Indagine parlamentare su emergenza idrica a Latina: nel mirino anche la napoletana Abc

68

 

 Il deputato Claudio Fazzone presenta un’interrogazione parlamentare sull’emergenza idrica nel basso Pontino. Ecco il testo integrale. “Ai Ministri dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e delle infrastrutture e dei trasporti – Premesso che: i cittadini dei comuni del Lazio e della provincia di Latina stanno affrontando i disagi legati alla gravissima crisi idrica che sta creando, soprattutto per la concomitanza con la stagione estiva, problemi anche sul fronte dell’igiene e della sanità pubblica; tale emergenza sta mettendo in ginocchio, non solo i cittadini, costretti a confrontarsi ogni giorno con rubinetti a secco, ma anche attività commerciali, imprese, settori chiave per l’economia del Lazio e della provincia di Latina come il turismo e l’agricoltura; in particolare, nei comuni del sud della provincia di Latina l’abbassamento strutturale dei livelli delle centrali di produzione di riferimento, Mazzoccolo e Capodacqua, sta acuendo giorno dopo giorno i disagi a carico dei cittadini costretti a restare diverse ore al giorno in assenza totale di acqua, con l’aggravante che con la stagione estiva le già esigue risorse disponibili diventano inesistenti considerato che la popolazione in questa area costiera raddoppia passando da 100.000 a 200.000 abitanti; nel sud della provincia di Latina, costituita da comuni costieri, che vivono soprattutto di turismo nel periodo estivo, la crisi idrica sta mettendo in ginocchio un intero comparto con ricadute negative per l’economia, causate dalle disdette imposte alle strutture ricettive ed alberghiere impossibilitate ad offrire servizi efficienti ai propri clienti; la crisi idrica combina, inoltre, come sottolineato dal gestore del servizio idrico integrato dell’Ato4, Acqualatina SpA, fattori strutturali, quali l’abbassamento dei livelli dell’acqua all’interno delle centrali di produzione, in particolare di Mazzoccolo e Capodacqua e fattori contingenti, e non prevedibili, legati all’anomala ondata di siccità degli ultimi mesi e richiede interventi urgenti, straordinari e risolutivi; di fronte a tale situazione, la Conferenza dei sindaci dell’Ato4 ha chiesto alla Regione Lazio di richiedere lo stato di calamità, così come previsto dall’art. 5 della legge n. 225 del 1992; il 19 giugno 2017 si apprende dalla stampa che per fronteggiare la gravissima emergenza idrica si è ricorso all’utilizzo di navi cisterne approdate al porto di Gaeta per l’approvvigionamento di acqua destinato ai cittadini del sud pontino; la cisterna galleggiante trasporta 3.000 metri cubi di acqua pagati da Acqualatina SpA, la società che gestisce le risorse idriche nell’Ato4, 11 euro al metro cubo alla Idra Porto di Napoli Srl controllata dall’Autorità portuale del mar Tirreno centrale, che acquista acqua per forniture nei porti di Napoli, Castellamare di Stabia e Salerno nonché per eventuali altri clienti; il 3 luglio 2017, a quanto risulta all’interrogante, sul quotidiano “Editoriale Oggi” è stato pubblicato un articolo dal titolo “L’acqua regalata diventa un business. L’altra faccia della siccità – II viaggio aureo della nave cisterna che deve salvare il sud della provincia dalla crisi. Paga la Regione”, che solleva non pochi dubbi rispetto al ruolo e alle responsabilità che in merito dovrebbe avere la Regione Lazio; stando a quanto riportato nell’articolo, chi vende l’acqua a Idra Porto è la società pubblica di gestione del servizio idrico Abc Napoli, che non distribuirebbe solo acqua derivante da sorgenti proprie; un terzo circa (29 per cento) dell’acqua, infatti, la Abc Napoli la comprerebbe a sua volta da Acqua Campania, la società per azioni concessionaria di tutti gli acquedotti della Regione Campania che, stando a quanto riportato nell’articolo stampa, preleverebbe acqua in modo gratuito dalla sorgente Gari, che si trova sotto l’Abbazia di Monte Cassino; Acqua Campania SpA risulterebbe essere titolare del contratto dal 1993, quando a stipulare l’accordo c’era Eni Acqua Campania, dunque una società pubblica, e dall’altra parte la Regione Lazio, un ente pubblico; da quel momento 3.000 litri al secondo sarebbero stati dirottati dal Lazio verso l’altra regione, convogliati nell’acquedotto occidentale della Campania, che la spinge giù a Napoli per quasi 70 chilometri; la sorgente Gari, che si trova nel territorio del Comune di Cassino, a 42 chilometri di distanza dal porto di Gaeta, è di proprietà dello Stato italiano, ma sarebbe gestita dalla Regione Lazio; rispetto alla data in cui fu siglato l’accordo di captazione a titolo gratuito, Eni Acqua Campania è diventata la SpA Campania, partecipata per il 47 per cento da Caltagirone Holding SpA e per un altro 47 per cento da Veolia Italia SpA, le quali sono fornitori (in percentuale) della SpA pubblica Abc Napoli che a sua volta è il venditore di Idra Porto, che è il venditore di Acqualatina, partecipata al 49 per cento da Veolia; tale situazione, se trovasse riscontro nei fatti, evidenzierebbe il paradosso di una Regione, come il Lazio, che pagherebbe 11 euro al metro cubo l’acqua derivante da una sorgente pubblica, che, come tale, dovrebbe essere messa a disposizione in modo gratuito ai cittadini del territorio; la gravità dell’emergenza in atto richiede a parere dell’interrogante immediati ed urgenti interventi per dare risposte ai cittadini esasperati dalla situazione in cui sono costretti a vivere; considerato che: la società Acqualatina SpA (e Veolia) non ha alcun contatto contrattuale diretto con Acqua Campania SpA (e Veolia), ma indirettamente l’acqua potabile che si sta acquistando per i comuni del sud della provincia di Latina arriverebbe in parte da Veolia medesima; se le notizie stampa fossero confermate, è evidente che la Regione Lazio, per 25 anni, avrebbe “regalato” all’acquedotto di Acqua Campania SpA quantitativi di acqua, che potevano essere utilizzati per il proprio territorio, evitando la gravissima emergenza in atto; al danno si aggiungerebbe la beffa, qualora la Regione Lazio concedesse i fondi straordinari necessari a pagare gli interventi dovuti alla siccità, compresa la fornitura delle navi cisterna, poiché andrebbe a pagare 11 euro al metro cubo una risorsa pubblica che, in quanto tale, dovrebbe essere messa a disposizione delle comunità e di cui invece, in modo gratuito, ne starebbe usufruendo la società Acqua Campania SpA; le sorgenti del Gari rappresentano uno dei bacini idrici sotterranei più ricchi d’Europa; rilevato che: già il 9 dicembre 2012, in un’inchiesta comparsa sul quotidiano “la Repubblica”, era emerso lo scandalo connesso al “giro dell’acqua”, che vedrebbe protagonista la Regione Lazio, la quale donerebbe gratuitamente l’acqua alla società della Campania e successivamente la riacquisterebbe, a discapito dei contribuenti laziali, per una somma che si aggirerebbe intorno a circa 7 milioni di euro anno; a quanto risulta dalle notizie in possesso, inoltre, la Regione Lazio da 15 anni starebbe già pagando un importo di circa 6 milioni di euro all’anno per l’approvvigionamento idrico derivante dalla fonte del Gari per le isole di Ponza e Ventotene; il 5 luglio 2017, si apprende dalla stampa, che il presidente della Regione Lazio avrebbe firmato il decreto per la richiesta di riconoscimento dello “stato di calamità naturale”, a seguito degli eventi eccezionali di natura meteorologica, che hanno causato la grave emergenza siccità nel Lazio e nella provincia di Latina; nell’interesse dei cittadini della provincia di Latina e del Lazio risulta essere fondamentale chiarire quanto sta accadendo, facendo luce, una volta per tutte, sull’evidente paradosso di una Regione, che regala di fatto l’acqua, per poi ricomprarla dalla società Acqua Campania SpA e a caro prezzo; non è più procrastinabile a giudizio dell’interrogante mettere in atto ogni intervento urgente, al fine di dare risposte ai cittadini esasperati e allo stremo, per l’assenza di acqua e per l’economia di un intero territorio che sta subendo già oggi danni concreti e consistenti in settori chiave, quali il turismo e l’agricoltura, si chiede di sapere: se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti elencati in premessa e se gli stessi corrispondano al vero; stante la drammatica situazione in cui versano i cittadini dei comuni del sud della provincia di Latina, esasperati dalla gravissima emergenza in atto, anche in concomitanza con la stagione estiva e gli operatori del settore turistico ed agricolo, visto il decreto contenente la richiesta per il riconoscimento dello “stato di calamità naturale” firmato dal presidente della Regione Lazio il 5 luglio 2017, considerato che la sorgente del Gari dista solo 42 chilometri dal porto di Gaeta e quindi dal sud della provincia di Latina, quali azioni urgenti, immediate e straordinarie, intendano mettere in atto, affinché la Regione Lazio si assuma le proprie responsabilità, mettendo da subito a disposizione, gratuitamente e senza oneri aggiuntivi, delle comunità interessate le risorse idriche derivanti dalla sorgente del Gari, di cui la Regione Lazio risulta proprietaria; se intendano, considerata la gravità dei fatti esposti, assumere con la massima urgenza ogni provvedimento di loro competenza, per contrastare speculazioni a danno dei contribuenti del Lazio e garantire ai cittadini il diritto di usufruire di beni pubblici di prima necessità”.