Il Governo Italiano e la flotta di aeromobili commerciali ITA & C. come coniugi separati in casa

Ieri è arrivata la notizia ufficiale che, dopo due anni di operazioni finanziarie ben combinate tra pubblico e privato, la SAS, compagnia aerea del’intera regione scandinava, in via di risanamento e ricapitalizzata in maniera adeguata, ritornerà a volare quanto prima con i conti in via di risanamento, sia per congruità che per pertinenza di impiego. Per chi sta seguendo, anche se solo per curiosità, la vicenda ITA Alitalia- è ancora in corso, anche se dovrebbe completarsi a breve – giá a… volo d’uccello, le differenze nella gestione dei due casi lasciano quanto meno perplessi. Non è esagerato sostenere che la vicenda italiana si presta a essere definita, ancor più che assurda, principalmente come un pasticcio che è andato oltre ogni bizzarria politico- aziendalistica immaginabile. Al dunque. La SAS va in crisi gestionale che arriva al culmine circa due anni orsono. Essa riunisce ancora oggi, sotto il suo simbolo, tre diversi vettori di stato, quello svedese, quello norvegese e quello danese. Dando per scontato che I consulenti chiamati a esaminare il caso siano di prima qualità, che la Air France sia riuscita a far solcare il cielo da parte di un congruo numero di velivoli SAS rimasti negli hangar per difficoltà finanziarie, indica che la compagnia di bandiera francese, con un quinto del capitale del nuovo soggetto in portafoglio, riesce a iniziarne la gestione non solo operativa quanto economica. La parte più interessante della vicenda è che essa sia arrivata pressochè alla ripresa nel circuito commerciale in circa 24 mesi, con tutti I vantaggi di ogni genere che ciò sta comportando. La polemica che ne fuoriesce nel confronto con il caso ITA Alitalia indica un intreccio macroscopico, a Roma e altrove, di ogni genere e a ogni livello, ancora prima della evidente quanto colpevole mala gestio delle varie situazioni che  compongono quel vero e proprio affaire. In effetti solo una forte compromissione tra potere politico, interessi commerciali e giungla affaristica poteva permettere che uno storico buon esempio di azienda pubblica, dopo un considerevole numero di esercizi in attivo, diventasse una macchina mangia soldi tale da fare una forte concorrenza e da vicino alle slot machines di una intera sala giochi. Fin qui i fatti, di seguito qualche commento di livello poco superiore a quello fatto al bar da quattro amici coltivatori. È bene partire da una constatazione non confutabile: la decisione internazionale dell’ ultima parte del secolo scorso di liberalizzare il trasporto commerciale aereo, fece da fertilizzante per aiutare lo sboccio di una pletora di vettori di ogni genere e specie senza programmi realistici per operare una leale forma di concorrenza. Quanto è successo nell’ultimo quarto di secolo in quel settore è argomento abbastanza noto. Quello che lo è meno è che non è stato tutto trasparente, anzi. Allora non si può far altro che osservare e, anche per scaramanzia, augurarsi che di necessità si faccia virtù. Più precisamente che, non potendo pretendere una crescita inesauribile per quel tipo di mercato, le compagnie studino come trovare un punto di equilibrio di gestione raggiungibile in tempi contenuti. Altra fonte di redditività potrebbe essere una maggiore attività di trasporto merci. Tutto quindi purché mai più forme di attività che non rispettino i requisiti di economicità