Tra abbandoni, cementificazioni e cambi di destinazione sono stati persi, nel 2023, altri 4mila ettari di suolo agricolo; un fenomeno dovuto anche all’installazione di impianti fotovoltaici a terra che, in base a una stima Ismea, ha coinvolto poco meno di 400 ettari, il 9,5% del suolo agricolo consumato nell’anno, seppure con una diversa intensità territoriale. A rivelarlo è un focus dell’Istituto servizi per il mercato agricolo alimentare, abbinato al Rapporto Ispra presentato oggi, evidenziando un livello di macro-ripartizioni geografiche, una maggiore incidenza di suoli convertiti a fotovoltaico al Nord, con il 46,5% dei circa 400 ettari, contro il 40% di Sud e Isole e il 13,5% del Centro Italia. Il Veneto, con poco più del 17% del totale, apre la classifica regionale, seguito da Piemonte e Sicilia, con circa il 14% ciascuno e da Lazio e Sardegna rispettivamente con l’11,5% e l’11%. Marginale l’effetto ‘coprente’ in Puglia, con poco più del 2%, e soprattutto in Umbria, Marche, Toscana e Campania , ciascuna con 1%; nessun contributo, invece, da Trentino-Alto Adige, Val d’Aosta, Liguria, Molise e Calabria. Il fenomeno, che implica un effettivo consumo di suolo agricolo ma che, a differenza della cementificazione, non assume carattere irreversibile, precisa Ismea, è interessato per il 51% aree rurali con agricoltura di tipo intensivo per lo più in pianura e collina, il cui L’impatto sul piano economico e produttivo è maggiore rispetto ad altri contesti; il 28% ricade in ambiti classificazione ‘intermedi’, il 13% in aree interne con problemi di sviluppo, soggette anche a fenomeni di spopolamento e solo l’8% in aree urbane e periurbane. Non si tratta dunque di aree marginali; da rilevare, inoltre, una schiacciante prevalenza dei seminativi, per lo più nei territori di pianura; al Centro-Nord riguarda il 95% delle superfici agricole, contro il 77% del Mezzogiorno. Complessivamente, la copertura di suolo nazionale con pannelli fotovoltaici ha cumulato negli anni un’estensione di circa 18mila ettari, tra suoli agricoli ed extra-agricoli.