Inflazione causa delle maggiori disfunzioni dell’economia? Non sempre, spesso ne è soltanto un effetto

Domenica è stato uno di quei giorni in cui, con buona probabilità, molti avranno tentato di fare qualcosa che somiglia a un fotofinish. Si saranno peritate, quelle persone, di capire alla fine della prima stagione dell’anno, l’ inverno, se realmente il mondo occidentale stia entrando nella primavera o la stagione fredda insista per rimanere. Fuor di metafora, si vuol tentare di capire se la primavera, non solo quella astronomica, quanto quella del risveglio dell’economia, stia iniziando a dare segnali di risveglio. O se, come sembra, stiano venendo invece allo scoperto ancora nuovi triboli, di altro genere. Tutto lascia credere che il rapporto causa-effetto stia funzionando a perfezione, malaugaratamente, nelle varie relazioni che si vogliano attribuire ai parametri sotto accusa. Gli stessi che stanno rivelando, inciso a caratteri lapidei, l’incalzare di una nuova povertà, diffusa un po’ dappertutto in occidente, in Italia in maniera particolare. Tale affermazione è verificabile in maniera diretta e immediata. Basta fare gli acquisti quotidiani in qualsiasi tipo di struttura commerciale per avere due conferme: una, che I prezzi dei generi primari, dall’ inizio della pandemia hanno ricevuto e continuano a farlo anche adesso rialzi considerevoli, tutti con percentuale a doppia cifra, stanno crescendo ancora. L’altra è che è successo che la torcia più importante che alimenta il rogo del caro vita, leggasi l’inflazione, non sia più alimentata in gran parte dal gas russo. Esso è stato sostituito da un mix di prodotti di altre parti del mondo e ciò sta facendo abbassare sensibilmente la bolletta energetica. Quindi, se al momento si vuole fare un esame completo delle cause della perdita di potere di acquisto delle entrate degli italiani, non si può prescindere da una considerazione immediata: depurata dell’ incidenza della componente energetica, per quale motivo non sia iniziato ancora un massiccio riposizionamento dei prezzi su livelli di equilibrio decisamente più bassi. Girando la medaglia, balza agli occhi subito che la velocità di quel fenomeno- abbassamento dei prezzi -è meno che proporzionale di quella della diminuzione dei costi energetici. Nello schema della produzione lo sguardo si posa anche su altri fattori che acuiscono il problema. Il primo di essi può essere individuato senza tema di smentita nella produttività. Detto con le stesse espressioni che usano i Coltivatori Diretti, quante unità di prodotto riesca a realizzare un’ unità lavorativa in un lasso di tempo determinato. Confrontando il risultato di tale operazione con quanto avviene negli altri paesi della EU, si nota che quello italiano è il più basso in assoluto. In più, per il Paese sono maggiori le difficoltà a ritornare competitivo perché esso, per molte materie prime, è più dipendemte degli altri condomini della Casa Comune, dovendo acquistare alcune di esse all’estero. Tanto è bastato come argomento di conversazione per i frequentatori del dopolavoro, che la domenica usano indugiare dopo aver bevuto il caffè. Restano così in attesa di ascoltare il vate, il mugnaio che svolge la sua attività appena fuori del villaggio. Lo stesso è ritenuto persona colta in quanto segue ogni giorno tre telegiornali trasmessi da reti diverse. Oltre a tali divagazioni all’arte bianca, sono ancora altre, di potenza analoga alla bassa produttività o poco meno, le pastoie che frenano il Paese: in primis la dinamica della remunerazione del lavoro che, in Italia, non è riuscita a adeguarsi agli aumenti dei prezzi di tutti i beni, sia di consumo che di investimento. E’ a questo punto che può succedere qualcosa di simile a quanto accade alle slitte da lunapark: arrivate al culmine della salita, può verificarsi che non riescano a superarlo e quindi che ritornino, a marcia indietro e a tutta velocità, verso il punto di partenza. Detto con qualche pretesa in più di quanto dichiarato dal mugnaio, va aggiunto che, crollando la domanda di beni e servizi, si è contratta anche quella del lavoro. Sta succedendo quindi che il Paese, giá debole per la pandemia, venga fiaccato dal precipitare della spesa di ogni tipo. In questa settimana a Bruxelles i capi di governo della EU si incontreranno per adottare, tra le altre misure in agenda, quelle necessarie per contrastare questo genere di fenomeni. Nel frattempo L’ unico atteggiamento consono che si può adottare è quello di rimanere in fiduciosa attesa. Cioè che, accantonate le polemiche, si proceda finalmente per iniziare a operare per ripartire con fatti invece che con dichiarazioni altisonanti. Lascerebbero, quelle stesse, il tempo che trovano e null’altro.