Impressioni di luglio. Aspettando, con ansia, quelle di settembre

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(Imagoeconomica)
Superfluo commentare quanto è accaduto giovedì al governo, non cosi il comportamento dei personaggi e dei figuranti del dramma, tale almeno per ora, che ha caratterizzato la giornata politica. Partendo dall’azione di quell’eccipiente che come tale, non apporta miglioramenti in una preparazione e è già tanto se non la rovina, composto dai Grillini. Quelle amebe con forme umane hanno fatto qualcosa che ricorda a sufficienza il comportamento di Celestino V descritto nella Divina Commedia: “Per viltà il gran rifiuto”. Più precisamente, non hanno avuto la coerenza di votare contro e quindi sfiduciare l’esecutivo, bensì hanno abbandonato l’aula come a dire al resto della compagine che i punti in discussione non erano affar loro. Non essendo ancora appagati, sono andati alla buvette a brindare, stoltamente, azzardatamente e a dispetto di ogni canone del fair play. Con ciò hanno ricordato quanto facevano le SS dopo le loro indescrivibili incursioni. Nel frattempo il Presidente Draghi incassava la fiducia, tutt’altro che risicata, da parte di coloro che erano rimasti in aula. Del resto che ogni botte dia il vino che contiene e che non si possa cavare sangue dalle rape, nel villaggio sono da sempre dogmi inscalfibili. I francesi sostengono che la peggiore ingiuria con cui si possa ferire un uomo è chiamarlo vigliacco. Come la Costituzione prevede, Draghi è ritornato al Quirinale per rassegnare le dimissioni nelle mani di Mattarella. Per coloro che fino a giovedì non ne fossero stati ancora convinti, il Professore ha dato ancora una volta prova di sapersi comportare a tutto tondo. Ha fatto si che l’annuncio ufficiale delle dimissioni divenisse di pubblico dominio a borse chiuse. Nonostante ciò, quella di Milano è stata la peggiore d’Europa con una pesante caduta,-3,5%. È facilmente immaginabile cosa sarebbe successo se quella notizia fosse stata resa nota durante la seduta, mentre erano in corso si le contrattazioni. Certo è che giovedì sera i tg di tutti i paesi della EU nonché molti di altri paesi, hanno dato forte risalto alla notizia che dalla maggior parte delle testate è stata definita preoccupante. Come era prevedile, chi ha commentato con sarcasmo è stata l’informazione di Oltrecortina, che per lo più ha ripetuto, per una probabile imbeccata del Cremlino, che ora si attendeva con ansia notizia di chi sarà il terzo preso di mira dopo Johnson e Draghi: anche iettatori! Solo per evitare commenti poco civili, è opportuno richiamare l’attenzione sulla botte e sulle rape. È quindi inutile azzardare ipotesi sul prosieguo della brutta vicenda. Un aspetto dell’umano agire va comunque evidenziato: tra le tante motivazioni o sentimenti che legano due o più persone, c’è senz’altro la complicità: è quanto fa si che, nel caso di Mattarella e Draghi, uno più uno fanno tre e non due. È difficile accettare il concetto che in questo anno di grazia- si fa per dire -possa esistere non solo nella fantasia di qualche umorista zuzzerellone, ma anche nel pensiero di alcune persone cosiddette normali, che vale la pena evirarsi per far dispetto alla moglie. Per il gentil sesso esistono altre varianti sul tema. Viene da chiedersi se i sedicenti rappresentanti del popolo de quo abbiano tenuto nella seppur minima considerazione il fatto che il Paese, come gli altri della EU, è, oggi per prudenza e scaramanzia meglio dire sarebbe, destinatario di aiuti straordinari predisposti dalla Commissione Europea con il piano NGEU. A una condizione: che il governo licenzi alcuni provvedimenti in tempi stabiliti e quindi certi. Al momento, che tanto possa continuare bene come era iniziato, suscita molti e giustificati dubbi, non solo a Bruxelles. Nell’ estate del 1963, quando già sul Paese si addensavano nuvoloni scuri per quanto riguardava l’andamento economico, il Professor, ancora uno, Giovanni Leone, ricevette dal Presidente della Repubblica Antonio Segni l’incarico di formare un governo a tempo, giusto per scavalcare l’estate. Durò infatti solo circa quattro mesi, ma per la tradizione sarebbe rimasto identificato come il primo governo balneare della storia repubblicana italiana. Erano quelli i tempi in cui operavano professionisti della politica, si pensi a Moro, a Fanfani e tanti altri. Oggi figure simili sono rara avis e il grosso della scena è occupato da mestieranti, gli stessi che nel contado sono chiamati guasta mestieri. La citazione di quell’originale stratagemma per non lasciare l’Italia senza esecutivo, oggi sembra quasi un divertissement da buontemponi, che dovrebbe restare stabulato nel recinto dei ricordi e nulla più. Qualche faccendiere o figura simile, che ignora il significato dei termini innovare e innovarsi, sta già cercando di ipotizzare inopportune resurrezioni e ha da subito iniziato a parlarne in capannelli di suoi omologhi sotto forma di chiacchiera da bar. Sutor, ne ultra crepidam, si diceva nell’antica Roma e sarebbe il caso che, a partire proprio da alcuni personaggi che popolano quella città, si ricominciasse a indirizzare quel caloroso invito a chi fa finta di non ricordare i propri  imiti. Mattarella e Draghi saranno certamente in grado di tenere per un pò la testa nel frigorifero in modo che tutto proceda secondo i programmi elaborati diciotto mesi or sono. Se cosi non fosse, sia lontana la sola ipotesi, a settembre non inizierebbe l’autunno che da sempre precede l’inverno: prenderebbe corpo direttamente l’inferno, e chi ha appena brindato all’idiozia dell’abbandono dell’aula di governo potrebbe trovare la giusta collocazione, facendo da combustibile per quelle fiamme eterne.