Il futuro della ricerca, a colloquio con Giulio Tarro

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In foto Giulio Tarro

di Bianca Desideri

Abbiamo incontrato il professor Giulio Tarro, nato a Messina, napoletano di adozione, infettivologo di fama internazionale, allievo di quell’Albert Sabin che fu padre del vaccino contro la poliomielite, virologo e primario emerito dell’Azienda Ospedaliera “D. Cotugno” di Napoli, Presidente della Fondazione de Beaumont Bonelli per le ricerche sul cancro, uomo che ha dedicato la sua vita alla ricerca e alla medicina, per parlare di ricerca e tecnologia.

Professore, è stato allievo di Albert Sabin, scopritore del vaccino contro la poliomielite, quanto è stata importante per lei quell’esperienza?
Albert Sabin ha parlato sempre di progresso della scienza con scoperte non fini a se stesse, ma con obiettivo il valore sociale della ricerca stessa: nella liberazione della umanità sofferente dalle catene delle malattie si deve dare importanza al valore sociale della ricerca e non ovviamente allo studio del sesso degli angeli: “approfondire i misteri dell’universo, ma soprattutto lenire la miseria della gente sulla terra”.
Grazie ai vaccini sviluppati da Salk prima nel 1955 e poi da Sabin nel 1961 la poliomielite è stata praticamente debellata.
L’uso del vaccino di Albert Sabin è prevalso sia per la nuova idea di utilizzare un virus attenuato e per la comodità di somministrazione (orale e non intramuscolare) sia perché più economico. Sarebbe impossibile iniettare l’antipolio a tutti i bambini africani, a quelli del centro-sud America e a tutti quelli del sud-est asiatico.
2 miliardi e mezzo tra bambini e adulti sono stati vaccinati in 200 paesi, liberando l’80% del mondo da questo flagello.
Per il periodo 2013-2018, l’OMS e la Fondazione Rotary hanno stanziato un milione di dollari all’anno, per un totale di 5 miliardi di dollari, alla “Global Polio Eradication Initiative” utilizzando solo il vaccino Sabin.

Nel corso della sua lunga carriera ha ricevuto riconoscimenti e premi importanti, quale ricorda di più e perché?
Il Presidente della Repubblica, Giuseppe Saragat, mi conferisce nel 1969 nella sede dell’Accademia Nazionale dei Lincei il Premio Internazionale Guido Lenghi di due milioni di lire per gli studi di virologia biologica o clinica, indetto dall’Accademia Nazionale dei Lincei. Commissione: L. Califano presidente, M. Aloisi, D. Bovet, F. Magrassi, G. Cavallo relatori. Io mi trovavo in USA, a Cincinnati, aiuto del Prof. Sabin e venni apposta a Roma per ritirare il premio, raggiunto anche dai miei genitori che abitavano a Messina.

Il progresso della medicina è andato di pari passo con il progresso scientifico?
La vera rivoluzione scientifica operata è avere impostato nella ricerca scientifica i valori dell’eticità e della religiosità, richiamando alla dimensione verticale, alla proiezione dell’essere umano verso il trascendente, tanto necessario nel buio dei tempi che attraversiamo. Basti ricordare tutte le battaglie sostenute nel comitato di bioetica della Presidenza del Consiglio, la lotta contro la strumentalizzazione dell’animale nei laboratori di ricerca che spesso sacrificano bestiole ad obiettivi solo per ambizioni accademiche, la Fondazione per la ricerca sul cancro “Teresa e Luigi de Beaumont Bonelli” ha la finalità di sostenere i giovani studiosi ed ad offrire supporti di assistenza e di consulenza e di prevenzione. Fondamentali i contributi su “Medicina e letteratura”, “Scienza e fede”, “Medicina e fede”, il testamento biologico e l’eutanasia etc. di cui hanno beneficiato i nostri convegni ed incontri con i giovani. La problematica dell’ambiente occupa da sempre i nostri studi, essendo stato anche Presidente del “Centro Campano tecnologie ed ambiente”. Con tutta la passione civile di un “napoletano di adozione” affermo che occorre bonificare prima le coscienze e poi l’ambiente e richiamo coraggiosamente l’etica della responsabilità nell’esercizio, in particolare, della professione medica che oggi purtroppo vive una profonda crisi esistenziale.

“La medicina è la vita” si pone l’obiettivo di approfondire, in una società in cui la professione medica ormai molto spesso si presenta priva di quei valori fondamentali che la devono caratterizzare, quali siano i doveri stessi di ogni medico e quale sia il limite da seguire di ogni professionista che si trova, talvolta, costretto a districarsi tra il progresso della Medicina, la tutela e la salute del paziente. Un altro aspetto è la schematizzazione della scienza come una macchina feroce e cinica finalizzata al solo cieco progresso, ignara di un suo umanesimo, che ha sempre costituito un punto cardine nella ricerca e nella sua innovazione.

Il messaggio che ho cercato di trasmettere ai colleghi ed al grande pubblico è che la medicina deve essere finalizzata a rompere le catene che ci rendono schiavi delle malattie indirizzando la ricerca specifica verso i valori sociali con il traguardo di lenire la miseria della gente sulla terra (Sabin) e non di conoscere il sesso degli angeli (Tarro).

Le scoperte della medicina non possono essere fini a se stesse, ma debbono essere intese come un patrimonio di conoscenza per tutti noi nel senso di migliorare la qualità della vita, aggiungendo non anni a questa, ma qualità agli anni. Il rapporto medico-paziente non può essere quello di adattare l’offerta come operatore di servizi, ma di ridurre la distanza ed aprire alla gente i laboratori ed i segreti del sapere medico per potere tutti insieme decidere cosa fare ed a quale prezzo.

L’uomo (Ulisse) nel suo eterno peregrinare nella ricerca del sapere, nello svelare i misteri reconditi dell’universo, ha messo in risalto la cultura come l’attributo fondamentale per una vera democrazia e per una reale libertà: la vita è un concetto intuitivo, prima di definirla è necessario definire gli organismi viventi con tutti i loro caratteri essenziali che permettono il raggiungimento della verità. Oggi la medicina è in grado di manipolare la vita con immense responsabilità per futuri gravidi di scenari radiosi, ma anche di catastrofi! Il desiderio di conoscere come nella mitologia di Esiodo con Zeus, Prometeo, Pandora ha portato Bacone a sostenere che “scientia est potentia”. Pertanto la necessità della stesura di una normativa con le sue regole che debbono tenere conto della bioetica, termine coniato da Von Potter nel 1970 con il suo libro “Bridge to the future”, che deve essere intesa come patrimonio di conoscenza e dibattito per tutti noi.

Come l’innovazione tecnologica può influire sulla ricerca e portare a nuove scoperte nel campo della medicina e della cura delle malattie?
Un esempio pratico è fornito dalla oncologia e dall’accanimento terapeutico della chemioterapia. Bisogna avere una visione positiva della scienza medica, sommatoria del sapere biologico, filosofico, etico, giuridico ed anche teologico. Non più l’economia o la politica, ma è la scienza il vero motore della storia: dalla nascita alla procreazione assistita, dall’aborto alla vita, dal testamento biologico all’eutanasia, dalla clonazione ai trapianti e dalle cellule staminali, dalla biotecnologia all’ingegneria genetica. 

Siamo di fronte ad una nuova rivoluzione copernicana. In maniera dettagliata per esempio: l’utero in affitto rappresenta una questione risolta biologicamente, ovviamente non sul piano bioetico e religioso.

Quindi la stesura di una normativa con le sue regole ed il rapporto della ricerca scientifica nei riguardi della qualità della vita. Come dicono gli aforismi di Albert Einstein la ricerca della verità è più preziosa del possederla, la curiosità del ricercatore è maggiore della ricchezza, della fama e del potere, quando si giunge da vaghe intuizioni ad inoppugnabili e riproducibili esperimenti.

Sentiamo parlare di intelligenza artificiale applicata anche alla ricerca e alla medicina. A suo avviso quali aspetti positivi e negativi possono esserci nel suo utilizzo?
Per quanto riguarda l’intelligenza artificiale, premesso che vengono più approfonditi gli aspetti diagnostici, le scelte terapeutiche e l’approfondimento farmacologico, rimarrà sempre mancante il salto di qualità che viene dalla capacità della fantasia e come dice Albert Einstein l’immaginazione vale più della conoscenza. 

Il rapporto medico paziente non può essere quella dell’architetto o dell’idraulico, cioè adattare l’offerta come operatore di servizi per una medicina dei desideri. Il percorso a tappe della tecnica che porta alla possibilità applicativa e quindi all’esaudire desideri inediti, che a loro volta diventano diritti con la conclusione di una lotta per il riconoscimento giuridico. A questo punto la funzione direttiva passa dal diritto e dalla politica alla tecnica con conseguente morte del diritto ed anche dell’etica. Hobbs diceva “auctoritas non veritas facit legem” perciò è la forza a dettare la legge, non la verità delle cose. 

Professore, è Presidente della Fondazione de Beaumont Bonelli per le ricerche sul cancro. A che punto è la ricerca e quale futuro pensa possa avere?
La fondazione è nata 43 anni fa, quando la marchesa de Beaumont Bonelli espresse il desiderio di farmi prima suo erede e poi di creare, su mio suggerimento, questa Fondazione, premiando in qualche modo il mio rientro dagli Stati Uniti. Il Presidente della Repubblica, Giovanni Leone ne è stato il promotore, e grazie a lui fu recuperata tutta la documentazione necessaria del Ministro della Sanità. Ispirandomi soprattutto all’esperienza di lavoro accanto ad Albert Sabin, ho deciso di volgere la ricerca sul cancro verso scopi umanitari, con attenzione particolare ai problemi sociali, per tentare di migliorare la qualità della vita anche laddove eventualmente la ricerca non può essere d’aiuto. La correlazione che esiste tra l’incidenza delle malattie tumorali e l’inquinamento nelle nostre terre, come abbiamo tentato di stabilire nel libro Campania terra di veleni, mi rende ancor più convinto che prima di bonificare i territori bisogna bonificare le coscienze.

La targa del Presidente della Repubblica destinata ad una istituzione economica, scientifica, culturale del Mezzogiorno, è stata assegnata per l’anno 2019, su proposta del presidente dell’Associazione Dorso alla mia Fondazione.

Infine primo obiettivo è uscire fuori dal proprio particolare come interessi economici ed ideologie radicate, per favorire gli interessi primari delle comunità nazionali ed internazionali. 

Secondo obiettivo della ricerca scientifica sono le scelte di priorità a favore delle categorie e dei popoli più indifesi, compresi in particolare i pazienti ed i poveri, che rappresentano la maggioranza di questo mondo senza uguaglianza.