Volendo essere obiettivi e senza riserve di alcun genere, gli italiani da domenica scorsa possono mostrare un naturale e sano compiacimento per quanto è accaduto quel giorno a Tunisi. Ora bisognerà attendere la ratifica degli altri partners della EU, ma se è vero quanto affermano soprattutto quelli che non vivono nei centri urbani, il buongiorno si vede dal mattino. Così, almeno per quanto concerne l’aspetto diplomatico e propositivo, la Giorgia volante ha incassato per l’ Italia un risultato più che lusinghiero dalla tournée in Tunisia. È rimasta sotto lo sguardo ammirato sia del Premier Saied che della Signora Commissario Von der Leyen insieme al Premier olandese Rutte. La Romana overland ha superato brillantemente il suo saggio da Primo Ministro di un Paese ben integrato nella leadership della costruzione geopolitica denominata EU.
Essa già da tempo è divenuta ormai interlocutrice qualificata e imprescindibile per quanti concorrono alla governance del mondo. È bene procedere con ordine. Fino a poco tempo fa, il mare Mediterraneo è stato dipinto, seppure con sufficiente obiettività, come il tallone di Achille, cioè il vulnus o punto debole del recinto socio politico che protegge la Ninfa Europa. Sbarchi di disperati in fuga, ma anche di malviventi e terroristi di ogni genere, compresi gli stessi scafisti, continuano a dar filo da torcere alle amministrazioni pubbliche. Non solo a quelle dei paesi frontalieri, primo tra essi l’ Italia, quanto anche alle strutture corrispondenti dell’ area a nord della stessa. L’ Odissea dei fuggitivi via mare dai paesi di origine, prevede la tappa italiana come pausa di ristoro, prima di ripartire quanto prima a gambe levate per la destinazione finale, dove ricongiungersi con familiari e amici. La sola gestione dei loro comportamenti necessita di un dispiego di forze dell’ ordine e di strutture create ad hoc per quel tipo di emergenza, di notevoli proporzioni.
C’è da considerare poi, questa volta in positivo, il ruolo strategico dell’altra riva di quel mare. Nell’attesa del primo step della transizione dei sistemi europei all’ utilizzo di energie da fonti rinnovabili, facendo voti che tale attesa duri il meno possibile, il Comandante delle Guardie Municipali di Montalto di Castro, chiedeva retoricamente a alcuni suoi subordinati che sarebbe successo se l’allora Premier Draghi non fosse stato folgorato sulla via di Tunisi e, di conseguenza, avesse lasciato l’ Italia e gli altri paesi della EU in balia delle paturnie di Gazprom, con maggiore precisione dei brevi periodi di sobrietà di Zar Putin e della sua ciurma di Compagni e… altro. Al di là di tali considerazioni più che pratiche, la signora Premier bionda ha portato a casa qualcosa di particolare importanza, anche se non quantificabile dal punto di vista monetario o convertito proprio in moneta. Tale tesoro immateriale è la crescita di tipo esponenziale della forza contrattuale del Paese a livello mondiale. Da Cenerentola della Regina Europa a sua Dama di Compagnia, l’Italia ha giocato le sue carte per la leadership in quel mare con oculatezza. Intanto all’interno del Paese si è costretti a assistere a vicende che hanno molto in comune con quelle che spesso accadono ai mercati generali: quando le contrattazioni non avvengono solo in base ai segnali inviati da chi vuol vendere o comprare ma anche in dipendenza delle cosiddette turbative. Peccato perché tali baruffe chiozzotte spingono gli osservatori, soprattutto quelli stranieri, a valutare con maggiore attenzione se il Paese abbia perso a sufficienza la caratteristica stereotipata del dominio al suo interno di divoratori di spaghetti e pizze e di suonatori di mandolini. La felice memoria di Nino Manfredi non si sarebbe trattenuto dal riproporre la sua valida espressione ciociara: “Fusse che fusse la volta bona?!” In tale circostanza con spirito positivo come non mai.