Lo scorso 25 maggio Banca Monte dei Paschi di Siena (BMps) ha lanciato un aumento di capitale da 3 miliardi di euro che fa seguito alla ricapitalizzazione effettuata lo scorso mese di giugno da 5 miliardi. È del tutto evidente che l’ultima operazione non sia stata proposta dai vertici aziendali ma sia stata imposta dalle Autorità di Vigilanza Europee che, di fatto, si sono sostituite all’organo di governo costituendo un “Consiglio di Amministrazione occulto” composto da rappresentanti della Bce, della Commissione Europea e dell’Eba(European Banking Authority). La storia è purtroppo nota: nel maggio 2014 l’assemblea straordinaria di BMps, su indicazione della Commissione Europea, ha deliberato un aumento di capitale da cinque miliardi di euro, due in più rispetto all’ammontare originariamente previsto, con lo scopo di dotare la banca di una riserva di capitale funzionale all’assorbimento di eventuali impatti negativi derivanti dalla verifica dei dati di bilancio a cura dell’Eba che l’istituto avrebbe poi affrontato insieme ad altre 130 banche europee nel successivo mese di ottobre (Asset Quality Review e Stress Test). Nonostante i dati contabili analizzati dai due organismi di vigilanza europei fossero del tutto omogenei, il risultato degli Stress Test ha incredibilmente decretato la necessità per la banca senese di ricorrere a un ulteriore aumento di capitale, non inferiore a tre miliardi di euro, da effettuarsi entro i nove mesi successivi. Ciò che lascia davvero senza parole è che, a differenza delle circostanze che avevano determinato la ricapitalizzazione del 2014, la banca oggi si trova in una situazione economica e patrimoniale di assoluta tranquillità. Nel primo trimestre 2015, infatti, BMps ha realizzato un risultato operativo lordo pari a 613,8 milioni di euro contro i 298 milioni del corrispondente periodo del 2014, realizzando un progresso del 105 per cento su base annua (miglior risultato all’interno del panorama bancario italiano). Sempre nello stesso periodo l’istituto, dopo avere effettuato rettifiche su crediti per 490 milioni di euro, ha realizzato un utile netto pari a 72,6 milioni di euro contro una perdita di 193,7 milioni realizzata nel primo trimestre 2014. In sintesi, dopo un durissimo processo di ristrutturazione che ha determinato negli ultimi due anni la svalutazione di crediti per circa 12 miliardi di euro, la riduzione dell’organico di circa 2.700 dipendenti e un risparmio di costi su base annua pari a circa 800 milioni di euro, BMps è oggi una banca risanata con prospettive reddituali e patrimoniali molto favorevoli. L’aumento di capitale da 3 miliardi di euro determina il rimborso integrale dei “Monti Bond”, con un risparmio annuo in termini di oneri finanziari pari a circa 120 milioni di euro e riporta i coefficienti patrimoniali in linea con quanto imposto dalle Autorità di Vigilanza Europea. L’operazione, per contro, richiede il sostenimento di costi stimati in circa 120 milioni di euro legati prevalentemente alla costituzione del consorzio di garanzia che, di fatto, azzerano i benefici sopra indicati. C’è dunque da chiedersi perché non sia stato richiesto ai vertici aziendali di effettuare un aumento di capitale da otto miliardi di euro nel 2014 evitando agli azionisti la duplicazione di ingenti costi e, cosa ben più grave, una diluizione in caso di mancata partecipazione all’operazione di diciassette volte superiore rispetto alla ricapitalizzazione dello scorso anno; infatti, se rettifichiamo il prezzo dello scorso aumento di capitale (1 euro) in seguito alla recente operazione di accorpamento dei titoli azionari (1 azione ogni 20), giungiamo alla conclusione che l’aumento di capitale del 2014, a parametri omogenei, è stato effettuato a 20 euro per azione rispetto al valore di 1,17 euro per azione dell’aumento 2015. Il “Consiglio di Amministrazione occulto”, dunque, profittando della situazione di debolezza reddituale e patrimoniale della banca successiva al quinquennio 2006/2011, ha imposto delle scelte che spesso hanno provocato ingenti danni agli azionisti (si pensi alle operazioni di copertura dal ribasso dei tassi governativi italiani effettuate nel 2011), ponendo in secondo piano l’eccellente opera di ristrutturazione compiuta dai vertici aziendali grazie alla quale oggi la banca è tornata alla redditività. L’auspicio è che, grazie alle ritrovate condizioni di normalità dopo anni di autentico stillicidio, il timone dell’istituto torni finalmente nelle mani del “vero” Consiglio di Amministrazione, il cui compito primario deve essere quello di garantire agli azionisti (in grado di sottoscrivere l’attuale aumento di capitale) un ritorno sul capitale investito che li ripaghi dei sacrifici e delle ingenti perdite patite negli ultimi anni.