Il quartiere italiano di Tianjin: una storia ultracentenaria

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La storia del quartiere italiano di Tianjin, nella provincia cinese di Hebei, comincia nel 1902 e si snoda attorno a molti personaggi del mondo artistico storico e culturale. Furono molti gli italiani tra i quali non pochi napoletani, che scelsero di stabilirsi , fi dagli inizi delo corso secolo, a Tianjin: tra questi ricordiamo il tenente Giuseppe Masserotti Benvenuti, il Capitano Guido Menziger,il Console Fileti e tanti altri…Tra i cinesi che ebbero rapporti con il nostro Paese c’è Liang Quinchao, politico e intellettuale che scelse l’architettura italiana per realizzare, nel 1913, nella quale soggiornarono anche Cao Yu, drammaturgo famosissimo nella Cina moderna, politici come Duang Qirui che divenne il primo ministro del governo cinese. Li Yuanhong, due volte presidente della Repubblica, si ritirò in questo quartiere italiano così come Jin Yupeng che fu primo ministro e Zhang Tinghe che fu poi sindaco di Tianjin. La concessione coloniale fu assegnata all’Italia in seguito alla partecipazione militare nella repressione della rivolta dei boxer (organizzazioni nazionalistiche che si opponevano alla colonizzazione della Cina). Il possedimento italiano si estendeva su un appezzamento di 46 ettari, paludoso e malsano, allora abitato da circa 16.000 cinesi. Nei decenni seguenti il territorio fu gradualmente bonificato e urbanizzato secondo moderni criteri europei. L’insediamento comprendeva un quartiere residenziale, una caserma, un centro sportivo, un ospedale, una scuola bilingue, una chiesa, una centrale telefonica e vari altri edifici pubblici, disposti lungo un reticolo regolare di strade affacciate sul fiume Pei-Ho. Attualmente il quartiere Italiano è al centro della città e ha subìto una ristrutturazione nell’ambito dello sviluppo complessivo della città. La città che aspira a diventare punto di riferimento e di collaborazione con Tianjin è proprio Napoli. Tianjin offrirà al popolo napoletano e alle sue eccellenti aziende manifatturiere una vetrina in cui mettere in mostra i successi partenopei nel campo dell’artigianato dal corallo e i cammei di Torre del Greco alle sete di San Leucio, dalle ceramiche di vetri alla porcellana di Capodimonte e per finire, ferro battuto, intarsio e perché no al food e alle pizzerie.