Finalmente il teatro vero, dove le diverse forme espressive s’intrecciano a ricomporre la dualità tra essere e apparire. Non sembra, ma gli interpreti di “Io la canto così sono due, Finalmente il teatro vero, dove le diverse forme espressive s’intrecciano a ricomporre la dualità tra essere e apparire. Non sembra, ma gli interpreti di “Io la canto così sono due, anzi tre perchè Antonella Morea a tratti torna in coppia con Luisa, compagna di esperienze giovanili, e il canovaccio dei suoi ricami è tessuto a quattro mani con Fabio Cocifoglio: ma è lei la regina del leggero gioco delle parti e si diverte a trasformare gli apparenti attentati identitari in elementi della sua cifra stilistica. Aderendo all’ardita elaborazione concettuale della regia, nel continuo divenire delle sue metamorfosi l’artista è ben attenta a non disperdere frammenti o consentire clonazioni vincendo così la più ardita delle scommesse: quella di esistere, forte, appassionata, ma consapevole che alla solitudine in agguato va ogni tanto concessa la libertà di tradursi in rievocazionievocazioni incantate. Dal palcoscenico del Sancarluccio, ancora una volta, l’onda emozionale entra in sintonia con la sala. Per la bella rassegna Girls di Gianmarco Cesario, Io la canto così è prodotto dalla fondazione Il Torchio della quale è socio fondatore il regista Fabio Cocifoglio. All’interprete fanno ala i musicisti Elio Puccini e Vittorio Cataldi.