Il Sud sempre più a Sud e non da oggi

E’ un gran parlare, è un fuoco incrociato sull’autonomia differenziata, varata pochi giorni fa dal Governo, con una rivolta che si è levata dal Sud e un monito con notevoli dubbi direttamente da Bruxelles, non hanno nascosto le loro perplessità i presidenti delle regioni meridionali, note firme della stampa del mezzogiorno, hanno parlato della creazione di un muro che divide in due l’Italia, mentre i fautori difendono la riforma. Cosa sarà e cosa avverrà lo vedremo, ma oggi non vorrei parlarvi di quello che potrà accadere nell’attuazione dell’autonomia differenziata, piuttosto, fotografare quello che oggi il Sud ed i suoi abitanti vivono. Un divario tra Nord e Sud, che limita possibilità, servizi e opportunità. Un divario antico a cui negli ultimi vent’anni si sono aggiunte nuove criticità economiche, sanitarie e sociali. Dalla sanità, ai trasporti, passando per la scuola, notevoli sono le differenze che quotidianamente sperimentano i cittadini del Meridione. Ma può un codice di avviamento postale fare la differenza? Eppure il divario di crescita tra Nord e Sud c’è, lo dicono i dati dei report realizzati da Svimez, il quale segnala che nel 2023 il prodotto interno lordo del Mezzogiorno cresce solo dell’ +0.4% a fronte di uno +0.8% del Centro Nord. Il divario tra Nord e Sud si è accentuato ancora di più nel periodo pandemico. Nelle regioni meridionali, il pil per abitante e le spese per i consumi sono quasi la metà che al Nord. Quando si parla di economia e di redditi, ma anche di servizi, la Penisola è spaccata in due. La vita a Sud è nettamente diversa che al Nord. Qualità della vita, sanità e trasporti, ma anche scuola, il tallone d’Achille che divide l’Italia e diversifica le città italiane.  La residenza fa la differenza. L’Italia viaggia a due velocità e nettamente divisa sul fronte delle infrastrutture. Al Sud si attende ancora lo stretto di Messina, da ormai trent’anni, nel Mezzogiorno ancora pochi i binari ferroviari, l’Alta Velocità serve solo la Campania, il resto del Sud ne resta povero, tram e metro sono praticamente inesistenti, la soddisfazione degli abitanti del Sud per bus e pullman è alquanto bassa. Non va meglio per la scuola e il suo sistema scolastico, dove ricordiamoci che si formano le generazioni future, in qualche classe d’Italia, si sta formando il Ministro del domani, il medico che dovrà curarci, l’agente che dovrà badare alla nostra sicurezza e al rispetto delle regole, ma il divario nei sistemi scolastici è ancora ampio. L’approccio ai programmi scolastici cambia. Qualche anno fa, mio nipote in seconda elementare a Roma, insieme ai suoi compagni di classe, hanno portato in scena il matrimonio tra la “q” e la “r”, con tanto di sposi, sindaco a suggellare e gli altri bambini ospiti. Un modo carino e simpatico per insegnare ai bambini a “sposare” due lettere difficili quando si è in seconda elementare, sperimentando la condivisione insieme e il mettersi in gioco. L’idea della maestra campana. Gli insegnanti del Sud riempiono con le loro professionalità ed idee le cattedre del Nord, con non pochi sacrifici, soprattutto economici, perché il costo della vita è molto alto nelle città del settentrione e gli stipendi dei docenti sempre uguali. Per potersi sottoporre a un’ecografia all’addome in un ospedale della Calabria, bisogna aspettare 155 giorni; 383 invece per effettuarla a Vibo Valentia. Per svolgere test diagnostici fondamentali per prevenire e per individuare eventuali patologie e problemi di salute, inclusa la presenza di masse tumorali, in molte aree del Mezzogiorno bisogna aspettare diversi mesi, se non addirittura più di un anno. I livelli minimi di assistenza non vengono garantiti al Sud, dove ci si barcamena tra carenza di personale, macchinari obsoleti e spesso guasti, locali inidonei. Cresce la migrazione sanitaria che porta nelle casse delle regioni del Nord 4,52 miliardi. Curarsi fuori regione significa allontanarsi dai propri affetti e costi esorbitanti, che spesso fa indebitare le famiglie. Molti nuclei familiari sono ricorsi alle finanziarie per curarsi fuori regione. Si conta che nel 2023 le famiglie italiane hanno richiesto prestiti finalizzati alle cure sanitarie per un totale di oltre un miliardo di euro. C’è poi un lato terribile di questo bilancio: circa il 4,5 milioni di persone rinunciano alle cure perché non possono accedere neanche al finanziamento. E’ un Meridione bistrattato, eppure i più grandi scelgono il Sud, si pensi al G7 in Puglia, alle vacanze di molti Ministri nello stesso Sud, che attrae per le sue bellezze, la sua cultura, il suo ritmo di vita più lento, per il suo cibo ed i suoi prodotti. Il Sud che partorisce ottimi professionisti, gli stessi che molto spesso incontriamo fuori regione. Il Mezzogiorno è sempre più raccontato, eppure non abbastanza conosciuto nelle sue ferite e potenzialità. Arrivano, è vero i fondi, si pensi anche al PNRR, spesso arrivano cifre minori che al Nord, ma come si progettano e come vengono spesi? Resta la cultura del pregiudizio sul Sud e dati oggettivi di un’arretratezza che ha origine nelle scelte della politica di ieri e di oggi. Il Meridione è come un quadro bellissimo e affascinante, dipende da come lo si guarda e da come lo si valorizza anche nel riportarlo, e in termini politici in quanto investire in fondi.