“Abolire la pastasciutta, assurda religione gastronomica italiana”. Il movimento capeggiato da Filippo Tommaso Marinetti, a partire dalla pubblicazione del Manifesto della Cucina Futurista del 1930, è stato fautore di una vera e propria crociata contro gli
“Abolire la pastasciutta, assurda religione gastronomica italiana”. Il movimento capeggiato da Filippo Tommaso Marinetti, a partire dalla pubblicazione del Manifesto della Cucina Futurista del 1930, è stato fautore di una vera e propria crociata contro gli spaghetti, le linguine, le pennette i ravioli, a favore dell’invenzione di nuove vivande. Infatti, il cibo per i futuristi doveva “moltiplicare all’infinito la gioia di vivere, nutrire gli occhi ed eccitare la fantasia prima ancora di tentare le labbra”, come usava dire l’autore del trattato “La Fisiologia del Gusto” il gastronomo Anthelme Brillat-Savarin. Il banchetto avanguardista doveva essere fonte di sorprese, eccitante esperienza sensoriale, luogo dove arte, teatro e vita si incontravano. Ma quale cibo sapeva sublimare tutto questo se non proprio la pasta? In Alta Irpinia lo hanno capito bene, gli agricoltori hanno adottato un modello economico e produttivo nel settore cerealicolo attraverso il Gruppo di Azione Locale (GAL) piantando una varietà di grano tornando al passato, il “Senatore Cappelli”. Il frumento ha una eccellente qualità di semola, contiene percentuali più elevate di lipidi, aminoacidi, vitamine, minerali ed ha la caratteristica di una elevata digeribilità. Premesso ciò, sono in una trattoria dove lo chef ama cucinare la pasta (e mangiarla …) e produce in proprio questo particolare cultivar di grano duro da cui ricava la sua materia prima, sono a: Il Gastronomo. A circa 500 metri sul livello del mare, Ponteromito nel comune di Nusco, frazione di circa 300 abitanti, strade di montagna, di viandanti, escursioni climatiche, isolamenti; ecco il bisogno di rifugio, di accoglienza, di calore, lontani dai circuiti culinari che offrono notorietà ma anche dal logorio della vita moderna. TrattoVia recita in un unicum l’essenza di quanto detto. Entro già con la consapevolezza esoterica di incontrare una cucina fondata sulle forze della natura, in un luogo di aggregazione culturale e sociale. L’accoglienza di Francesco, fratello dello chef, è informale come è cultura delle genti di queste parti, pragmatismo senza ammennicoli, sala curata con legni e pietra a certificare l’attenzione anche verso lo stile, cantina in bella vista, forno per le pizze e braceria border line. Il raviolo fritto di semola con asparagi, speck e ricotta apre la degustazione con al calice il Fiano delle Cantine Guerriero. Fagioli e scarole al profumo di anice con tocchetti di polenta arruscata. Dopo aver aperto con la dissertazione sulle coltivazioni di grano di queste parti, ecco la Chitarra di semola di Montecalvo con carbonara di asparagi di montagna e pecorino di Bagnoli. Cambio calice per un Aglianico di Montemarano di propria produzione che non sfigurerebbe se fosse sul mercato per aroma e tannini, baccalà di Perticaregna con papacelle sotto aceto. Una focaccina con cipolla di Montoro per accompagnamento. Il tortino caldo di frolla alle mele Limongella e Annurca su crema inglese chiude la degustazione. Certamente una cucina di territorio, materica, a tratti dal sapore “ancestrale”, i piatti sono un giusto compromesso tra abbondanza e cuccagna, dove la tradizione dei piatti è trattata in cucina dalle mani di un innovatore. Oltre alla farina dal grano proprio, ortaggi, legumi, frutta, castagne, vino, olio sono tutte delizie di propria produzione da “i campi di Filippo” siti a Montella. Jenny Auriemma, moglie dello chef, sommelier in sala. Già, ma chi è questo chef che ha già un progetto work in progress per una nuova azienda ristorativa agricola ma con l’accento sull’accoglienza? Chi è questo chef “fumantino” , contestatore, nemico della globalizzazione, negativo e positivo, ossimoro che solo lui riesce a rendere compatibile grazie ai suoi progetti, lavoratore e contestatore… Il suo concetto apparentemente negativo del “più andare in alto con le proprie prestazioni, più ti allontani dal mercato, e viceversa”, nel piatto diventa positivo! Antonio Pisaniello, chef stella Michelin, adolescenza in terra sicula, poi rientra a Il Gastronomo, in Trentino, a New York infine a Nusco per la nota Locanda di Bu per rientrare a Ponteromito, al Gastronomo –Trattovia, come trampolino di lancio per una nuova grande avventura. Quale? Stay tuned.
Costo medio €. 25
Il Gastronomo: S.S. 164 – Ponteromito, Avellino – Info e prenotazioni: 0827.67009 info@trattovia.it – www.trattovia.it giorno di riposo: mercoledì. WI FI NO CELIACI OK DISABILI OK FUMATORI NO GIARDINO NO TERRAZZO OK ANIMALI OK PARCHEGGIO OK CARTE DI CREDITO Ok