Roma, 17 mag. (Labitalia) – “Per i giovani l’Europa è una realtà vissuta, soprattutto per i giovani nati negli ultimi 20 anni che si muovono liberamente per studiare, per turismo, per lavoro. Si può dire che i giovani sono naturalmente europeisti, anche se poi c’è da chiedersi se questa realtà così intensamente praticata sia anche amata, perché in realtà l’Europa politica, come concetto unico, non esiste ancora”. Lo dice ad Adnkronos/Labitalia il sociologo Giuseppe Roma, per molti anni direttore generale del Censis nonché attuale presidente e segretario generale di Rur (Rete urbana delle rappresentanze, Centro di ricerca economica e territoriale, attivo da quasi 30 anni).
Roma interviene nel dibattito suscitato dall’intervista ad Adnkronos/Labitalia del presidente di Confapi Giovani, Johnatan Morello Ritter. “Purtroppo, l’Europa -aggiunge Roma- è ancora evanescente come soggetto politico, i suoi simboli non sono percepiti, non c’è un leader europeo forte e conosciuto, nessuno sa chi sono i commissari, media e social non ne parlano”.
Per questo, “i cittadini fanno fatica anche a percepire questa Unione Europea, c’è alla base un gran difetto di comunicazione”, spiega Roma che esemplifica: “Se adesso si prende un mutuo in banca pagando gli interessi al 3% mentre 20 anni fa i tassi di interesse erano del 16%, il merito è dell’Europa. Ma non sempre si dice”.
“Un’Europa di 28 Paesi anche molto diversi tra loro, non ha ancora consolidato un insieme reale di governo e non fa percepire le sue reali funzioni e i suoi vantaggi”, sottolinea ancora Roma.
Per questo, poi, “molti giovani naturalmente europeisti nella vita, poi sono antieuropeisti nella politica”, spiega il sociologo. “Ad esempio, la mancanza di un leader unico che si confronti con la politica internazionale – avverte – è una grave carenza perché oggi la politica è innanzitutto personalizzazione della politica, mentre il ‘governo’ europeo è spersonalizzato al massimo”.
Tuttavia, Roma è ottimista sulle sorti dell’Ue. “Dell’Unione europea c’è bisogno: nel mondo le dimensioni contano e parecchio, dunque -conclude- è necessario stare insieme. Ormai la geopolitica è fatta da blocchi continentali di almeno 1 miliardo di persone: cosa potrebbero contare l’Italia o l’Ungheria da sole?”.