Il vero talento di Giancarlo

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Vorrei dire anch’io qualcosa su Giancarlo Siani a trent’anni dalla barbara morte procuratagli da sicari di camorra. Qualcosa che nasce dal ricordo personale (abbiamo collaborato per un pezzo allo stesso giornale proprio agli inizi della nostra attività) e dalla lettura dei tanti articoli scritti in ricordo della sua esperienza di vita e professionale. Giancarlo era un ragazzo allegro e pieno d’entusiasmo.Libro Amava il suo lavoro come tanti di noi a quell’epoca con la disperazione di chi sapeva che avrebbe dovuto farsi strada con le proprie capacità, senza poter contare sull’aiutino del potente di turno. Giancarlo era un abusivo come allora usava e quando il termine non aveva l’accezione negativa di adesso. L’entusiasmo che metteva nelle azioni e nelle relazioni era grande e contagioso. Avrebbe fatto volentieri a meno di diventare così presto un eroe perché i suoi propositi erano quelli dei ragazzi impegnati dei nostri vent’anni che accanto alla voglia di emergere nel campo che c’eravamo scelti mettevamo il desiderio di vivere appieno la giovinezza. Più che nel tragico esito della sua esistenza l’insegnamento di Giancarlo va ricercato nel modo in cui ha occupato gli anni che ha potuto vivere e segnatamente quelli spesi per affermarsi come giornalista non solo nella sostanza (già lo era) ma anche nella forma e nel riconoscimento degli altri: amici, colleghi, opinione pubblica. Il trasporto di Giancarlo verso il mestiere era totale. Era preciso, attento, meticoloso. I suoi scritti raccolti in parte nel libro che il Mattino ha meritoriamente distribuito nei giorni scorsi parlano per lui. Una prosa asciutta, aderente alle notizie, comprensibile. Qualità che non darei per scontate e, anzi, sempre più difficilmente riscontrabili nell’attualità. La modernità di Giancarlo sta nella serietà che metteva nell’informarsi dei fatti di cui si occupava e nel rigore che usava nel riferirli. Una lezione che andrebbe recuperata a beneficio dei giovani e a monito degli anziani che hanno perso la via. Tanto che verrebbe da chiedersi: siamo sicuri che il suo talento, senza il prezzo del sacrificio, sarebbe oggi premiato?