In Romania Parlamento frammentato: vince Psd ma estrema destra cresce

10

Roma, 2 dic. (askanews) – Quando lo scrutinio è quasi terminato, con il 99,1% delle schede scrutinate, i Socialdemocratici romeni (Psd), il partito di governo filoeuropeo, conferma i risultati proposti dagli exit poll, attestandosi al primo posto nelle elezioni legislative sia alla Camera che al Senato. Un risultato confortante, dopo lo schock del primo turno delle presidenziali che ha visto vincere l’outsider filo-russo Calin Georgescu, ma non del tutto rassicurante, perché l’estrema destra è cresciuta in maniera significativa, portando tre partiti in Parlamento, un risultato mai visto: le tre formazioni sovraniste, Aur, Pot e Sos Romania insieme sono al 30% delle preferenze, il triplo di quanto raccolto appena quattro anni fa.

C’è attesa, quindi, per la decisione della Corte costituzionale sul riconteggio del primo turno delle presidenziali. Le autorità hanno messo in dubbio l’influenza russa nell’attuale contesto regionale e il ruolo della piattaforma TikTok. L’Alta corte potrebbe decidere oggi di annullare il voto e di ripeterlo a metà dicembre. Il ballottaggio di domenica 8 dicembre per Palazzo Cotroceni, tra Georgescu e la riformista Elena Lasconi è quindi sempre più in bilico e potrebbe avere conseguenze su tutto il panorama politico romeno. Il presidente ha infatti il compito di nominare il premier e il rischio è un’alleanza nazionalista tra capo di stato e governo che potrebbe far cambiare il corso europeista di Bucarest e il posizionamento strategico del Paese anche in chiave Nato.

Intanto, se il primo ministro socialdemocratico Marcel Ciolacu, eliminato domenica scorsa dalla corsa presidenziale, si è rallegrato del primo posto ottenuto dal suo partito, ha preso anche atto della spinta nazionalista: “I romeni hanno inviato un segnale importante alla classe politica”, quello di continuare sulla strada europea “ma anche proteggere la nostra identità e i nostri valori nazionali”.

L’estrema destra, divisa tra diversi gruppi accomunati dall’opposizione al sostegno a Kiev in nome della “pace” e dalla difesa dei “valori cristiani”, ha invece rivendicato la vittoria. “Oggi il popolo romeno ha votato per le forze sovraniste”, ha dichiarato il leader del partito AUR (Alleanza per l’Unità dei Romeni), George Simion, che ha ottenuto il 18% dei voti. “Questo è l’inizio di una nuova era in cui i romeni rivendicano il diritto di decidere del proprio destino”, ha aggiunto, mentre il tasso di partecipazione ha raggiunto il livello più alto degli ultimi due decenni (52%) per le elezioni legislative. L’Aur è pronta ad assumersi la responsabilità di governo, ha aggiunto Simion, e ha lanciato un appello alle istituzioni statali affinché permettano la “transizione democratica” del potere.

Appello raccolto e rilanciato a sua volta dalla controversa presidente del partito Ssos Romania, l’eurodeputata di estrema destra e filo-Mosca Diana Sosoaca che ha chiesto agli altri partiti sovranisti un’alleanza per entrare nel governo. Anche il nuovissimo Partito dei giovani (Pot), altra formazione nata da una costola di Aur, è entrato in Parlamento: hanno ottenuto rispettivamente con il 7,5% e il 6,2% dei voti.

Dalla caduta del comunismo nel 1989, il Paese non aveva mai vissuto una svolta simile: i motivi dell’onda sovranista vanno ricercati nella rabbia di gran parte dei 19 milioni di romeni che protestano per le difficoltà economiche e la guerra dall’altra parte del confine.

L’avanzata della destra, però, potrebbe essere bloccata in Parlamento da una possibile alleanza delle forze moderate: il partito Liberale (14,4%), l’Udmr (6,5%) e l’Usr (12%), insieme al Psd. Diversi leader politici hanno già lanciato appelli per un “governo di unità nazionale” pro-europeo. “Uniti possiamo fare miracoli”, ha detto la leader dei centristi dell’Usr (12%), Lasconi aggiungendo che “dopo questi giorni da incubo”, bisogna mettere da parte le liti tra i partiti per difendere la “democrazia” e l’indipendenza della Romania dalla Russia.