Il ruolo del genitore

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Il ruolo del genitore consiste, da sempre, nell’assicurarti un tetto, sfamarti, svegliarti la mattina e accompagnarti a scuola. Offrirti un rifugio sicuro anche se, naturalmente, non accade per tutti. Il mentore, alleggerito da questi compiti, deve svolgerne un altro: scorgere il fardello che grava sul cuore del giovane, comprenderne il significato e alleviarne il peso.
Uno degli errori più comuni è confondere i ruoli del mentore e del genitore. Questo accade, per esempio, quando il primo allaccia un rapporto troppo intimo con il mentore o quando il secondo cerca di fare da maestro al figlio. Il che porta a una rottura tra il maestro e il discepolo.
Una spiegazione di tale rottura è stata data da Daniel J. Levison con la ricerca condotta per l’Università di Yale che attribuisce la causa di tale rottura al desiderio del ragazzo di trovare nel mentore un genitore (una madre o un padre) che si prenda cura di lui in maniera costante e personale.
Tutto ha origine da una scarsa attenzione da parte del nucleo familiare e dal desiderio del giovane di riprodurre un immaginario rapporto ‘‘perfetto’’ passando per la figura del mentor. La confusione nasce anche dal risentimento da parte del giovane che si lamenta di non essere mai stato valutato al meglio e di non essere mai stato riconosciuto per quello che realmente è.
Non è detto che il mentore debba essere una persona in carne e ossa: i ragazzi possono anche scegliere di affidarsi a un libro. R D Laing, famoso esponente dell’antipsichiatria, parla di questa scoperta, fatta da giovane negli anni Quaranta, e racconta di quando in una piccola biblioteca pubblica scoprì un’opera di Kierkegaard e sentì la vita sbocciargli dentro.
Quando un libro o un qualsiasi altro oggetto coinvolge in maniera cosi ‘‘profonda’’ accade che si pretenda meno dai genitori biologici e si accendono maggiori aspettative nella ‘‘seconda famiglia’’, quella scelta. Da sempre il conflitto familiare nasce dalle aspettative che una persona coltiva rispetto a un membro del nucleo in cui è inserito.
Caso classico, il conflitto tra il seguire le orme professionali del genitore e il cambiare completamente rotta, tra il restare nel luogo in cui si è formata la famiglia e il decidere di cambiare aria. A spaventare i giovani è in genere il ‘‘vuoto’’ vissuto come insofferenza per un contesto familiare privo di fantasia e retto da convenzioni: fare la spesa, cucinare, acquistare vestiti.
La fantasia che i figli vorrebbero avessero i genitori nei loro confronti è quella di considerarli e riconoscerli per come sono, eccentrici, diversi e unici. Se i genitori non possono essere confusi con i mentori nemmeno possono essere messi fuori gioco nella formazione dei figli. Ai quali devono cercare di aprire quante più porte possibile aiutandoli a scoprire se stessi.
È un lavoro duro che permette di assicurare loro sicurezza in altri ambiti, oltre a quello familiare.