Il posto delle fragole: Egeon in mostra alla Nami Gallery

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L’Occhio di Leone, ideato dall’artista Giuseppe Leone, è un osservatorio sull’arte visiva che, attraverso gli scritti di critici ed operatori culturali, vuole offrire una lettura di quel che accade nel mondo dell’arte avanzando proposte e svolgendo indagini e analisi di rilievo nazionale e internazionale.

di Stefania Trotta

Tutto parte da Pomigliano d’arco, in occasione della prima edizione del Rinascita Fest nel 2022, qui, l’artista Egeon (Bolzano 1990) realizza un grande murales per riqualificare l’area dell’ex stazione della Circumvesuviana. L’invito avviene con l’intermediazione di Tani Russo, Presidente dell’associazione Tramandars, con sede al borgo Casamale di Somma Vesuviana, con cui l’artista era in contatto e a cui segue sempre la mostra Un prato di fragole selvatiche nella spettacolare location dell’Orto Botanico di Roma, come evento spinoff del World Food Forum 2023 organizzato dalla FAO’s Generation Restoration. 

Da Roma la mostra Il posto delle Fragole approda alla galleria napoletana Nami Gallery, in via Carlo Poerio, riprendendo l’atmosfera idilliaca e sognate della location romana, ma questa volta conferendole un’intimità che va scoperta nelle diverse sale della galleria. 

Il termine Sultronställe, prato delle fragole selvatiche in svedese, riprende uno dei capolavori del regista Ingmar Bergman, inftti come nel film, propone un viaggio interiore tra la memoria e il ricordo. I grandi acquerelli su carta da 600gr appesi alle pareti della galleria introducono il visitatore ad un mondo quasi da criptare, che esplora le infinite possibilità che la natura offre. 

Ad accogliere il visitatore è una parete su cui si possono leggere diverse parole quali rimpianto, tristezza, delusione, indifferenza, sofferenza, abbandono, emozioni che culminano con la parola Agape, l’amore incondizionato, che sovrasta l’installazione. In una teca aperta ricoperta di terra sono posizionate le sculture reduci dalla performance a Roma, ovvero degli hard disk che contenevano i ricordi dell’artista, che una volta purificati, simbolicamente col fuoco, sono diventati dei Bio Hard Disk abitati dal fungo dell’immortalità, il Ganoderma Lucidum o Reishi in giapponese.

L’esposizione continua all’interno delle altre due sale con i grandi acquerelli, i cui motivi labirintici che alludono al complesso mondo dell’intelligenza miceliare dei funghi, continuano anche sulle pareti della galleria andando a realizzare una vera e propria scenografia del microcosmo. 

L’amanita muscaria è al centro dell’esposizione quale esaltatore del mondo naturale ma soprattutto come centro di connessione del magico bosco di Egeon popolato da abeti, muschi e radici dipinti. 

Lungo il percorso poi ci si imbatte in un’altra installazione realizzata con i pettini in legno che venivano utilizzati per la raccolta dei mirtilli, poi vietati perché rovinavano i frutti, i rami e in generale il sottobosco. Sui denti dei pettini, trafitte, ci sono le riproduzioni in acquerello di alcune foto sopravvissute ad un’altra purificazione, quella attuata dalla nonna dell’artista, da cui poi è nata l’ispirazione per la performance. I volti sono vuoti quasi a voler suggerire che col tempo i dettagli sono destinati a sbiadire, che del ricordo restano come delle ombre che ognuno può riempire o immaginare, con la consapevolezza che l’essenziale è spesso invisibile.  Tra le silhouette degli alberi che continuano anche sulle alte pareti, dipinte dall’artista come a non volerne limitare la crescita immaginaria si arriva all’ultima sala, dove in quello che è uno spazio ricavato nel muro, sono poggiati su mensole delle sculture a forma di funghi argilla delle Dolomiti, scavati e di dimensioni anormali, che con la loro presenza ci ricordano la loro importanza nell’equilibrio dell’intero ecosistema.

I funghi – scrive nel testo Alessia Fiorillo – esprimono dunque la loro capacità di “fare rete”, declinandola verso la bellezza in quel macrocosmo del World Wide Web – www – scoperto da  Suzanne Simard, scienziata ed ecologista di fama mondiale, a dimostrare l’incredibile somiglianza tra il funzionamento della rete Internet e di quella del micelio sotterraneo.