Insolvenza, Boccuzzi a Napoli: Ecco le sfide per il futuro

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Giuseppe BoccuzziLa sfida più grossa per il futuro è evitare che si ripeta quello che è accaduto con l’ultima crisi finanziaria, quando le banche sono state salvate dai soldi dei contribuenti sancendo di fatto un principio di socializzazione delle perdite che è inaccettabile”: lo ha detto Giuseppe Boccuzzi, direttore generale del Fondo interbancario di Tutela dei Depositi, aprendo a Napoli la 15esima Conferenza annuale dell’”Internazional Insolvency Institute”, una delle più importanti istituzioni mondiali che si occupano di insolvenza e ristrutturazioni. Boccuzzi, introdotto dal presidente della conferenza E. Bruce Leonard, ha parlato della crisi internazionale che ha messo in grave difficoltà il sistema economico e bancario soffermandosi in particolare sul caso Italia dove gli effetti della crisi si sono fatti sentire nel 2011. “Dalla crisi del 2007-2009 l’Italia è uscita bene – ha detto il direttore generale del Fondo Interbancario -. Nella seconda fase, però, quando ci si è iniziati a porre il problema dell’interconnessione tra i rischi delle banche e quelli degli stati, degli spread oltre i 500 basis point, sono iniziati i problemi anche per l’Italia. Le banche hanno iniziato a ridurre il credito all’economia. I prestiti concessi alle banche si sono tramutati in sofferenze. Il sistema delle imprese è andato in buona parte in default. C’è stato un minor credito all’economia non per colpa delle banche ma perché le banche sono diventate più selettive. Così l’economia è andata a contrarsi, c’è stata la caduta del prodotto interno lordo, dei consumi. Oggi stiamo ancora vivendo gli effetti di questa fase. Ci sono segnali deboli di ripresa economia ma non sono ancora duraturi ma si devono consolidare”. Le nuove sfide oggi per Boccuzzi “sono rappresentate dalla realizzazione del nuovo quadro giuridico europeo in materia di vigilanza sulle banche, di gestione delle crisi bancarie, che possiamo riassumere nel concetto di unione bancaria. E’ una grossa sfida per tutti i paesi europei che realizzare le nuove direttive comunitarie. Sicuramente la vigilanza e la gestione delle crisi saranno interessati da radicali cambiamenti con nuovi principi e nuove regole per evitare quello che è successo nel corso dell’ultima crisi finanziaria in cui le banche sono state salvate dai soldi dei contribuenti sancendo di fatto un principio di socializzazione delle perdite inaccettabile. Il nuovo quadro normativo europeo va proprio in questa direzione prevedendo che siano gli stessi azionisti a sopportare le perdite di una crisi bancaria”. Alla conferenza internazionale, per la prima volta a Napoli, sono presenti duecentododici partecipanti provenienti da ogni parte del mondo, da Tokyo a Buenos Aires, da San Paulo a New York, passando per Hong Kong, Mosca, Dallas, Chicago, Kansas City, Honolulu, Singapore e California. Soddisfatto per aver portato a Napoli questo importantissimo evento Lucio Ghia, titolare dell’omonimo studio che insieme allo Studio Magrì ha organizzato la Conferenza.Aver portato a Napoli le delegazioni di 52 Paesi e importantissimi esperti del settore della ristrutturazione bancaria e societaria è un grande orgoglio. Ci sono qui i giudici che hanno avviato a soluzione il caso del crac più grande di tutti i tempi, quello della Leman Brothers, i giudici del caso Fiat Chrysler, e ristrutturatori giapponesi che hanno fatto tantissimo per la riconversione di imprese che sono oggi leader mondiali dei loro settori di mercato. Sono soddisfatto perché ho mantenuto la promessa fatta a Napoli nel 2009, quando fui premiato insieme altri concittatidini napoletani come eccellente all’estero, di portare qui un grande evento internazionale. Spero che da questo nascano anche occasioni di finanziamento per le imprese italiane, che ci sia un ponte con la finanza internazionale”. E Napoli sarà presente nella conferenza non solo come paese ospitante. “Porteremo domani due esempi di ristrutturazioni italiane, la prima, quella dell’Atitech che oggi dopo un fallimento presta con lo stesso numero di operai, dipendenti, circa 800, la sua attività per flotte internzionali. Il secondo esempio riguarda Bagnoli ed è il tentativo di aprire una finestra sulle potenzialità che ci sono a Napoli, un modo per accendere i riflettori sulla ristrutturazione e riconversione di quell’area che rappresenta il futuro della città”. E quindi Cristina Magrì, membro del comitato organizzativo della conferenza, a raccontare come si è arrivati alla designazione di Napoli: “E’ stato un bellissimo lavoro di squadra – dice – abbiamo predisposto nel 2013 un video promozionale per la candidatura di Napoli che competeva con capitali internazionali di grandissimo rilievo. Abbiamo girato la città con la telecamera per presentare le location del convegno insieme ad esponenti illustrissimi del mondo giudiziario, accademico e dell’avvocatura. Con quel video abbiamo sfondato e abbiamo ottenuto la candidatura”. Un evento di caratura mondiale. “Basti pensare – continua Magrì – che l’anno scorso lo stesso evento si è tenuto a Città nel Messico, e che nel 2016 si terra a Tokio, nel 2017 a Londra. E’ una soddisfazione tutta napoletana. La città ha risposto in maniera splendida”. Infine Luciano Panzani, presidente della Corte d’Appello di Roma commenta: “Il fatto stesso che l’International Insolvency Institute, una delle più grandi istituzioni internazionali che si occupano di imprese in crisi e di ristrutturazioni, abbia scelto per la seconda volta l’Italia e in modo particolare Napoli come sede del convegno annuale è un fatto estremamente importante. Come significativo è il fatto che 200 specialisti del settore, si ritrovino qui per discutere temi di importanza internazionale in un momento in cui si sta costruendo la nuova disciplina di insolvenza transfontaliera”.