Crediamo di fare cosa utile ai nostri lettori nel pubblicare uno stralcio del Manifesto dei Conservatori, riproposto dalle Edizioni di Storia e Letteratura con un bel saggio introduttivo Crediamo di fare cosa utile ai nostri lettori nel pubblicare uno stralcio del Manifesto dei Conservatori, riproposto dalle Edizioni di Storia e Letteratura con un bel saggio introduttivo di Gennaro Sangiuliano, scritto da Giuseppe Prezzolini per Rusconi nel 1971 a quasi novant’anni d’età e dopo una vita errabonda passata a scappare dall’Italia per poterla meglio amare e criticare. Fondatore della Voce, collaboratore delle principali riviste culturali che hanno attraversato il Novecento, animatore instancabile di polemiche e fustigatore di costumi, Prezzolini è stato un intellettuale autentico, refrattario alle mode e ai luoghi comuni, assolutamente impermiabile al politicamente corretto e dunque capace di pensare sempre e comunque con la sua testa. Il Vero Conservatore ha lo sguardo dritto nel futuro e i piedi ben piantati nel passato. Questa posizione gli consente di essere in equilibrio, solido, consapevole del presente con i suoi limiti e le sue opportunità, protagonista degli unici cambiamenti che possono avere un esito positivo proprio perché riluttante a inseguire idee campate in aria. Il Vero Conservatore è nemico giurato della reazione; non sogna né tantomeno predica il ritorno al passato ed è, anzi, un autentico riformatore perché sa bene che il mondo cambia con velocità e capriccio e occorre possedere tutti gli strumenti mentali e fisici per tenergli testa. Non ama le avventure colorate di progressismo perché sa bene che finiranno male. Il Vero Conservatore è anche un Vero Rivoluzionario perché ama le azioni più delle parole. Rispetta la competenza e la conoscenza ed è impegnato a fare laddove tutt’intorno si solleva il vociare di chi vorrebbe piegare la realtà ai propri desideri. Non nasconde debolezze e difetti. Nutre il dubbio perchè l’esperienza gli insegna che non ci sono certezze. Proprio per questo è più disponibile al dialogo in una cornice che dev’essere necessariamente di libertà. Insomma, alla vigilia di confronti elettorali che si spera vorranno occuparsi anche di contenuti ci è apparso doveroso un richiamo al vecchio caro conservatorismo che non finisce mai di stupire per la forza e le idee che riesce a generare.