gruppo si riserva il diritto di lanciare nuovi attacchi contro Israele se ”i risultati” di quelli sferrati ieri mattina non fossero ”soddisfacenti”. Altrimenti, ha affermato, la rappresaglia per l’uccisione del comandante di Hezbollah Fuad Shukr può ritenersi conclusa. 

Israele ieri ha lanciato “una serie di attacchi aerei” in Libano, prendendo di mira obiettivi appartenenti ad Hezbollah in una mossa preventiva, aveva spiegato il portavoce delle Forze di Difesa Israeliane (Idf) Daniel Hagari: il gruppo sarebbe stato pronto per un attacco imminente contro i civili israeliani. “Decine di aerei da guerra” hanno partecipato all’azione, ha dichiarato Hagari in una conferenza stampa, descrivendo l’attacco come “un atto di autodifesa per eliminare le minacce”.  

Poco dopo, Hezbollah ha annunciato di aver lanciato un attacco di razzi e droni su larga scala contro Israele come rappresaglia per l’uccisione di uno dei suoi comandanti di alto livello a Beirut, facendo scattare le sirene dei raid aerei nel nord di Israele.  

Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha dichiarato lo stato di emergenza di 48 ore in tutto Israele.  

Una “risposta” che è stata “uno schiaffo in faccia” per il governo israeliano, ha detto Hamas, elogiando gli Hezbollah libanesi, secondo quanto riporta la tv satellitare al-Jazeera. 

Anche la Jihad Islamica palestinese, come Hamas e gli Houthi dello Yemen, è intervenuta con il suo ‘elogio’ per gli Hezbollah libanesi per aver “lanciato attacchi coraggiosi” contro Israele, che “confermano il rispetto delle posizioni dichiarate e delle promesse”. 

“Questi attacchi hanno confermato che il nemico comprende solo il linguaggio della forza – si legge in una dichiarazione di cui dà notizia la tv satellitare al-Jazeera – e che non può essere dissuaso se non dalla resistenza e dai suoi combattenti”.  

Intanto il segretario alla Difesa statunitense Lloyd Austin ha ordinato di mantenere la presenza di due gruppi di portaerei in Medio Oriente, la Roosevelt e la Lincoln, estendendo la presenza militare statunitense in un contesto di crescenti tensioni regionali. Lo afferma il Pentagono citando un colloquio telefonico tra Austin e la sua controparte israeliana Yoav Gallant. Il Pentagono aveva inizialmente schierato il gruppo d’attacco della portaerei Abraham Lincoln nella regione con un piano per sostituire il gruppo d’attacco della portaerei Theodore Roosevelt.