Il ruolo dell’Italia in materia di immigrazione è davvero trainante?

27

Le interazioni oggi tra l’Italia e l’Ue “sono molto positive. Ci sono tutta una serie di interessi del nostro Paese che possono essere perseguiti molto più efficacemente all’interno dell’Unione europea cercando di orientare e cambiare” le politiche dei 27: “i risultati sono già molto positivi, basti pensare alla svolta quasi culturale che si sta verificando nel settore dell’immigrazione” e cioè “l’idea che con i Paesi di origine e di transito occorre creare partenariati a tutto tondo che non riguardano soltanto le migrazioni ma riguardano soprattutto la creazione dei presupposti che consentano di evitare le partenze di gruppo di persone spesso disperate alla ricerca di una vita migliore”. Lo ha detto  l’ambasciatore Vincenzo Celeste, Rappresentante permanente presso l’Unione europea, a margine della Conferenza delle Ambasciatrici e degli Ambasciatori in corso alla Farnesina.   L’Italia può quindi avere un ruolo trainante nei confronti degli altri Paesi Ue? “Finora lo siamo stati, basta prendere l’esempio della Tunisia: il memorandum tra l’Ue e la Tunisia nasce da un’idea italiana e non a caso al momento della firma oltre alla presidente Von der Leyen e a Meloni, c’era il premier olandese Rutte, il primo ministro di un Paese destinatario di movimenti secondari che in passato ha sempre accusato l’Italia di non proteggere a sufficienza la frontiera esterna dell’Unione”, ha ricordato Celeste. “E’ chiaro che siamo solo all’inizio. Lo stesso accordo con la Tunisia è in fase di attuazione, ma occorre investire risorse umane e finanziarie in questo. La strada è aperta, altri Paesi seguiranno, si parla di Egitto, di Marocco, forse di Senegal. C’è una strada aperta che è stata aperta anche grazie al contributo italiano”, ha concluso l’ambasciatore.