A cura di Antonio Arricale Lo scorso anno la Cina è stata la meta preferita per gli investimenti esteri. In questa speciale classifica il paese del Dragone ha superato anche gli Stati A cura di Antonio Arricale Lo scorso anno la Cina è stata la meta preferita per gli investimenti esteri. In questa speciale classifica il paese del Dragone ha superato anche gli Stati Uniti, che sono stati così scalzati dal podio per la prima volta dal 2003. I dati sono stati diffusi ieri dalla Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo. Numeri alla mano: le fusioni, le acquisizioni e i finanziamenti di società all’estero hanno mobilitato in Cina 128 miliardi di dollari, mentre hanno mosso soltanto 86 miliardi di dollari negli Stati Uniti. Secondo il report delle Nazioni Unite, inoltre, gli investimenti nelle economie in via di sviluppo sempre lo scorso anno è aumentato del 4%, mentre gli investimenti nelle economie sviluppate è diminuito del 14%. Borse asiatiche La Borsa di Tokyo ha chiuso l’ultima seduta della settimana in moderato rialzo, ma limando i robusti guadagni iniziali in scia al rafforzamento dello yen e alle pessime performance registrate dal titolo SoftBank. L’indice Nikkei ha così archiviato gli scambi con un progresso dello 0,39% a 17.674,39 punti mentre il Topix è salito dello 0,11% attestandosi a 1.415,07 punti. Poco mosse le altre principali piazze azionarie asiatiche con Seoul e Hong Kong che si sono mosse attorno alla parità mentre Shanghai arretra dello 0,9%. La giornata è stata ricca di dati macro per il Giappone che hanno mostrato come il paese del Sol Levante stia lentamente uscendo dalla recessione. La produzione industriale è cresciuta dell’1% in dicembre su base mensile dopo il declino dello 0,5% di novembre e contro l’1,2% d’incremento atteso dagli economisti. Secondo i dati diffusi dal ministero nipponico di Economia, Commercio e industria, su base annuale la lettura preliminare indica un progresso dello 0,3% dopo il crollo del 3,7% in novembre. Secondo i dati diffusi dal ministero di Affari Interni e Comunicazione, l’inflazione è rimasta invariata in dicembre al 2,4% di novembre (2,9% in ottobre), contro il 2,3% atteso dagli economisti. Il dato core, escludendo gli alimenti freschi, è sceso al 2,5% dal 2,7% di novembre e contro il 2,6% del consensus. In dicembre il tasso di disoccupazione, secondo quanto riportato dal ministero di Affari interni e Comunica zione, è sceso al 3,4% contro attese degli economisti per una lettura invariata rispetto a ottobre e novembre al 3,5% (3,6% in settembre). La spesa delle famiglie nello stesso mese, secondo quanto comunicato dal ministero di Affari interni e Comunicazione, è scesa del 3,4% su base annua dopo il calo del 2,5% di novembre (-4% in ottobre) e a fronte di attese degli analisti per un declino del 2,3%. Borsa Usa Wall Street archivia la penultima seduta della settimana in rialzo. A New York l’indice Dow Jones ha mostrato una crescita dell’1,31% a 17.461 punti, mentre l’S&P 500 e il Nasdaq Composite hanno archiviato la giornata in progresso rispettivamente dello 0,95% a 2.021,25 punti e dello 0,98 a 4.683,41. A condizionare positivamente la Borsa americana alcune buone indicazioni arrivate dalla stagione degli utili, in particolare i numeri di Boeing. Dal fronte macro da segnalare le nuove richieste di sussidi di disoccupazione che nella settimana che si è chiusa lo scorso 24 gennaio sono scese a 265 mila unità rispetto alle 308 mila unità della precedente rilevazione (dato rivisto da 307 mila unità). Le attese erano per un calo a 300 mila unità. Europa Le principali Borse europee hanno aperto l’ultima seduta dell’ottava in rialzo. Il Dax30 di Francoforte guadagna lo 0,5%, il Cac40 di Parigi lo 0,3%, il Ftse100 di Londra lo 0,4% e l’Ibex35 di Madrid lo 0,3%. A livello settoriale da segnalare il balzo del comparto legato alle risorse di base. Acquisti anche sui petroliferi. Ieri, nonostante le tensioni in arrivo da Atene e il calo del petrolio (il Wti ha aggiornato i minimi dal marzo del 2009) le Borse del vecchio continente hanno chiuso la seduta sopra la parità. A Francoforte il Dax ha evidenziato un incremento di un quarto di punto percentuale a 10.737,87 punti, il parigino Cac40 è salito dello 0,44% a 4.631,43 e l’Ibex ha messo a segno un +0,48% fermandosi a 10.507,6. Appesantita dal -4,34% di Royal Dutch Shell a seguito della presentazione dei risultati (-57% per l’utile netto), Londra ha terminato in rosso dello 0,22% a 6.810,6 punti. A livello di single performance segnaliamo inoltre il +2,62% di Deutsche Bank che nel quarto trimestre 2014 ha registrato un risultato netto di 438 milioni di euro, contro il rosso di 1,36 miliardi di un anno prima (consenso -289 milioni di euro). I ricavi sono aumentati da 6,6 a 7,83 miliardi grazie alla ripresa delle attività legate al fixed income e al trading valutario. Italia Il Ftse Mib segna +0,02%, il Ftse Italia All-Share +0,04%, il Ftse Italia Mid Cap +0,39%, il Ftse Italia Star +0,46%. Ieri Piazza Affari ha chiuso in rialzo nonostante la debolezza dei titoli legati al petrolio, che ha aggiornato i minimi degli ultimi sei anni. Come da attese una delle principali major, Royal Dutch Shell, ha deciso di tagliare di 15 miliardi di dollari i suoi investimenti nei prossimi tre anni. Boccata d’ossigeno per la Borsa di Atene che ha rialzato la testa dopo tre sedute di vendite pesanti. Il Tesoro italiano ha collocato tutti i 6,5 miliardi di euro di Btp a 5 e 10 anni con i rendimenti scesi ai minimi storici. In particolare il decennale è stato collocato all’1,62% dal precedente 1,89%. In questo quadro a Piazza Affari l’indice Ftse Mib ha chiuso con un rialzo dello 0,56% a 20.593 punti. World Duty Free è volata in testa al Ftse Mib con un balzo dell’8,97% a 9,59 euro in scia ai rumors riportati da Bloomberg secondo cui il gruppo svizzero Dufry avrebbe intenzione di presentare un’offerta per l’acquisto del retailer aeroportuale italiano al fine di incrementare la sua presenza globale. Ben comprata Telecom Italia, che è avanzata dell’1,70% a 1,017 euro, dopo che Goldman Sachs ha inserito il titolo nella sua “European focus list”. Tra le banche ancora male Mps (-5,65% a 0,434 euro) dopo che il giorno prima è decaduto il termine per le vendite allo scoperto sul titolo in vigore dallo scorso ottobre. L’azione della banca senese risente inoltre delle incertezze sulla taglia dell’aumento di capitale. Rimanendo nel comparto bancario le vendite hanno prevalso anche Banco Popolare (-0,61% a 11,25 euro) e Popolare di Milano (-2,58% a 0,696 euro). Sono invece finite in territorio positivo Intesa SanPaolo (+1,23% a 2,622 euro), Unicredit (+0,37% a 5,39 euro) e Mediobanca (+2,25% a 7,72 euro). In sofferenza i titoli legati al petrolio dopo che il Wti ha aggiornato i nuovi minimi sotto 44 dollari al barile: Eni ha ceduto l’1,77% a 14,93 euro, Saipem il 4,50% a 7,85 euro e Tenaris il 4,26% a 12, 11 euro.
I dati macro attesi oggi Venerdì 30 gennaio 2015 00:30 GIA Consumi dic; 00:30 GIA Inflazione dic; 00:30 GIA Tasso di disoccupazione dic; 00:50 GIA Produzione industriale (prelim.) dic; 08:45 FRA Consumi dic; 09:00 SPA Inflazione (prelim.) gen; 09:00 SPA PIL (prelim.)T4; 10:00 ITA Tasso di disoccupazione (prelim.) dic; 10:30 GB Indice credito al consumo dic; 11:00 EUR Inflazione (flash) gen; 11:00 EUR Tasso di disoccupazione dic; 11:00 ITA Indice prezzi alla produzione dic; 14:30 USA Indice costo del lavoro T4; 14:30 USA PIL (1a stima, “advance”) T4; 15:45 USA Indice PMI Chicago (settore manifatturiero) gen; 16:00 USA Indice fiducia consumatori (Univ. Michigan) (finale) gen.