Intelligenza Artificiale, dalla Ue istruzioni per l’uso

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Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Sabato la Presidente della Commissione Europea ha comunicato una notizia che certamente non mancherà di avere ripercussioni, per lo più positive, anche fuori dei confini della stessa UE. In effetti vari organismi della stessa hanno dato una forma di affidavit a un dossier preparato un’agenzia interna alla Commissione Europea che stava lavorando da tempo sull’argomento. Quale? Non elaborazioni scientifiche o tecniche, ma qualcosa che somiglia molto a un poderoso fascicolo contenente le “istruzioni per l’ uso”. Molto probabilmente sarà opportuno specificare cosa debba essere inteso per “buon uso”, perché fin d’ora, a poca distanza dal debutto ufficiale in società di quella Sorella Maggiore, sono emersi risultati poco confacenti con il quieto vivere provenienti da alcune delle sue applicazioni. Il caso più eclatante sono le fake news, notizie false così ben presentate dai vari mezzi dell’ informazione da essere ritenute vere. Passi che cose del genere siano organizzate una tantum come fece, sul finire degli anni ’30 Orson Welles con il comunicato radio dell’invasione della terra da parte di un popolo alieno. Che possano diventare una spada di Damocle non stop sulla testa della popolazione in genere sarebbe per essa tutt’altro genere di esperienza. Così la UE, prima di ogni altro paese, ha preso l’iniziativa di mettere a punto un elenco di comportamenti da adottare o non, che regolamenti l’uso di quella nuova produzione dell’ ingegno. Essa avrà lo scopo di accompagnare e, se sarà necessario, di far correggere il tiro ai paesi che stanno spendendo molte energie per supportare il suo sviluppo. Come in una sfida a chi fa meglio e prima, che continuerà a oltranza e non vedrà né vincitori né vinti definitivamente. Pur essendo allo stato gli USA e la Cina le due superpotenze che tirano la volata, per ora e per la maggior parte delle applicazioni concrete, le stesse dovranno fare, almeno fin quando adopereranno in maniera corretta la AI, buon viso a cattivo gioco della UE. Quest’ ultima, in buona sostanza, si è eretta quasi di propria iniziativa al rango di tutor dell’intero affare AI. Senza essere peraltro, confortata da attività di ricerca sull’argomento confrontabili con quelle delle due superpotenze innanzi citate. Ma così è e così continuerà a essere, nel senso che l’anno zero di sviluppo concreto per quella invenzione è stato il 2023, mentre quello prossimo dovrebbe essere l’ anno uno. Il condizionale è opportuno perché finora, almeno da un quinquennio a venire avanti, hanno preso forma importanti eventi negativi atti a turbare quell’ attività di ricerca. Qualsiasi produzione dell’intelletto è stata senza ombra di dubbio disturbata, per non dire ostacolata, da eventi negativi, in parte messi in opera dall’umanità o quantomeno da una parte di essa.Tanto è riferito alle guerre che stanno bruciando non lontano dall’Europa, così come dall’Italia. Si aggiunga che esse erano state precedute di non molto dalla pandemia che aveva distorto oltremodo i connotati degli assetti sociali dove si era espressa con particolare virulenza. In base a quanto innanzi descritto, si potrebbe credere che, nell’aver disposto la Ue un vademecum da tenere a portata di mano da parte di chi intenda servirsi della AI, anche se la sua applicazione é stata scansionata in un arco temporale di circa cinque anni, la stessa abbia voluto mettere le mani avanti. É stata invece tempestiva perché è intervenuta quando giá si parla nelle sedi competenti, con sufficiente convinzione di un uso etico di quella invenzione. Tra l’altro è già in dirittura di arrivo una versione più avanzata di AI: l’intelligenza simbiotica. Per ora si può solo dire che essa è qualcosa di ancora maggiore compatibilità con la sua espressione tradizionale, quella umana. Fino all’attualità non è stato proprio così, anzi! C’è ancora tempo per poter operare di concerto, ma è necessario che il Consorzio Umano non lasci passare invano altro tempo. Il rischio è che, in tal modo, si farebbe un secondo pasticciaccio brutto, diverso da quello narrato da Carlo Emilio Gadda. Del resto anche nei campi si usa dire che “chi prepara per tempo l’occorrente, cena all’ ora giusta”.