Il turismo sostenibile? Una nozione nata negli anni 90 che ha imposto nuove metodologie statistiche

All’inizio degli anni ’90 (febbraio 1995), Heinrich von Moltke, allora Direttore della Direzione Generale (D.G.) XXIII scriveva: “…è sufficiente analizzare l’evoluzione del turismo europeo per rendersi conto che questa attività è stata la causa dei fatta negativi che oggi ne minacciano la sostanza stessa, o l’hanno già distrutto: da citarsi i litorali inquinati e la qualità insufficiente delle loro acque, l’erosione delle regioni montane, il degrado crescente dei monumenti storici, senza dimenticare cambiamenti importanti intervenuti a livello di comunità sociali, della loro dissoluzione, nelle regioni europee di accoglienza turistica. Orbene, questa dissoluzione sociale genera una situazione ancor più pregiudizievole allo sviluppo turistico di quanto possa l’inquinamento dell’ambiente naturale” (Commissione delle Comunità Europee, 1995a, pag. 3).
Con la “Conferenza mondiale sul turismo sostenibile” di Lanzarote, nelle Isole Canarie, 27-28 aprile 1995, nasce la “Carta del Turismo sostenibile”, il cui primo dei 18 articoli così recita: “Lo sviluppo turistico deve essere basato su criteri della sostenibilità (…) essere ecologicamente sopportabile a lungo termine economicamente vitale, nonché eticamente e socialmente equo per le comunità locali” (Dipartimento del Turismo – Presidenza del consiglio dei Ministri 1995a; pp. 3-4).
L’aggettivo “sostenibile”, percepito quale sinonimo di ambientale, verde, rurale, dolce e di altro, non identificato uno dei tanti “turismi” di cui molto si parla, ma rappresenta un fenomeno ben diverso della nozione tradizionale.
Il concetto di sostenibilità non è riferito soltanto all’uso turistico dell’ambiente, isolatamente considerato, ma al momento complessivo di “sviluppo durevole” dei territori comunitari fissato dall’Unione Europea, teso a “trasformare la correlazione negativa economico-ecologica in una correlazione positiva“, in particolare riorientando “gli strumenti di politica economica esistenti, nella misura in cui incoraggiamo un uso inefficiente delle risorse” (Commissione delle Comunità Europee, 1994, pag. 75)
Il Documento della Commissione delle Comunità Europee del 27 luglio 1994 “Europa 2000 – Relazione sulla cooperazione per lo sviluppo territorio europeo” è fondamentale per comprendere la complessità e l’incidenza dell’azione comunitaria, in particolare quando dice che: ”uno schema di sviluppo dello spazio comunitario ha segnatamente come vocazione quella di contribuire alla messa in opera di politiche comunitarie aventi un impatto territoriale, onde rispondere all’obiettivo centrale: raggiungere lo sviluppo sostenibile ed equilibrato, definito come un processo di cambiamento economico e sociale che utilizza le risorse per il beneficio immediato e futuro delle popolazioni. Ciò significa che lo sviluppo sostenibile implica cambiamenti nello schema di produzione e consumo , nonché della tecnologia per migliorare la produttività ed utilizzare in modo più efficace le materie prime, con la qualità dell’ambiente che a lungo termine costituisce una precondizione per lo sviluppo economico” (Commissione delle Comunità Europee e Direzione Generale delle Politiche Regionali, 1994, pag. 14, nota 29).
Questo impegno rappresenta la realizzazione degli obiettivi di fondo della costruzione comunitaria fissati nel preambolo del Trattato di Roma del 1957 e nei Trattati istitutivi delle Comunità europee:

  • miglioramento costante delle condizioni di vita
  • garanzia del progresso economico e sociale e dell’occupazione
  • riduzione della disparità tra le regioni

E anche nel Trattato di Maastricht, sull’Ue, viene ribadito che la crescita è da perseguirsi attraverso la promozione di uno sviluppo armonioso ed equilibrato delle attività economiche, finalizzata ad una crescita sostenibile, non inflazionistica e che rispetti l’ambiente.
Per quanto attiene più segnatamente al turismo, la Commissione delle Comunità Europee dichiara che “è di vitale importanza” la realizzazione di uno sviluppo sostenibile del turismo europeo che tenga “nel dovuto conto la prospettiva europea di sviluppo spaziale” (Commissione delle Comunità Europee e Direzione Generale delle Politiche Regionali, 1994, pag. 14, nota 29).
Con il Programma Comunitario di Politica e d’Azione per l’Ambiente e lo Sviluppo durevole e rispettoso dell’Ambiente della Commissione delle Comunità Europee (1992), il turismo viene incluso per la prima volta tra “Secteurs cibles” della politica ambientale comunitaria, insieme ad Industria, Energia, Agricoltura, Trasporti, e indicano tre “grandi linee d’azione”:

  • la diversificazione delle attività turistiche
  • il miglioramento della qualità
  • l’azione sui comportamenti dei consumatori-turisti

nell’ambito “di una politica .. che tende a preservare la Qualità della vita nella Comunità e nel pianeta”, con la “gestione durevole’ delle risorse naturali: suolo, acqua, zone costiere”, la “gestione della mobilità”, il “miglioramento della qualità della vita in ambito urbano” (Commissione delle Comunità Europea, 1992, pag. 43).

Verso la nuova nozione del turismo “sostenibile”
Ma cosa si intende con il termine “turismo” e come si misura? Per dare una risposta a questi interrogativi è opportuno ricordare, sinteticamente, che le statistiche del turismo a livello internazionale misurano il turismo in base alla definizione adottata dalla United Nations Statistical Commission nella XXVII Sessione dall’Onu nel marzo 1993: il termine “turismo” identifica l’attività svolta dalle persone per diletto, affari o per qualsiasi altro motivo nel corso di viaggi e soggiorni in un luogo situati al di fuori del loro ambiente abituale e per una durata minore di un anno”. Tale definizione è il frutto delle “larghe intese” raggiunte a conclusione della “International Conference on Travel and Tourism Statistics, organizzata congiuntamente dal Governo del Canada e dall’Organizzazione Mondiale del Turismo (Omt) ad Ottawa nel 1991.
Alla luce di questo accordo internazionale è indiscutibile che qualunque cosa faccia una persona fuori del proprio usual environment è turismo, e che tutti coloro che si trovino in questa situazione sono “turisti”.
A sua volta, precisa la Commissione delle comunità europee, è il “consumatore turista” che con il suo comportamento , quando acquista ed utilizza beni e servizi, sia commerciali che non commerciali , qualifica queste attività come “turistiche” (Commissione delle Comunità Europee, 1995b, pag. 27).
Su tali regole sono costruite le metodologie di statistiche del turismo, comprese quelle dell’Istituto Nazionale di Statistica (Istat) per quanto riguarda l’Italia e dell’Istituto Statistico delle Comunità Europee (Eurostat) per l’Ue. Le statistiche, pertanto, misurano tutti gli spostamenti delle persone, a qualunque titolo effettuato; rilevano, cioè, la Mobilità complessiva non solo quella parte di essa comunemente definita turismo, inteso come diletto o vacanza.
La Commissione delle Comunità Europee definisce questa situazione il “paradosso apparente”, la “percezione generalizzata del ruolo che il turismo svolge su scala mondiale e la visione imprecisa della sua identità, malgrado che negli ultimi anni si siano notevoli passi verso una migliore conoscenza del settore” (Commissione delle Comunità Europee, 1995b, pag. 27).
(Lavoro presentato, con il compianto prof. Franco Garbaccio, alla Terza Sessione, La sostenibilità ambientale dello sviluppo turistico, Prima Tavola Rotonda: problemi di equilibrio nei rapporti tra ambiente, economia e turismo, Quinto Convegno Internazionale di Studi, La Sardegna nel Mondo Mediterraneo, Turismo e Ambiente, Sassari – Olbia 28-30 ottobre 1998, Università degli Studi di Sassari, Facoltà di Economia, Istituto e Laboratorio di Geografia)