A cura di Pietro Funaro e Giulia Martelli Il nostro viaggio nella sanità campana ci porta questa volta a Benevento e nella sua provincia. Anche in questo A cura di Pietro Funaro e Giulia Martelli Il nostro viaggio nella sanità campana ci porta questa volta a Benevento e nella sua provincia. Anche in questo caso, come nell’avellinese, si è in presenza di strutture pubbliche prestigiose a livello nazionale e di cliniche e case di cura private di grande importanza. L’Azienda Ospedaliera Rummo, ad esempio, costituisce uno dei plessi più noti nella zona per la qualità dei servizi offerti e per la centenaria storia che la contraddistingue. Sebbene la sua nascita sia piuttosto recente, è da attribuire al 1615 l’origine dell’ “antenato” ospedale “San Diodato” dell’ordine dei Fate bene fratelli, già convento femminile. Nel periodo napoleonico questo nosocomio venne soppresso e in seguito ripristinato sempre sotto la guida dell’Ordine religioso. Protagonista di alterne vicende durante il periodo risorgimentale, nel 1922 il “San Diodato” accoglieva una utenza di solo sesso maschile. L’edificio fu poi distrutto nel 1943 dai bombardamenti della seconda guerramondiale e ricostruito nella zona della Pacevecchia: il nuovo ospedale sarebbe stato il “Gaetano Rummo”, ereditando il nome da un illustre clinico beneventano, docente presso l’Università di Napoli Federico II. Accanto al primo edificio oggi ne sorgono altri cinque, per uno spazio complessivo di circa sessantamila metri quadrati. I padiglioni ospitano i vari reparti della struttura ospedaliera che negli anni si è imposta nel panorama sanitario nazionale (e non solo) come centro di eccellenza per quanto riguarda, ad esempio, gli interventi chirurgici su tumori cerebrali. La struttura diretta dal professor Giuseppe Catapano nel 2013 ha fatto registrare un tasso di mortalità a 30 giorni dall’intervento pari a 1,75 dei casi, ben un punto percentuale meglio della media nazionale. Non a caso il reparto cittadino ha eseguito in quell’anno ben 262 interventi, secondo in Campania soltanto al Policlinico universitario Federico II di Napoli che effettua 313 interventi e un tasso di mortalità inferiore all’1 per cento. Un aggiornato sito web della struttura consente di usufruire di diverse funzioni utili a velocizzare le prestazioni dei servizi e monitorare i tempi di attesa. Non solo il Rummo, a Benevento c’è anche un altro presidio ospedaliero dalla storia secolare: il Sacro Cuore di Gesù Fate bene fratelli. Il complesso che ospita il presidio fu infatti inaugurato ufficialmente il primo gennaio del lontano 1894. Questo si caratterizza soprattutto per l’ottima performance nel campo cardiovascolare. Il nosocomio cittadino può vantare uno degli indici di mortalità più bassi della Campania a seguito di infarto acuto del miocardio: 6,8 per cento. Molto meglio della media nazionale che si attesta al 9,3 per cento, oltrepassata dal Rummo al 12,3 per cento. Ancora una struttura pubblica, questa volta dislocata in provincia: il Sant’Alfonso Maria de’ Liguori. Si tratta di un plesso ospedaliero di primo livello in termini di emergenza e pronto soccorso che si trova a Sant’Agata dei Goti. In seguito al Decreto n. 49/2010 di riordino del comparto, in esso sono confluite le Unità Operative del Presidio ”Madonna delle Grazie” di Cerreto Sannita e quelle del Presidio ”San Giovanni di Dio” di Sant’Agata dei Goti. Spostando l’attenzione sui centri ospedalieri privati, è possibile imbattersi in complessi sanitari sia a Benevento città che in provincia. La Casa di CuraNuova Clinica Santa Rita, attiva dal 1997, è una casa di cura privata, dotata di ottanta posti letto di ricovero. Sempre in città si trova Villa Margherita, composta da un edificio che accoglie un complesso di attività riabilitative ospedaliere, in ambito cardiologico, pneumologico, neurologico ed ortopedico. A Telese Terme troviamo tre strutture convenzionate con il Sistema Sanitario Nazionale: la Casa di cura San Francesco: leader in provincia per quanto attiene gli interventi al ginocchio in artroscopia, con lo 0,3 per cento di casi operati che richiedono un nuovo intervento nei sei mesi successivi, l’Istituto di Riabilitazione Maugeri, caratterizzato da un’attività clinico-assistenziale e di ricerca orientata alla diagnosi e alla cura delle malattie professionali, alla prevenzione e definizione dei rischi da attività produttive e alla riabilitazione di persone che soffrono di disturbi di natura cardiovascolare, respiratoria o neuromotoria, dovuti a patologie post-acute e croniche fortemente disabilitanti, e di pazienti oncologici e, infine, la Casa di Cura Gepos (Gestione Progetti Ospedalieri Sanniti), nota per le sue tante collaborazioni con gli atenei più prestigiosi d’Italia. Nella stessa Sant’Agata dei Goti troviamo poi il CentroMedico Erre, struttura privata di diagnostica e di riabilitazione. Purtroppo, quando si parla di sanità in Campania, il pensiero corre veloce ai conti in rosso, ai casi di malasanità o alla fuga dei pazienti verso gli ospedali del nord Italia ignorando, che anche nella nostra regione esistono delle strutture di tutto rispetto. L’auspicio è che oggi, alla luce del tanto agognato pareggio di bilancio, mentre qualche spiraglio di luce sembra filtrare anche per quanto riguarda il parziale sblocco del turnover, i cittadini possano tornare a “fidarsi” della sanità nostrana.