Invio truppe in Ucraina, da Nato e Paesi Ue coro di no a Macron

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Roma, 27 feb. (askanews) – Prima presa di distanza, sul fronte occidentale, riguardo all’ipotesi di un invio di truppe di terra in Ucraina. Un’opzione di cui ha parlato ieri, per la prima volta e apertamente, il presidente francese Emmanuel Macron, al termine della Conferenza di Parigi sull’assistenza a Kiev. Secondo il capo di Stato francese, l’invio di militari nel Paese aggredito dalla Russia non è da escludere, anche se su questo punto ancora “non c’è consenso” tra i Paesi europei e gli alleati della Nato. Evidente il rischio sotteso a una simile scelta, e chiarito a tutti – se mai ce ne fosse bisogno – dalla pronta reazione del Cremlino: se l’Occidente invierà truppe in Ucraina, uno scontro diretto tra la Russia e la Nato sarà inevitabile, ha detto il portavoce presidenziale, Dmitry Peskov, definendo le parole di Macron “un elemento nuovo, molto importante”.

Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, è stato tra i primi a smentire una simile ipotesi. “Gli alleati della Nato stanno fornendo un sostegno senza precedenti all’Ucraina”, ha spiegato il leader dell’Alleanza all’Associated Press. “Lo abbiamo fatto dal 2014 e lo abbiamo intensificato dopo l’invasione su vasta scala. Ma non ci sono piani per truppe da combattimento della Nato sul terreno in Ucraina”, ha precisato. Quasi conteporaneo è arrivato anche il ‘no’ della Casa Bianca, che non ha reagito ufficialmente ma ha chiarito tramite un funzionario che né Washington né la Nato pensano all’invio di militari in Ucraina.

Sul fronte europeo, significativa la posizione espressa dalla Polonia, Paese che più di altri avverte il peso della minaccia russa. Durante una conferenza stampa con il capo del governo di Praga, Petr Fiala, il primo ministro polacco Donald Tusk ha spiegato che neppure il suo paese ha piani per l’invio di forze armate oltre la frontiera. “La Polonia non ha piani per l’invio di sue unità (militari) nel territorio dell’Ucraina”, ha detto, seguito con parole analoghe dallo stesso Fiala.

E anche la Svezia, il cui ingresso nella Nato è stato approvato ieri anche dall’Ungheria, ultimo Paese ad autorizzarne l’adesione, ha escluso ogni ipotesi di questo tipo. In un’intervista all’emittente pubblica svedese SVT, il primo ministro Ulf Kristersson ha detto che “al momento” la Svezia “è impegnata a inviare attrezzature avanzate all’Ucraina in diversi modi”. D’altra parte, ha indicato, “non c’è richiesta” di truppe di terra da parte ucraina, ma solo di maggiori munizioni, armi e sistemi difensivi. Quindi, ha aggiunto, la questione “non è attuale”.

Se si sia trattato di una fuga in avanti di Macron lo si capirà nelle prossime settimane. L’ipotesi avanzata dall’inquilino dell’Eliseo, però, è stata confermata stamane dal primo ministro Gabriel Attal: “Nessuna dinamica può essere esclusa. Faremo tutto il necessario per garantire che la Russia non possa vincere questa guerra”, ha affermato il giovane capo del governo di Parigi, pur ribadendo che “non c’è ancora consenso” sull’invio dei militari. E di certo la posizione della leadership francese ha già innescato le prime reazioni anche sul fronte interno. Tra tutte, la voce di Marine Le Pen, esponente dell’estrema destra locale, fortemente critica rispetto alle scelte di Parigi. “Non so se tutti si rendono conto della gravità di una simile affermazione. Emmanuel Macron interpreta il leader della guerra, ma è della vita dei nostri figli che parla con tanta noncuranza”, ha avvertito. “La posta in gioco è la pace o la guerra nel nostro Paese”.