Internet Day, Napoli dice la sua: la NM2 inventa i tester del web del futuro

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Quel segnale dal cielo non cadde su Napoli ma su Pisa, eppure i nuovi linguaggi della rete sembrano preferire gli accenti partenopei a quelli di chi ha sciacquato i panni nell’Arno. Tra conferenze, festival, pitch, mostre e un (bel) po’ di tam tam politico-istituzionale ieri l’Italia ha festeggiato il 30esimo anniversario del primo collegamento a internet, avvenuto il 30 aprile del 1986 nel più assoluto silenzio mediatico presso la sede pisana del Cnuce, un piccolo istituto del Consiglio Nazionale delle Ricerche. 

ImmagineOvviamente anche Napoli si è unita alla festa del web e lo ha fatto presso il Complesso Monumentale dei Santi Marcellino e Festo della Federico II con una giornata di studio e confronto “A sud dell’Innovazione”. Moderati da Alex Giordano, salernitano, “guru” (la parola significa poco ma rende l’idea) della cultura digitale e stella del marketing online, si sono confrontati esperti, studiosi e testimoni di piccole realtà (per esempio quella di Vascitour, startup che utilizza piattaforma web per proporre viaggi “esperienziali” nei terranei, i “vasci”) insieme ai  responsabili di corporation come Facebook e Google. 

Subito due buone notizie. La prima: l’ateneo federiciano provvederà a digitalizzare e mettere in rete i 150mila volumi della Biblioteca dei Girolamini. Ad annunciarlo è il prorettore Arturo De Vivo: “Se è stato possibile – spiega il letterato – depredare l’immenso patrimonio culturale custodito in quella biblioteca è anche perché con il passare del tempo si è persa la memoria dell’esistenza di molti di quei volumi. La digitalizzazione è un formidabile antidoto all’oblio, la più efficace rappresentazione di come le nuove tecnologie possano rinvigorire le fondamenta della nostra cultura”.
La seconda buona notizia la dà Diego Ciulli, Country Manager di Google Italia, da tre anni impegnata insieme a Unioncamere in “Crescere in digitale”, progetto di formazione online dedicato a giovani Neet, ovvero non più studenti né lavoratori ma non per questo necessariamente “fancazzisti”. Non lo dice esplicitamente, ma è quel che fa intendere il numero uno di Google Italia. “Abbiamo inteso puntare proprio su questa categoria – afferma – ritenendo potesse avere grandi margini di crescita e produttività”. “In Italia abbiamo formato 54mila giovani, e tutti faranno stage in aziende che stanno piano piano rendendosi conto di come un esperto del web e del digitale possa fare la differenza sul piano del business”. “Il nostro caso di successo più rappresentativo – aggiunge –  è quello di un’azienda napoletana che produce caffè e che attraverso il web ha superato una crisi nerissima”.
Il punto è questo: il web non è solo una vetrina per fare commercio, il web per una piccola azienda così come per piccoli artigiani è un autentico certificato di esistenza in vita. A esprimere il concetto meglio di altri è forse un giovane produttore agricolo cilentano appena uscito dal corso di formazione: “È vero che senza soldi non si cantano messe, ma senza internet non si trova nemmeno la chiesa col prete che te la canta”.

pescapeMa a restituire il senso di quel che il network di competenze e conoscenze presenti a Napoli è effettivamente in grado di piantare nella terra di frontiera delle reti è la “NM2”, spinoff della Federico II fondato tre anni fa da Antonio Pescapè, docente di Sistemi di elaborazione delle informazioni. Pioniere negli studi della Net Neutrality, da più di dieci anni impegnato nella ricerca su tecniche e piattaforme di monitoraggio delle reti e per questo premiato nel 2013 con un un Google Faculty Research Award, premio promosso da “Big G” per sostenere le più promettenti ricerche al mondo nel settore dell’Ict, Pescapè è il classico professore cui non piace stare in panchina ma preferisce mettersi in gioco. E i risultati gli stanno dando ragione. Benché giovanissima “NM2 ha infatti già sviluppato un prodotto che gli amanti del circuito startup amano tanto definire “disruptive”. Si chiama Ditgbox ed è un generatore sintetico di traffico in grado di simulare e controllare il flusso presente nelle reti internet. A cosa serve? A testare le reti senza dover necessariamente ricorrere a esperimenti reali molto più costosi.  
I provider hanno necessità di verificare come funzionano le architetture di rete – spiega Pescapè – ed è intuitivo che una cosa è effettuare la verifica dovendo agire con migliaia di utenti in attività, altro è poter ricorrere a delle simulazioni”. Simulazioni “sintetiche ma realistiche” precisa il ricercatore, ovvero assolutamente attendibili. 
La tecnologia sviluppata da NM2, spinoff composto da cinque soci e con tre dipendenti, è stata utilizzata dall’americana East Coast Datacom Inc, che ha fornito il servizio “made in Naples” a un cliente del calibro della Us Navy. Ma intanto si sono fatti avanti altri big: Cisco ed Eutelsat. Come dire: i pilastri di chi lavora alle  infrastrutture della nuova internet guardano (anche) in direzione di Partenope. Non è un bastevole indizio che il Sud sia in fiore, per carità, ma è una prova che nonostante quel che ci si compiace di profetizzare in giro il Sud non è morto.