Secondo il premio Nobel per l’Economia, Edmund Phelps, la ripresa di Italia e Francia è al di sotto del suo potenziale perché i giovani non hanno spazio per creare aziende
I decisori politici al governo del Bazar delle Follie sono convinti che l’austerità fiscale sia la madre della stagnazione. Questo punto di vista, assurto alla gloria di verità inconfutabile, è messo in discussione da Edmund Phelps, premio Nobel per l’economia. Lo scorso 19 maggio, in un suo articolo su Project Syndicate, Phelps ha scritto: “Fornire più degli stessi vecchi beni non ‘crea la propria domanda’, come pensava Keynes. Ciò può avvenire con l’offerta di nuovi beni. Sono gli impedimenti all’adattamento e all’innovazione – non l’austerità fiscale – che causano la nostra stagnazione. È solo un rinnovato dinamismo – non una maggiore irresponsabilità fiscale – che ci dà piena speranza di uscire in modo durevole dalla stagnazione”. La ripresa in corso è sotto il suo potenziale – afferma Phelps – in Italia e Francia, due paesi dove “mancano i giovani che vogliono essere nuovi imprenditori o innovatori, e quei pochi che lo fanno sono impediti dalle imprese incombenti e dagli interessi di parte”. Non la nascita di imprese innovative, bensì la creazione di posti di lavoro è al centro della scena politica nel nostro paese. Il posto di lavoro viene prima dell’impresa. L’innovazione si teme che possa distruggere anziché dare lavoro. E allora è l’investimento pubblico in infrastrutture la formula magica per una ripresa durevole. Funziona l’incantesimo? Anni della Grande Depressione: Stati Uniti, 9 maggio 1939, in un’udienza presso “the House Ways and Means Committee”, Henry Morgenthau, Segretario di Stato al Tesoro, confessava: “Abbiamo cercato di spendere denaro. Ne stiamo spendendo tanto quanto mai nel passato, ma non funziona. Voglio vedere il paese prosperare. Voglio vedere la gente ottenere un lavoro. Voglio vedere la gente ottenere cibo a sufficienza. Non siamo mai stati in grado di mantenere le nostre promesse. Dico che dopo otto anni di questa Amministrazione [n.d.r., quella sotto la presidenza di Franklin Delano Roosevelt] abbiamo tanta disoccupazione quanta all’inizio…E un enorme debito da coprire”. I decisori del Bazar possono fare spallucce a Phelps e Morgenthau. Possono anche trascurare classifiche e giudizi internazionali sull’innovazione e la nuova imprenditorialità. L’Itif (Information Technology & Innovation Foundation) sostiene che il nostro paese non riesce a rafforzare il suo potenziale d’innovazione. La mappa mondiale dell’imprenditorialità per il 2016, disegnata dal Global Entrepreneurship and Development Institute (Gedi), posiziona l’Italia al 48 posto su 132 paesi, di gran lunga preceduta dagli altri grandi dell’Ue. Un quesito resta però sospeso in aria: potrebbe l’interventismo economico dei nostri decisori politici pregiudicare l’adattamento e l’innovazione che accelerano la crescita e fanno salire l’occupazione?