In ricordo di Ettore Bernabei, un protagonista che fece la storia della tv

257

di Giancarlo Elia Valori 

Un anno fa, sabato 13 agosto, veniva a mancare Ettore Bernabei. Un uomo di straordinarie virtù, che sapeva coniugare cultura, umanità e intelligenza, attraverso una straordinaria attitudine a leggere in sincrono gli eventi della storia, degli affari pubblici, della fede e dei fenomeni sociali, tanto da renderlo capace di ampie e incomparabili visioni. Il suo ricordo, oggi molto forte, non passerà. Di lui si potrebbe parlare per giorni, perché tutta la sua vita è stata dedicata alla cultura, al giornalismo, di cui fu esponente prestigioso: stimatissimo direttore del “Giornale del Mattino di Firenze”, de “Il Popolo” (l’organo della Democrazia Cristiana) e direttore generale della Rai, dal 1961 al 1974; nonché direttore, e poi presidente, di Italstat, dal 1974 al 1991, e fondatore, nel 1992, della casa di produzione cinematografica Lux Vide.
La sua personalità semplice in apparenza, era dominata dall’affetto per i propri cari. Ho detto “semplice” in apparenza perché, pur amando la semplicità, era un uomo così colto, così sensibile, che doveva avere infinite corde nel suo animo pronte a vibrare alle più svariate emozioni e sollecitazioni derivanti da elette virtù cristiane, morali, culturali, professionali, pure corroborate da sani principi di lealtà, giustizia, generosità e onestà. Pertanto il suo “Io” era costantemente impegnato in questa ardua e tenace lotta che lui, da vero gentiluomo d’altri tempi, portava avanti quotidianamente con grande signorilità. Era un uomo che apparteneva ad un’epoca diversa: generoso, spontaneo, leale, pronto però a far valere i suoi forti ideali. Fu quindi un condottiero di ideali e di cultura, un notevole interprete della sua Toscana e della toscanità, scandagliando le più remote caratteristiche di questa nobile e incantevole terra: dalla dignità di “lingua letteraria” ai più alti valori spirituali. E proprio da qui: dall’Argentario, da un luogo che amava tanto, è ripartito per fare ritorno nella Casa del Signore e del popolo di Dio, lasciando soprattutto a chi scrive un grato ricordo della sua straordinaria figura, che ha rappresentato anche un punto di riferimento forte e saldo dell’amicizia. Quella vera! Simbolo di onestà intellettuale e di estrema coerenza. Perciò l’esempio che si possa avere di lui sia proprio quello di riflettere su come applicare oggi i suoi apprezzati insegnamenti, che si fondono su valori immutabili, ad un mondo che è completamente cambiato.
Lo storico direttore della Rai
Vero protagonista della vita civile e della cultura nazionale, nonché autorevole interprete del cattolicesimo democratico, Ettore Bernabei è stato uno dei padri dello sviluppo della televisione pubblica in Italia, poi si è appartato nelle stagioni successive. Ma forte è rimasta la sua impronta manageriale e culturale ad ampio raggio, come una delle più brillanti espressioni della classe dirigente nazionale.

1.

Questi tratti dell’uomo disegnavano per me un autorevole Maestro: mi volle in Rai, come diretto collaboratore per le relazioni internazionali, in un’epoca cruciale per la storia della televisione, quella del monopolio televisivo pubblico. Vero cultore di un giornalismo di qualità, in un periodo di mutamenti e grandi innovazioni, ha ricevuto riconoscimenti unanimi anche per le sue grandi capacità organizzative. Ricordo il forte impegno che quotidianamente ne ispirava l’azione, sempre incisiva e significativa nella missione di educare la Nazione, rappresentando la migliore garanzia di successo nell’ottimizzare al meglio il prodotto e nel valorizzare i vari talenti. Fu proprio lui a lanciare le gemelle Kessler. Era una Rai impegnata a garantire il pluralismo di idee, senza distinzioni di partiti, e ad essere sensibile ai temi di libertà e giustizia sociale. Cioè di quei valori fondamentali della Democrazia nel nostro Paese. Ridiede quindi adeguato spazio nelle Tribune politiche anche alle forze minori, ma principalmente alla diffusione della cultura, con un occhio sempre attento al lessico e al rispetto della dignità umana. Sotto il suo controllo vennero prodotti ammirati approfondimenti, come Tv7 e sceneggiati ispirati ai classici della letteratura: l’Odissea, i Promessi Sposi, i Fratelli Karamazov, nonché tante serie televisive, tra le quali: gli Atti degli Apostoli per la regia di Roberto Rossellini, Mosè e Gesù di Nazareth diretti da Franco Zeffirelli.
Quell’esperienza così esaltante in Rai, ha avuto per me un significato speciale anche per la sua presenza autorevole, in cui etica della responsabilità, primato della coscienza e necessità delle regole trovavano perfetta sintesi ed equilibrio. Quindi, non solo etica come responsabilità pubblica nell’agire, ma anche un’ideale, da cui non si scostava mai. Con il rigore di cui lui solo era capace. Un grande Maestro di vita! Questo è stato per me Ettore Bernabei. Non solo! Con lui ho condiviso una stretta vicinanza a Fanfani e La Pira, nonché ai cardinali Roncalli e Montini, allora corroborata dal forte senso di appartenenza alla FUCI, la Federazione universitaria cattolica italiana.
Il giornalista che diventò super manager
Dopo aver lasciato la direzione generale della Rai, nel 1974 iniziò la sua seconda vita da super manager, andando a dirigere l’Italstat, una finanziaria a partecipazione statale specializzata nella progettazione e costruzione di grandi infrastrutture ed opere di ingegneria civile. In quell’anno la società aveva un capitale sociale di 100 miliardi di lire ed un fatturato annuo di 450 miliardi di lire. Quando, nel 1991, Bernabei ne lasciò la presidenza, l’Italstat aveva un capitale di 1.500 miliardi di lire e un fatturato annuo di 6 mila miliardi di lire. Poi, nel 1992, il ritorno al settore televisivo con l’istituzione della casa di prodizione “Lux Vide”, dove ha offerto un prezioso contributo all’arte attraverso la realizzazione di fiction d’altissimo livello, che hanno saputo parlare al pubblico con un linguaggio moderno, coinvolgente, mai banale. Ha, inoltre, realizzato, in coproduzione europea, programmi e sceneggiati trasmessi da network in Italia, Germania, Francia e Stati Uniti, riguardanti un ammiratissimo ciclo di fiction sulle “vite dei Santi”, che hanno avuto il merito di mandare un messaggio di fraternità, con proiezioni nell’incarnata storicità, della missione d’amore e di pace.

2.

In tale contesto vanno ricordati: “Le storie della Bibbia”, la serie televisiva di ventuno film tratti dall’Antico e dal Nuovo Testamento, trasmessi dalla Rai in Italia e in altri 143 paesi grazie alla collaborazione del produttore franco-tunisino, il comune amico Tarak Ben Ammar; alla rivisitazione di numerosi capolavori della letteratura (Anna Karenina, Guerra e pace); poi la fortunata fiction di don Matteo, nata da una sua idea ispirata dal padre Brown di Chesterton, oltre a tante altre, tra cui l’atelier Fontana, delle sorelle della moda. Ma tra le sue opere, di particolare significato e rilevanza, vi è la realizzazione della fiction sulla vita di Papa Wojtyla, “Giovanni Paolo II”, un’opera colossale che ha fatto rivivere agli oltre dieci milioni di telespettatori l’eroico sforzo di San Giovanni Paolo II. Il quale, sin dai primi passi del suo pontificato, ha percorso, con coraggio e spirito di sacrificio, le vie di tutti i Continenti, come Pellegrino di Pace e d’Amore, portando dovunque la parola di evangelizzazione e di riconciliazione nella prospettiva di condurre l’umanità, nelle sue varie confessioni religiose, nella Casa del Padre Comune, e di creare una società universale a immagine e somiglianza di Cristo Redentore.
Tale iniziativa è anche una lettura artistica del quadro che illustra, con maestria ed in modo meravigliosamente ispirato, il luminoso percorso di San Giovanni Paolo II, pur conservando il suo carattere di vera creazione cine-televisiva unica ed irrepetibile nel suo genere. In conclusione, affermo che “ciascuno di noi vive finché esiste nel cuore egli altri” e ciò è quanto mai valido per questo autorevole Maestro, che vivrà sempre nel cuore di coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerlo. Nel cuore di chi non ha potuto conoscerlo, Ettore Bernabei vivrà attraverso le sue “creature” del piccolo e grande schermo.