Il nuovo premier britannico è più ricco del re

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In foto Edward Llewellyn
L’abbiamo descritta come una lady di ferro e poi si è dissolta come neve al sole:  Liz Truss dopo Boris Johnsin e adesso il trittico si chiude con Rishi Sunak che l’Ambasciatore inglese in Italia Edward Llewellyn  ha definito come il premier risolutore. Intanto il Corriere della Sera e altri quotidiani affermano che il nuovo primo ministro inglese Ha già fatto la Storia, e per più di un motivo: il nuovo premier britannico, il, 42enne Rishi Sunak, non è solo la prima persona di colore e di fede induista a guidare un governo di Sua Maestà, ma è anche di gran lunga la più ricca, visto che la fortuna privata sua e di sua moglie è stimata in oltre 800 milioni di euro, il doppio di re Carlo.
Sunak ha definito il suo ingresso a Downing Street come «il più grande privilegio della mia vita», ma ha avvertito che il Paese si trova di fronte a una «profonda sfida economica». Parlando dal quartier generale del partito conservatore, il neoleader ha sottolineato che il Regno Unito ha bisogno di «stabilità e unità»: la sua priorità sarà riunire il partito e il Paese, perché «è il solo modo per superare le sfide che abbiamo di fronte e costruire un futuro migliore e più prospero per i nostri figli e nipoti». Sunak ha concluso con la promessa di «servire con integrità e umiltà»: un velato riferimento, forse , alle intemperanze di Boris Johnson.
Un personaggio fatto di paradossi e contraddizioni, il nuovo premier: tanto che uno dei soprannomi è «Slippery Sunak», Sunak lo Scivoloso. Lui è figlio di immigrati indiani arrivati in Gran Bretagna dall’Africa orientale, però di solida estrazione borghese (padre medico, madre farmacista), tanto che riescono a mandarlo nell’esclusivissimo Winchester College, una scuola che costa oggi oltre 50 mila euro l’anno e che da secoli rivaleggia con Eton. Da lì il giovane Sunak viene ammesso a Oxford per studiare PPE (Filosofia, Politica ed Economia), il corso principe della futura classe dirigente.
Dopo un master a Stanford, in California, in Business administration, l’ambizioso Rishi si dà alla finanza, prima in Goldman Sachs e poi in diversi hedge fund. Ed è a Stanford che incontra sua moglie, una ricchissima ereditiera figlia di un miliardario indiano, dalla quale avrà due figli.
La coppia ha oggi un patrimonio immobiliare notevole, valutato circa 17 milioni di euro. Durante la settimana i Sunak vivono a Londra, in una casa di cinque stanze da letto a Kensington — uno dei quartieri più lussuosi della capitale — del valore di circa 8 milioni; il weekend lo trascorrono in un maniero georgiano nel nord dell’Inghilterra completo di lago privato, piscina e campo da tennis, che è valso a Sunak il soprannome di «maharaja dello Yorkshire»; a tutto questo si aggiunge un appartamento per gli ospiti nel centro di Londra e una villa sulla spiaggia di Santa Monica, in California, che vale oltre 6 milioni.
È per questo stile di vita che Sunak viene percepito come un esponente delle élite, uno che vive su un altro pianeta rispetto alla gente normale, le cui esigenze stenta a capire: una volta si è presentato su un cantiere con un vestito da 4 mila euro e mocassini di Prada, mentre un’altra volta si è fatto fotografare con una tazza da caffè da 200 euro.  Insomma, un Davos man più a suo agio con i banchieri che con l’uomo della strada che fatica a pagare le bollette. E sempre con una via d’uscita pronta: si è scoperto che ha la Green Card, il permesso di soggiorno permanente negli Stati Uniti, una specie di polizza di assicurazione nel caso le sue ambizioni in Gran Bretagna non si fossero realizzate. E ancora più critiche ha sollevato la rivelazione che sua moglie eludeva le tasse in Gran Bretagna grazie a un sistema legale che le permetteva di non pagare nulla su oltre dieci milioni di dividendi annui.

Sul piano politico, Sunak è ancora più difficile da incasellare. La sua ascesa è stata meteorica, se si considera che tre anni fa era ancora uno sconosciuto sottosegretario: poi la nomina a Cancelliere dello Scacchiere (ossia ministro del Tesoro) all’inizio del 2020 lo ha proiettato nel firmamento della politica britannica.
È stato lui ad affrontare la pandemia con un massiccio programma di intervento pubblico che ha fatto schizzare la pressione fiscale ai livelli più alti da 70 anni. Sunak si proclama, a parole, un fautore della tassazione minima: ma è consapevole che nella congiuntura attuale non è possibile abbassare le tasse.
È su questo che si è scontrato in estate con Liz Truss e il naufragio della Trussonomics gli ha dato ragione. I suoi ammiratori lo definiscono «un pragmatico di principi»: guidato da alcune idee, ma pronto ad adattarle alla realtà. Nel 2016 si era schierato a favore dellaBrexit: ma dopo non ne ha più parlato, mantenendo un profilo bassissimo sulla questione dei rapporti con l’Europa.
Ora il suo compito sarà quello di tirare la Gran Bretagna fuori dalle secche in cui si è cacciata e riconquistare la fiducia dei mercati: Sunak fa appello alla sua competenza e affidabilità, ma basterà?