Il termometro sale e il Pil scende

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Il riscaldamento globale avrà un impatto negativo sul prodotto interno lordo mondiale, fino a registrare un -23% intorno alla fine del secolo. È la fosca previsione di uno studio pubblicato sulla rivista Nature da un gruppo di ricercatori della Stanford University e dell’Università della California a Berkeley. Gli studiosi hanno infatti individuato, analizzando un’enorme mole di dati macro e microeconomici, una correlazione tra produttività economica e aumento delle temperature. Già da tempo gli economisti hanno dimostrato che fattori come la produttività del lavoro e le rese agricole calano bruscamente superata una soglia compresa tra 20 e 30° C. Ora, studiando i dati di 166 paesi del mondo riferiti al periodo 1960-2010, gli autori della ricerca hanno dimostrato che la produttività economica complessiva di un paese aumenta con l’aumentare delle temperature fino a un optimum, pari a 13° C, superato il quale cala inesorabilmente. Questa tendenza è stata registrata a livello mondiale indifferentemente dal tasso di sviluppo tecnologico. I ricercatori hanno quindi utilizzato il modello per prevedere l’effetto del cambiamento climatico sull’economia mondiale da qui al 2100, stimando che entro la fine del secolo il 77% dei paesi sarà più povero rispetto a oggi a causa dell’aumento delle temperature medie, con un calo del PIL medio mondiale del -23%. Gli effetti maggiori si avranno nei paesi poveri: nel 40% di questi la produttività calerà del 75%, mentre nei paesi più ricchi il calo sarà di gran lunga inferiore essendo le temperature medie più basse.