Imprenditori, il Paese li “promuove”, ma per 8 su 10 è sempre più difficile restare a galla

64

Il Paese “promuove” gli imprenditori ma fare impresa in Italia scoraggia e per il 78%, quasi 8 industriali su 10, la strada è sempre più difficile: tasse, burocrazia, credit crunch ostacolano e rendono complicata l’attività tanto che nel 2015 solo il 44% tra gli italiani la sceglierebbe come ‘professione’; era il 51% nel 2009. E’ la ricerca del Centro Studi di Confindustria, presentata ieri a Parma ad una platea di circa mille imprenditori a testimoniare così della fatica del fare impresa in Italia e della percezione che ne hanno gli italiani. Per la prima volta, infatti, e in un momento decisamente complicato per l’impresa, lo studio sonda anche l’opinione pubblica.

E il giudizio continua a premiare gli imprenditori anche se quel margine del 53% di italiani che ha su di loro una opinione positiva comincia ad essere eroso, il 45,5% pensa infatti che la figura dell’imprenditore sia peggiorata. Ed è significativo, in questo quadro, che l’importanza del settore industriale in Italia, “sia largamente sottovalutata: siamo il secondo Paese manifatturiero d’Europa dopo la Germania, ma solo un terzo della popolazione ne é a conoscenza”.
Il 64,7%, comunque, annota ancora il Csc, ritiene che alla professione non sia riconosciuto il “giusto valore”. Una professione che nell’immaginario collettivo sondato da Confindustria deve mettere al primo posto “competenza e coraggio” e all’ultimo l’onestà.
L’Italia comunque resta un paese di imprenditori: la quota dei lavoratori indipendenti sul totale degli occupati è del 24,9% molto più alta rispetto alla media Ue, doppia di quella francese e tedesca mentre emerge che il 41,2% delle imprese sono di prima generazione contro il 48,5% di quelle di ‘famiglia’. Ma è il tasso di natalità delle imprese, sceso dal 12,5% del 2006 all’8,1 del 2014 a dirla lunga sulle difficoltà del momento. Avviare una impresa rispetto al passato è sempre più complicato, registra ancora lo studio Csc, a causa delle tasse (54,3% degli intervistati), dell’eccesso di burocrazia (45,7%) e della difficoltà di accesso al credito (37,7%).
E il ruolo imprenditoriale appare condizionato anche da fattori di contesto, incluso un quadro recessivo che è durato per un tempo eccezionalmente lungo. Ma occorre anche lavorare, conclude lo tudio, “per rimuovere immagini stereotipate e pregiudizi attorno alla figura dell’imprenditore, che impediscono di costruire un’immagine equilibrata del suo ruolo sociale. Si tratta di una sfida culturale importante, cruciale per il futuro del Paese, e Confindustria ha il dovere di affrontarla.”