Cresce l’ottimismo tra le imprese italiane: il 28% prevede di effettuare assunzioni nel 2018, contro il 30% di 12 mesi fa, mentre a livello internazionale tale quota sale al 40%. Il 48% delle azioende tricolori, inoltre, è fiduciosa in un aumento dei ricavi, collocandosi leggermente al di sotto della media europea su tale parametro (50%) Sono alcuni dei dati salienti dell’ultimo International Business Report (Icr) di Grant Thornton, secondo il quale, nonostante la crescente automazione, i livelli di ottimismo record registrati a livello mondiale (58% netto) si tradurranno in maggiori assunzioni da parte delle imprese per far fronte alla mole di ordinativi. La percentuale di imprese che prevedono assunzioni è infatti ai livelli più alti dell’ultimo decennio. Tuttavia, dal momento che gli indicatori economici stanno potenzialmente arrivando al picco del ciclo economico, le imprese dovrebbero prendere decisioni di investimento più equilibrate e tentare di incrementare la produttività. Quello che colpisce – si legge in una nota di sintesi del rapporto – è il netto incremento delle decisioni di business planning in favore dell’assunzione di personale, che hanno toccato quota 40% netto – più 11 punti percentuali rispetto ad un anno fa. Tutte le macroregioni a livello globale fanno registrare un incremento delle previsioni sull’impiego rispetto a 12 mesi fa. Il desiderio di aumentare il numero di dipendenti riflette il buon livello della domanda, come testimonia il dato sulla percentuale di imprese preoccupate dalla scarsità di ordinativi, scesa al 23% a livello mondiale – il dato più basso registrato in un decennio di Ibr. Le imprese sono abbastanza fiduciose da incrementare i prezzi, con il 36% che prevede di farlo nei prossimi 12 mesi, mentre il 50% prevede profitti più elevati contro il 41% dello scorso anno.
I dati Ibr rivelano inoltre che il 36% delle imprese prevede di aumentare gli investimenti in impianti e macchinari nel 2018 – un incremento di 3 punti percentuali rispetto ad un anno fa. Tuttavia, questo dato è indicativo di una crescita piuttosto lenta rispetto ai dati sulle assunzioni. Negli Stati Uniti il 49% delle imprese prevede di assumere personale, mentre soltanto il 39% prevede di aumentare gli investimenti in impianti e macchinari. Allo stesso modo, a livello globale gli investimenti in tecnologia sono scesi al 44% nell’ultimo trimestre rispetto al 47% al trimestre precedente. “Nonostante i timori sull’eccessivo aumento delle macchine – ha commentato – Alessandro Dragonetti, Co-managing partner e Head of Tax di Bernoni Grant Thornton – per molte imprese il modo più facile e più veloce di far fronte a livelli di domanda crescenti è quello di assumere personale. Tuttavia puntare sulla forza lavoro è soltanto una soluzione temporanea. Man mano che i livelli di disoccupazione calano, diventerà sempre più difficile avere la quantità e qualità di personale necessario per mantenere e aumentare la produttività”. “Si dovrebbe invece puntare – ha aggiunto Dragonetti – su una maggior efficienza dei processi. Se infatti le imprese stanno aumentando solo marginalmente gli investimenti in impianti e macchinari, gli investimenti in tecnologia sono addirittura in calo rispetto al trimestre precedente. Questo cambio di tendenza – un allontanamento dalla tecnologia a favore il capitale umano – è una potenziale causa di preoccupazione in un momento in cui la tecnologia offre alle imprese il principale fattore competitivo”.
Le tre principali economie a livello mondiale guidano l’ottimismo. Negli Stati Uniti, l’ottimismo ha raggiunto il 79% netto contro il 54% dello scorso anno, in Cina è ai livelli più alti dagli ultimi 10 anni (78%), mentre le imprese giapponesi sono tornate in territorio positivo per la prima volta in quasi 3 anni al 3%. L’incremento dell’ottimismo rispetto allo scorso anno è evidente nella maggior parte dei paesi coinvolti nell’indagine. Il calo più evidente si registra nel Regno Unito, dove l’ottimismo è sceso a 12% contro il 26% dello scorso anno. E l’Italia? Secondo Dragonetti “le imprese italiane scontano la forte incertezza politica, data dalle elezioni che si terranno il 4 marzo e che difficilmente porteranno all’elezione di una maggioranza parlamentare in grado di esprimere un Governo forte. Il piano Industria 4.0 sembra esaurire gli effetti benefici su gli investimenti in tecnologia, ciò non toglie che innovazione e tecnologia possono ancora essere i pilastri del rilancio economico italiano, solo se unito a formazione di eccellenza e approccio scientifico nell’organizzazione aziendale. “Cosa possono fare le imprese, a livello globale, per trarre il massimo dall’ambiente attuale, facendo sì che il periodo favorevole non finisca con la fine del prossimo anno? Un miglior equilibrio negli investimenti è essenziale. Assumere di più ha molti benefici, ma se gli investimenti in tecnologia, impianti e macchinari non crescono di pari passo i dipendenti diventeranno meno efficienti e i ricavi cominceranno a diminuire stabilmente.