Investimenti esteri: il canto della Sirena

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Il neo presidente della Regione Enzo De Luca si dichiara preoccupato per lo stato dell’economia. Ha ragione. Molti indicatori confermano quello che il senso comune suggerisce: il venticello della ripresa qui non è passato. Né può sollevare il morale sapere che le attività non osservate, sommerse e criminali, in qualche modo compensano la debolezza di quelle ufficiali. Che cosa fare, allora? Le proposte possono essere tante e il governatore ne avrà certamente la testa piena. Ne azzardiamo una anche noi partendo dall’osservazione dei fatti e da esperienze che altrove nel mondo hanno avuto successo. Condizione essenziale è guardare alla Campania dall’alto, senza farsi condizionare dai particolari scabrosi che tutti conosciamo. Si tratta di un territorio baciato dalla fortuna, con bellezze naturali e storiche e artistiche senza eguali da godere in un clima mite. Qualità che possono garantire una forte capacità di attrazione, ma non da sole. L’obiettivo è accogliere dieci volte il numero degli attuali turisti, certo, ma soprattutto capitali che si trasformano in occupati che si traducono in consumi che sviluppano nuovi impieghi e così via. Dall’estero gli investimenti dovrebbero fioccare fitti; e i manager inviati a seguire l’andamento degli affari dovrebbero ringraziare per la destinazione cancellando l’affronto di considerare svantaggiato il territorio. L’abissale distanza tra quello che è e quello che potrebbe essere va colmata concentrando l’attenzione sulle infrastrutture materiali e immateriali che servono, sulla formazione dei giovani (come non farlo con sette università e duecentomila studenti?), sull’educazione del personale amministrativo, sull’aumento della sicurezza, sul funzionamento della giustizia. Qualcosa sta già accadendo per via spontanea. E crescono intorno a noi stabilimenti posseduti e gestiti da americani, francesi, cinesi, giapponesi e perfino indiani. Non sarebbe sbagliato, a questo punto, risvegliare di proposito le arti maliarde della Sirena Parthenope e fare di questi luoghi la meta prediletta di chi sappia e voglia coniugare produzione e ambiente, lavoro e tempo libero, in una nobile gara tra chi se ne dimostrerà più degno. Volere è potere.