La Campania ha registrato nell’ultimo decennio una crescita del PIL pro-capite maggiore rispetto al Mezzogiorno e alla media italiana, registrando[1] un tasso di crescita medio annuo del +1,7% nel periodo 2011-2022. Tuttavia, la regione è caratterizzata da un forte potenziale inespresso, specialmente per quanto riguarda l’occupazione giovanile che per i laureati in Campania è del 70,8%, contro una media nazionale dell’81,6%. La Campania si conferma invece leader nel Mezzogiorno in settori industriali chiave come l’agroalimentare, l’aerospaziale e il turismo, consolidando la sua importanza sia a livello nazionale sia internazionale.
Queste alcune delle evidenze emerse dal report realizzato da Deloitte intitolato “Why Campania – Il bello di fare impresa nella regione traino dello sviluppo del Mezzogiorno”. Lo studio presentato oggi presso l’Unione degli Industriali di Napoli, offre un’analisi economica della Campania, mettendo in luce le potenzialità della regione e gli strumenti per migliorare la produttività e l’occupazione.
“La Campania il suo ruolo primario nello sviluppo del Mezzogiorno, grazie a quei settori che storicamente ne hanno caratterizzato il tessuto economico e all’interno dei quali si sono affermate delle eccellenze. Non bisogna però dimenticare il potenziale inespresso rappresentato dai giovani, il numero di quelli che non lavorano potrebbe essere ridotto tramite politiche del lavoro dedicate e una valorizzazione dell’offerta formativa terziaria basata su discipline STEM. Invece, maggiori investimenti per la digitalizzazione della PA potrebbero essere un driver di crescita delle imprese, per le quali sarebbe opportuno incrementare il ricorso alle procedure concorsuali o di M&A per ridurne i tassi di mortalità”, commenta Mariano Bruno partner Deloitte e responsabile dell’ufficio di Napoli.
Nell’ultimo decennio la Campania ha registrato una crescita annua media del PIL pro capite dell’1,7%, maggiore rispetto alla media del Mezzogiorno (1,63%) e alla media italiana (1,67%). Una tendenza legata principalmente ad una migliore capacità di ripresa negli anni successivi alla pandemia Covid 19. In particolare, hanno giocato un ruolo chiave alcuni settori come export e turismo, all’interno dei quali la Campania ricopre un ruolo trainante nel Mezzogiorno.
L’economia regionale registra un potenziale inespresso legato a una popolazione mediamente più giovane ma che fa più fatica a trovare lavoro. Il tasso di occupazione risulta maggiormente allineato con la media nazionale con il crescere del titolo di studio conseguito. Il tasso di occupazione dei laureati in Campania è del 70,8%, contro una media nazionale dell’81,6% e una media del Mezzogiorno del 73,2%. Risulta dunque fondamentale fare politiche di incoraggiamento per i giovani ad acquisire un titolo di studio terziario o post terziario e riuscire a valorizzare il gran numero di diplomati non occupati.
Occorre tener presente anche una forte migrazione degli studenti verso altre regioni, con un saldo negativo tra iscritti agli atenei campani e studenti campani che scelgono di intraprendere una carriera universitaria (-12%). Una possibile motivazione riguardante la scelta da parte degli studenti campani di studiare fuori regione potrebbe essere collegata all’offerta formativa degli atenei campani, maggiormente focalizzata su discipline tradizionali. Per contrastare tale fenomeno, bisognerebbe metter in atto politiche regionali per evitare la fuga dei giovani più qualificati, specialmente nel campo delle materie tecnologiche.
Il tasso di mortalità delle imprese in Campania è più elevato rispetto alla media nazionale, raggiungendo il 4% nel 2023 contro il 3,6% dell’Italia. Si registrano anche meno operazioni di Merge & Acquisition (0,01% contro 0,03% in Italia) e, secondo uno studio di Deloitte in merito all’allocazione delle risorse da parte dei fondi di Private Equity, nel secondo semestre 2024 nessun operatore ha deciso di investire in società del Sud Italia. La combinazione di tali dati evidenzia un potenziale minor ricorso, da parte delle imprese campane, a procedure volte a salvare le aziende in crisi rispetto alla media nazionale.
Sul fronte della digitalizzazione, le imprese campane hanno un livello superiore rispetto alla media del Mezzogiorno. Infatti, le imprese con un livello base di digitalizzazione sono cresciute del 24,2% in un anno, contro una media nazionale del 15,8% e una media nel Mezzogiorno del 17,8%. Al contrario, risulta ancora da implementare la digitalizzazione dei comuni, che offrono in media un numero di servizi online (parzialmente o completamente) pari a 3,8, contro una media nazionale pari a circa 4,5.Riguardo all’energia, nonostante la Campania risulti la 5° regione in Italia per capacità di produzione elettrica da fonti rinnovabili (con una quota del 5,5% sul totale nazionale), l’attenzione fornita dalle imprese rispetto alle tematiche ESG risulta significativamente inferiore rispetto alla media italiana. Tale dato è confermato dalla sfiducia espressa da un campione di imprenditori campani rilevato attraverso un sondaggio effettuato da Deloitte, in merito ai futuri investimenti legati alla sostenibilità: lo 0% dei rispondenti prevede di stanziare un piano di investimenti focalizzato sulla sostenibilità. L’attenzione invece si concentra su innovazione e internazionalizzazione (26%), o solo sull’innovazione (26%).
Infine, dati aggiornati di Banca d’Italia evidenziano che nell’ambito del PNRR sono state indette gare pubbliche in ambito ESG; tuttavia, in Campania il valore medio delle stesse è risultato comunque inferiore rispetto alla media italiana. Si evidenzia così un divario anche a livello istituzionale sull’offerta di fondi dedicati a tale tipologia di investimenti. Ad esempio, guardando all’allocazione del valore totale nelle gare bandite per lavori pubblici, si evince che in Campania il 18% riguarda la transizione ecologica, contro una media nazionale del 27%.
I settori più produttivi includono l’agroalimentare, l’aerospaziale e il turismo. Il settore aerospaziale ha generato nel 2022 un valore aggiunto pari a 880 milioni di euro, rappresentando il 57,6% del valore prodotto nel Mezzogiorno e il 18,3% di quello nazionale.
La Campania è la principale regione del Mezzogiorno per esportazioni nel settore agroalimentare e tessile. In media, dal 2014 al 2023, ha contribuito per il 52,8% delle esportazioni di prodotti alimentari e bevande e per il 45,4% delle esportazioni tessili del Mezzogiorno. L’attrattività del settore agroalimentare campano è ulteriormente dimostrata dalla presenza di investitori esteri; tuttavia, resta importante implementare politiche che attraggano capitali esteri sui settori che si sono già dimostrati attrattivi in tale senso.
La Campania è la regione che contribuisce maggiormente al turismo nel Sud Italia, rappresentando il 31% degli arrivi di turisti stranieri. I porti di Napoli e Salerno hanno registrato una ripresa più rapida rispetto alla media nazionale dopo la pandemia, con un incremento rispettivamente del 212,4% e del 233,2% nel traffico passeggeri.