Il porto di Salerno bene primario dell’intera provincia. Autorità unica solo con piena garanzia di autonomia gestionale.

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Nella Sede del Partito Democratico di Salerno, venerdì pomeriggio ha avuto luogo un incontro al quale hanno partecipato i principali operatori del porto di Salerno, il Responsabile del Dipartimento Economia Roberto De Luca ed il Consigliere Regionale Luca Cascone, Presidente della Commissione Trasporti.

Nel corso della discussione sono emerse le numerose criticità relative alla bozza di decreto che dovrebbe riformare l’intero sistema portuale italiano.

Abbiamo ascoltato con attenzioneha dichiarato Roberto De Luca al termine dell’incontro – le argomentazioni delle rappresentanze imprenditoriali della comunità portuale che hanno evidenziato come manchi un criterio omogeneo a livello nazionale in base al quale procedere agli accorpamenti. Il rischio palese di assistere ad un depotenziamento dei flussi di traffico commerciale ed al rallentamento della realizzazione dei progetti di miglioramento infrastrutturale in corso ci impone di intraprendere tutte le iniziative necessarie in sede politica e parlamentareha evidenziato De Lucaper evitare incomprensibili penalizzazioni del nostro porto rispetto al quadro nazionale dove scali marittimi con volumi di movimentazione meno rilevanti riescono, invece, a conservare la piena autonomia gestionale”. “E’ chiaroha concluso Roberto De Luca – che non potremo assistere impassibili all’adozione di due pesi e due misure. E non potranno certo accusarci di proporre una battaglia di campanile, avendo i nostri operatori avanzato una proposta di razionalizzazione addirittura territorialmente più ampia. Tuttavia, non si può restare indifferenti quando ci sono in ballo centinaia di posti di lavoro, il futuro di aziende che in altri porti d’Italia e d’Europa ci invidiano e si mette a repentaglio anche l’efficienza di interi comparti produttivi di eccellenza del territorio, primo fra tutti l’agroindustria”.

In particolare sono emerse le seguenti criticità:

  1. Mancanza di un criterio chiaro e oggettivo relativo alle ipotesi di accorpamento di alcune Autorità Portuali. In tal senso, già la legge 84/1994 stabilisce delle soglie quantitative e di ‘massa critica’ da raggiungere affinchè uno scalo possa essere sede di Autorità, cui si potrebbe far riferimento per procedere con la riforma.

  2. Lungi da ogni pretesa di campanilismo, un’ipotesi probabilmente maggiormente percorribile in una reale ottica di efficienza potrebbe essere la creazione di macroaree che si configurino come veri e propri sistemi logistici, all’interno dei quali i porti rappresenterebbero un tassello in un quadro più complesso di logistica che sia davvero integrata e intermodale.

  3. La pretesa di applicare in Italia modelli utilizzati nel Nord Europa ha poco senso. E’ possibile immaginare che la conformazione del territorio di aree come Genova, Napoli o Salerno possa essere paragonabile ad Amburgo o Anversa? Siamo certi che sia una strada virtuosa e che, invece, non crei inefficienze?

  4. Anche il “mantra” della specializzazione degli scali sembra avere poco senso, soprattutto nel momento in cui molte delle Autorità superstiti governano scali “generalisti”, che movimentano contenitori ma hanno anche traffico crocieristico e altre funzioni.

  5. Sembra non reggere anche la pretesa di esatta correlazione tra accorpamento e maggiore efficienza, nel momento in cui le strutture accorpate rimarrebbero pur sempre fisicamente distanti. In questo caso, sarebbe comunque necessaria una direzione di scalo autonoma, forte e in grado di gestire la grande complessità che un porto presenta. Probabilmente dovremmo agire su tutta una serie di altri fattori che hanno finora appesantito l’operatività dei nostri porti: burocrazia, possibilità di varianti all’interno del perimetro portuale, dragaggi, e così via.

  6. Desta perplessità anche la mancanza (almeno stando alle bozze circolanti) di una norma transitoria o comunque di coordinamento che regoli questa fase di accorpamento. Come saranno gestite concessioni che hanno scadenza diversa, come sarà governata la partita dei canoni demaniali? Il sospetto è che per fare in fretta si rischi davvero di generare confusione e di spaventare gli investitori stranieri che, finora, sono stati invece attratti dai porti gestiti in maniera efficiente.

  7. Per ciò che riguarda le funzioni, un’importante considerazione: i porti, così come altre infrastrutture hanno come scopo principale quello di supportare i sistemi produttivi del territorio di riferimento. Nel nostro caso, una diversa funzionalizzazione o un indebolimento dello scalo rappresenterebbero un danno per larga parte del sistema produttivo della provincia e oltre. Pensiamo soltanto al danno che riceverebbero asset strategici come l’agroindustria, le produzioni ortofrutticole, la manifattura di qualità dei nostri territori: secondo alcune indiscrezioni trapelate sulla nuova norma, le nostre produzioni non dovrebbero essere imbarcate neanche a Napoli, bensì a Gioia Tauro o Taranto.