Imprese e Trasformazione Digitale, Grassi: Non solo dati e mezzi tecnologici, occorre ripensare la governance

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In foto Vito Grassi

“Non basta collezionare dati e introdurre mezzi hi-tech perché la trasformazione digitale avvenga pienamente: occorre ripensare la struttura e il funzionamento della propria organizzazione, modificare anche i modelli di governance, nonché la mentalità di imprenditori, leader e dipendenti mettendo in atto una vera e propria educazione digitale”. Così Vito Grassi, amministratore delegato di Graded, vicepresidente di Confindustria e Presidente del Consiglio delle Rappresentanze Regionali e per le Politiche di Coesione Territoriale, intervenendo questa mattina al Convegno internazionale “L’amministrazione Digitale. Quotidiana efficienza e intelligenza delle scelte”, alla Federico II di Napoli.
“Attraverso i Fondi Next Generation, l’Europa mira a dare maggior forza alle imprese e ai cittadini in un futuro digitale, sostenibile e più prospero, incentrato sulla persona – aggiunge Grassi -. Ma molto c’è da fare anche a livello di Sistema Paese, che deve garantire una rete infrastrutturale adeguata e pervasiva su tutto il territorio nazionale, una PA agile e digitale, che abiliti ecosistemi innovativi, un sistema del credito efficiente e funzionale alle esigenze delle imprese. Servono politiche e investimenti industriali concreti e lungimiranti, che coinvolgano interi ecosistemi, ovvero le nostre più importanti filiere conosciute in tutto il mondo per l’eccellenza dei loro prodotti, frutto non solo di creatività ma anche di capacità produttiva, flessibilità distributiva, qualità della produzione, affidabilità della fornitura grazie all’uso di strumenti e tecnologie innovative, Intelligenza Artificiale e manutenzione predittiva di macchine e impianti. Si deve investire in modo convinto sulla formazione di specialisti, ma anche di figure manageriali capaci di gestire e guidare la nuova rotta digitale delle imprese italiane. Il momento è quello giusto a patto che si riescano a cogliere le opportunità – conclude Grassi – come le risorse straordinarie previste dal PNRR, che devono essere distribuite secondo una logica di filiera”.